Un ‘tesoro’ composto da 79 unita’ immobiliari, 45 appezzamenti di terreno, 80 automezzi (tra autoveicoli e macchine operatrici), 43 rapporti bancari e polizze assicurative, quote sociali e complessi aziendali, 7 societa’. E’ questo l’ingente patrimonio che la Guardia di Finanza di Catanzaro ha confiscato oggi a tre imprenditori catanzaresi, Antonio Lobello (classe 1949) e i figli Giuseppe (classe ’70) e Daniele (classe ’74), condannati in via definitiva il primo per concorso esterno in associazione mafiosa, autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori ed estorsione e i secondi per i reati di autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di valori.
Secondo quanto emerso dalle indagini, coordinate dalla Dda di Catanzaro e svolte dagli investigatori del Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Catanzaro, le disponibilita’ finanziarie, i beni mobili, immobili e le societa’ sarebbero stati acquistati con i proventi di attivita’ illecite. I Lobello – riferiscono gli inquirenti – avrebbero di fatto creato una vera e propria “holding familiare” e sarebbero stati contigui alle cosche di ‘ndrangheta “Mazzagatti” di Oppido Mamertina (Reggio Calabria), “Arena” di Isola Capo Rizzuto (Crotone) e “Grande Aracri” di Cutro (Crotone).
Il valore complessivo dell’ingente patrimonio confiscato in primo grado ammonta a un totale di oltre 160 milioni di euro. Gli immobili e i terreni confiscati si trovano nei territori di Catanzaro, Simeri Crichi, Sersale, Soveria Simeri, Settingiano e Ciro’ Marina, le societa’ confiscate hanno a sede a Catanzaro, Botricello, Simeri Crichi e Firenze e operano nel settore dell’edilizia pubblica e privata.
La Guardia di Finanza ha infine accertato che il valore del patrimonio era nettamente inferiore al reddito dichiarato dai tre imprenditori e dai loro familiari.