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Apre a Cosenza il “Teatro dei Fliaci”: dal “letame” è nato un fior, grido di speranza di una cultura che rinasce

di Roberta Mazzuca – “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior” cantava Fabrizio De André. E mai citazione fu più appropriata per l’antica capitale dei Bruzi. Quella terra, un tempo Atene della Calabria, oggi “letame culturale” in continuo disfacimento. Un “letame”, da intendersi, fatto chiaramente non di persone, ma di inadempienze istituzionali, di indifferenze amministrative. Un “letame” fatto di teatri vuoti, inaccessibili, sempre più devastati dall’incuria e da una politica che ignora il loro valore e la loro storia, trasformandoli in posti in cui incontri politici si fingono cultura, e in cui spettacoli sporadici e occasionali si spacciano per vere programmazioni teatrali. Un “letame” che lascia giovani privi di contenuti e di futuro, in cui gioco d’azzardo, droga e alcolismo diventano protagonisti, perché alimentati dall’assenza di positive alternative. Un “letame”, però, che diventa terreno fertile per chi inneggia al cambiamento, per chi crede fortemente nella cultura e nel valore sociale e civile che essa possiede. Per chi, semplicemente, dal letame si impegna a far nascere i fior.

È il caso del “Teatro dei Fliaci” inaugurato ieri a Cosenza da Teresa Nardi e Luca Di Pierno, rispettivamente direttrice artistica e direttore didattico di quello che si appresta a divenire, ancor prima della sua nascita, punto di luce e di riferimento dell’intera città. “Il nome, Teatro dei Fliaci”, – spiega proprio Teresa – “fa riferimento a coloro che qui, nella Magna Graecia, facevano teatro, i Fliaci, e al nostro obiettivo di portare sul territorio la nostra variegata formazione, che va dal teatro accademico a quello sociale”. Già, perché non è tanto ciò che questo nuovo teatro propone, faticosamente e coraggiosamente insieme ai tanti altri presenti sul territorio, ma piuttosto il fervore, l’animo, lo spirito di ciò che rappresenta. Due giovani, lei calabrese, lui pugliese, andati altrove ad intraprendere il proprio cammino, ma tornati nella difficile Cosenza a metterlo in pratica. In un periodo storico che vede la città, e in particolar modo la cultura cittadina, al collasso, costellata da continue perdite e chiusure, da silenzi, e da incongruenze che più di una volta abbiamo cercato di evidenziare, l’ardore e la passione di questi due giovani si fanno spazio nel buio in cui la cultura oggi sprofonda, e dimostrano la resilienza di cui questa terra è da sempre maestra.

“Il Teatro è quell’epifania dove la cultura si fa civiltà”. Dal teatro accademico, al teatro della danza, al teatro sociale e di comunità

“Il Teatro è quell’epifania dove la bellezza si fa civiltà”. Con questa frase, incisa sulla porta d’ingresso, il “Teatro dei Fliaci” accoglie i primi curiosi giunti numerosi a festeggiarne l’apertura. “Io e Teresa la pensammo in un viaggio di ritorno da Roma” – spiega Luca. “Questa frase rappresenta il senso di ciò che noi intendiamo fare qui. Pensiamo che il teatro non sia soltanto qualcosa di performativo, ma che risieda nell’essenza del teatro l’importanza del senso civico e umano. Quello che oggi andiamo ad inaugurare vuole essere, nel senso più intrinseco e stretto, un baluardo, un bastione di cultura, perché crediamo che l’arte abbia questo potere. Un teatro per le persone, ma soprattutto con le persone”. Ed è proprio in queste parole, in quelle pronte ad accogliere i cittadini all’ingresso, e in quelle visibili negli spazi stessi del teatro, che risiede il valore vero di quella che, banalmente, può apparire come una semplice apertura di un nuovo e semplice teatro cittadino. Tecnicamente lo è, ma simbolicamente è molto di più. In un territorio in cui un grande teatro di tradizione, il Rendano, soccombe nel silenzio, nell’incuria e nella malagestione, in un territorio in cui gioielli quali quello del maestro Eduardo Tarsia, l’Officina delle Arti, tristemente si spengono dilaniati da promesse e parole mai mantenute, il “Teatro dei Fliaci” è un grido di protesta a una città che muore, è un grido di speranza a una cultura che resiste, è un grido di forza all’intera comunità e all’intero mondo artistico.

