di Paolo Ficara – Lettere al Dispaccio. Un tifoso della Reggina, lo stesso che ci aveva scritto per raccontarci l’incubo in cui Cardona veniva premiato per la legalità, ci ha reso edotti del prosieguo della sua attività onirica. Stavolta ha sognato di passare a miglior vita, salendo in cielo.
Giunto in Paradiso, il tifoso nota che ci sono un sacco di orologi appesi. San Pietro provvede a spiegare che ognuno di essi corrisponde ad un essere umano: le lancette si muovono in avanti ad ogni corbelleria detta o perpetrata. Vedendo un orologio apparentemente intonso, il convenuto chiede a chi appartenga. “Quello è l’orologio di Padre Pio – risponde San Pietro con orgoglio – Si è sempre rapportato al prossimo in maniera sincera e leale. Le sue lancette non si sono mai mosse”.
Sempre più incuriosito, il tifoso domanda come mai non sono presenti gli orologi di Ballarò e Peppe IV: “Quelli li tiene Gesù nel proprio ufficio – spiega San Pietro – Li usa come ventilatori“.
Non sappiamo fino a che punto la realtà abbia condizionato lo strano sogno di questo tifoso. Magari sarà un appassionato lettore di Arthur Conan Doyle, il creatore di Sherlock Holmes: colui che indica la coerenza come indice di verità. Sta di fatto che per l’ormai famoso business plan presentato dagli attuali occupanti, la Reggina dovrebbe essere punto a punto con il Benevento per giocarsi la promozione in B. Ad oggi. Invece si trova in D, a pari punti con il Sambiase.
Una vittoria nelle ultime cinque partite, nonostante nel frattempo sia cambiato l’allenatore. Almeno con Pergolizzi, abbiamo assistito ad un paio di partite (Enna e Paternò) vinte con qualche gol di scarto. Adesso la Reggina non arriva nemmeno a tre tiri nello specchio, nell’arco dei 90 minuti. Non li ha effettuati neanche contro la Vibonese, l’unico avversario piegato di recente. La squadra del presidente Caffo è stata poi battuta dalle meno quotate Acireale ed Enna, a testimoniarne il momento no.
Circa lo stato di salute economica della società, sarebbe corretto che uscissero allo scoperto i calciatori. Per quanto concerne l’aspetto delle competenze, se esse sono presenti significa che questi dirigenti sono asintomatici. Basti pensare al viavai di under presi e tolti nel giro di pochi mesi o addirittura settimane: Belpanno (preso a gennaio e salutato a giugno), Bombaci, Lumia, Pedalino, Mariano. Una lista che si potrebbe allungare. E parliamo solo dell’ultimo semestre di attività.
Un calciomercato, quello estivo, nel quale sono stati accostati alla Reggina uno stuolo di giocatori. Finiti poi altrove. Specie a centrocampo ed in attacco. Forgione, originario della provincia di Reggio, ha preferito rimanere al Chieti. Altre scelte per Nicolò Bianchi, che conosciamo bene. Entrambi mezzali di piede destro. Chi è stato ingaggiato, dopo lo scemare di queste piste? Racine Ba, mezzala di piede sinistro. Stesso ruolo di Barillà. Il capitano, non uno qualsiasi. Risultato? Ha giocato nel proprio ruolo solo quando Barillà non c’era. E adesso potrebbe essere svincolato. Se andasse al Siracusa, sarebbe il secondo smacco dopo la questione Rajkovic.
A proposito di Barillà, andrebbe chiarito se è ancora “solo” un giocatore. Convocato per Nissa-Reggina nonostante ne fosse nota l’indisponibilità, è andato in tribuna. Precisamente, si è accomodato nelle postazioni di tribuna stampa. Seduto in mezzo tra il proprio presidente ed il proprio direttore generale. Qualche minuto prima dell’intervallo, si è allontanato. Gli amaranto sono tornati sul rettangolo di gioco, diversi minuti dopo rispetto alla Nissa ed alla terna arbitrale. Lo stesso Barillà è rispuntato in tribuna, appena in tempo per il fischio d’inizio della ripresa.
Dato che l’argomento è il calcio, e non di certo la radiologia o la biancheria intima, ci sta che sia Barillà e non altri ad alzarsi all’intervallo. Però i ruoli vanno definiti. E per definirli, serve una società vera. Forte. Seria. Non è necessario rivolgersi a chissà quale miliardario. Anche perché, conti alla mano, qualche titolare della Nissa guadagna di più anche rispetto al giocatore maggiormente retribuito della Reggina.
Che gli attuali occupanti non siano all’altezza nemmeno di garantire il minimo indispensabile, ossia la vittoria del campionato di Serie D, lo dicono i fatti nonché la loro storia. Trovare una compagine imprenditoriale in grado di fare meglio, sotto questo punto di vista, dovrebbe essere facile. Molto più complicato sarà sanare le frizioni tra guelfi e ghibellini, in una piazza scientemente spaccata da chi ama creare guazzabuglio e lotte intestine per coprire le proprie incapacità.
Per cinque degli ultimi dieci anni, Peppe IV è stato nella stanza dei bottoni. Non basterebbero tre articoli, per ricordare tutti i disastri combinati: dai quarti posti in D, allo sciopero minacciato ufficialmente dai calciatori. Nel momento in cui il consigliere comunale Massimo Ripepi, in uno scontro verbale, si è sentito chiedere di trovare qualcuno, gli è mancata la scaltrezza di rispondere: “Ok, ti trovo l’acquirente. Quanto volete?”.
Perchè a Reggio non esiste assolutamente il problema di trovare l’acquirente. Massimo Ferrero, per fare un esempio, ha già dichiarato di non avere ottenuto risposta telefonica. E le risposte non pervenute o comunque negative, sono arrivate anche in altre circostanze non ancora venute allo scoperto. Qui bisogna capire che il fardello va appoggiato sull’uscio di Palazzo San Giorgio, senza se e senza ma. Come avevamo già suggerito, prima dell’asta per il marchio.
Il bene è la Reggina. La finestra di calciomercato invernale, di fatto inizia stasera. Siamo a 6 punti dalla capolista Siracusa. Serve una società in grado di azzeccare due acquisti forti, nell’immediato. Bisogna ammettere di non essere all’altezza, e fermarsi prima di farsi ulteriormente male. La politica, se ha finito di inaugurare strade, deve percorrere la via maestra ed a passo oltremodo spedito. Non si può più rimandare. Stasera Reggina Talk alle ore 19:00: interverranno Luca Giovannone, presidente della Nissa, ed un paio di operatori di mercato.