È calendarizzata per venerdì 28 giugno, alle ore 17:30, al Museo Archeologico Nazionale di Vibo Valentia, la conferenza stampa nel corso della quale verrà presentato al pubblico il progetto “ArcheoVIBO”, un articolato programma di studi e ricerche finalizzate alla conoscenza e alla valorizzazione del vasto patrimonio archeologico vibonese, frutto della collaborazione istituzionale tra la Direzione Regionale Musei Calabria, cui afferisce il Museo Archeologico Nazionale “Vito Capialbi” diretto da Maurizio Cannatà, la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia e il Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne dell’Università degli Studi di Messina.
Il pianoro su cui sorge la moderna città di Vibo Valentia è uno dei centri archeologici pluristratificati più importanti della Calabria. Abitato già da popolazioni indigene durante la protostoria, divenne sede della polis magnogreca di Hipponion, importante centro a controllo del Tirreno meridionale, conteso tra Greci, Italici, Cartaginesi e infine Romani, grazie a cui la città divenne uno dei centri più importanti dell’Italia antica, base navale durante le guerre puniche prima, sede delle flotte di Giulio Cesare e di Ottaviano Augusto poi.
Una città al centro del Mediterraneo, che aspetta però ancora di veder riconosciuto il suo giusto ruolo nel panorama scientifico internazionale degli studi di antichistica, complici gli scavi condotti a macchia di leopardo a causa dell’intensa urbanizzazione moderna, ma anche la mancanza di studi e pubblicazioni sistematiche dei contesti rinvenuti.
Questo il primo obiettivo del progetto “ArcheoVIBO”, che vedrà impegnati in nuovi scavi archeologici, rilievi, indagini geofisiche e nello studio dei preziosi materiali conservati nei magazzini del Museo Archeologico – accanto al personale della DRM Calabria e della Soprintendenza – i ricercatori dell’Università di Messina guidati da Fabrizio Mollo, docente di Archeologia Classica presso l’Ateneo Messinese, la prima Università italiana ad occuparsi in maniera organica dell’antica Vibo Valentia-Hipponion.
«Fare ricerca a Vibo è una grandissima opportunità per la nostra équipe e per l’intero Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne che rappresentiamo – dichiara il prof. Mollo – Consideriamo questa una preziosa occasione per effettuare un progetto di ricerca in chiave diacronica, partendo dalla Carta Archeologica, dallo studio dei contesti e effettuando indagini archeologiche mirate e analisi predittive per valutare il potenziale archeologico urbano, ancora da scoprire. Il nostro progetto di collaborazione con la Sabap per la città metropolitana di Reggio e la provincia di Vibo Valentia e la Direzione Regionale Musei Calabria, attraverso il Museo Archeologico Vibo Capialbi, si configura, pertanto, non soltanto come attività scientifica, ma anche come contributo alla conoscenza, tutela e valorizzazione di uno dei principali palinsesti archeologici del Mediterraneo, anche in rapporto alle potenzialità economiche e commerciali che il centro di Hipponion- Vibo Valentia ha avuto nei secoli in relazione al suo importantissimo porto».
Oggi questa storia straordinaria è raccontata nel percorso espositivo del Museo Archeologico “Vito Capialbi”, un luogo della cultura in forte crescita in termini di presenze, che ha registrato un incremento di presenze superiore all’80% lo scorso anno, confermandosi tra gli attrattori culturali più importanti della Regione, e che sarà presto oggetto di un importante progetto di riallestimento. Ma le potenzialità archeologiche di Vibo Valentia sono ovviamente molte di più.
Ed è per tale ragione che la convenzione triennale sottoscritta tra le parti, prevede che le ricerche scientifiche condotte dall’Università di Messina siano anche finalizzate alla valorizzazione delle aree archeologiche della Città, per promuovere e migliorare l’accesso della Comunità alla propria eredità culturale, al fine di aumentarne la consapevolezza del suo valore e della necessità di conservarla, come recita la Convenzione di Faro.
A tal fine, la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia, guidata dalla dott.ssa Maria Mallemace e rappresentata sul territorio dal Funzionario Archeologo Michele Mazza, ha compiuto uno sforzo importante per ripulire e rendere fruibili le vaste aree archeologiche di proprietà statale, ovvero il santuario greco del Cofino e la monumentale cinta muraria greca di località Trappeto vecchio.
«La soprintendenza concentra ogni anno importanti finanziamenti ministeriali sulle aree archeologiche vibonesi di proprietà dello Stato – dichiara la Soprintendente Maria Mallemace – e ciò per garantire il fine primario della salvaguardia e della tutela del patrimonio culturale. Oggi, grazie a questo progetto, l’enorme mole di dati acquisita negli anni dalla Soprintendenza, nella sua quotidiana attività di tutela, sarà messa a disposizione della collettività. Un importante esempio di tutela e valorizzazione del patrimonio, frutto di una sinergica collaborazione tra istituzioni che operano nel mondo dei beni culturali».
Proprio nell’ambito del progetto “ArcheoVIBO”, a partire dal prossimo 7 luglio, prima domenica del mese, le mura greche di Hipponion torneranno ad essere aperte al pubblico in maniera stabile dopo molti anni, grazie alla sinergia tra la Soprintendenza e la Direzione Regionale Musei guidata da Filippo Demma, che prevede che l’accesso all’area sia inclusa nel biglietto di ingresso del Museo Archeologico “Vito Capialbi”. Ciò sarà possibile grazie al personale del Museo Archeologico Nazionale di Vibo Valentia, che nonostante le carenze di organico, compirà un importante sforzo per ridare alla città la possibilità di uno dei suoi luoghi archeologici simbolo, le poderose mura scoperte da Paolo Orsi nei primi decenni del ‘900.
«Presenteremo – ha commentato il Responsabile della Direzione Regionale Musei Calabria, il direttore Filippo Demma – un progetto di archeologia pubblica reso possibile grazie alla collaborazione tra istituzioni. Siamo felici di poter proseguire questo percorso, pienamente disponibili a collaborare con tutti gli attori coinvolti in “ArcheoVibo” proponendo iniziative che puntino a un’integrazione sempre crescente tra tutti gli attori interessati alla ricerca, alla tutela ed alla valorizzazione del Patrimonio. Qui poi, dove le risorse recentemente investite dal MiC per il riallestimento del Museo superano i due milioni di euro, tra PNRR e Grande Progetto Vibo Valentia, la collaborazione con Soprintendenza ed Università fornirà la più ampia base di conoscenze necessarie a raccontare la storia della città nel modo migliore. Sono poi particolarmente felice dell’attenzione che al sito ha voluto riservare un ateneo prestigioso come quello messinese e del coinvolgimento dell’amico Fabrizio Mollo: le sue brillanti capacità conferiranno la giusta profondità scientifica al progetto».