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“È un viaggio nell’arte e nel teatro” – affermano i ragazzi presentando il loro progetto. “Dal teatro accademico al teatro della danza al teatro sociale e di comunità”. Tre, difatti, le stanze inaugurate, ognuna dedicata ad un grande pedagogo e performer del teatro. “Quello che sei conta più di quello che sai”, si legge nella sala Pascal, dedicata appunto, al regista e autore teatrale Pascal La Delfa e, dunque, al teatro sociale e di comunità. “Danziamo, danziamo… altrimenti siamo perduti” è, invece, la citazione che guida la sala Bausch, in riferimento alla coreografa e ballerina Pina Bausch, e dedicata, chiaramente, alla danza. Infine, la sala Costa dedicata al teatro accademico, dove figura la citazione del regista teatrale, direttore artistico e pedagogo Orazio Costa: “Diverrete poesia aitante, acrobati dello spirito”.

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Un luogo, dunque, in cui bambini, adolescenti, universitari, e anche over, potranno sperimentare le proprie competenze, affinare le proprie capacità, ed accrescere il proprio spirito. “Il teatro è pratica, il palcoscenico va vissuto” – affermano Luca e Teresa. “Allo stesso tempo, il teatro è anche civiltà e socialità. Proprio per questo, nel nostro percorso di studi, ci siamo rivolti anche ai luoghi di fragilità, dai centri antiviolenza ai centri per diversamente abili, arrivando a tutti quei luoghi dove il mezzo teatrale può essere di supporto”.

Oltre ai direttori artistico e didattico, tanti i docenti e le maestranze che presteranno il loro contributo. Piergiorgio Martena che si occuperà di progettazione cinematografica: “Quello che stanno facendo penso che sia encomiabile. Per imparare delle cose, io sono dovuto andare oltreoceano, in America. Se avessi avuto a Lecce delle persone come Teresa e Luca avrei risparmiato tanto tempo e tanti soldi”. Poi Fabio Pagano, e ancora la costumista teatrale Tiziana Basili, che afferma: “Difficile trovare persone con cui collaborare, quindi ringrazio loro per questa possibilità e questo scambio interregionale. Sono onorata di venire a Cosenza a portare la mia esperienza”. La ballerina Giulia Mele sarà invece la segretaria: “Ho sposato da subito il percorso artistico di Teresa e Luca perché credo nella danza, nel teatro, nel canto, in tutto. Spero che questo sia solo l’inizio di qualcosa di unico e importante”.

Fabio Gallo “padrino” del Teatro: “Il coraggio di questi ragazzi è quello che manca a tanti, a partire dalle amministrazioni”

“Padrino” del teatro e di questa nuova apertura Fabio Gallo, che si è impegnato da subito come figura di supporto e guida alla sua realizzazione, e che da tempo porta avanti in città una battaglia per restituire dignità al Teatro e alla Cultura: “Questi due ragazzi hanno avuto il coraggio che manca a tanti, anche all’amministrazione. Stiamo facendo una grande battaglia per il Rendano, che deve essere restituito alla città. Deve essere restituito anche a loro, che oggi aprono uno spazio che rappresenta la civiltà che tutti noi desideriamo. E mentre i teatri chiudono, mentre il teatro di tradizione è sempre meno disponibile, ecco che il teatro si apre. Perché il teatro è questo, siamo tutti quanti noi. E cercherò di evitare loro quello che è accaduto a me”.

“Ieri abbiamo fatto un incontro per la nuova Fondazione Teatro che Fabio intende creare” – ribatte Luca. “È stato l’unico che ha riunito tutte le maestranze della città. In questo incontro ha detto una cosa che mi ha colpito molto, e cioè che bisogna essere ambiziosi, senza hýbris o tracotanza, ma consci dei propri mezzi. Prendo spunto da quello scorcio, Fabio, per dire che io e Teresa stiamo cercando anche di fare questo: rendere un luogo, la città di Cosenza, più ambizioso, così come merita”.

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Il punto di partenza, dunque, per un lungo viaggio insieme che, chissà, porterà la città a riappropriarsi di quell’identità che sembrava perduta, ma che, incredibilmente, continua a vivere nei cuori e nello spirito dei suoi figli: “Vorremmo che da oggi questo non fosse solo il luogo di Teresa e Luca, ma di noi, di voi, di tutti”.

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