Nell’ambito del processo Eyphemos è stato assolto, tra gli altri, Francesco Crea, noto assicuratore taurianovese arrestato con l’accusa di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso perché, secondo la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, dopo aver concesso a Cosimo Petrolino, all’epoca ispettore dell’impresa assicuratrice Allianz e – quindi – suo diretto superiore, un prestito di euro 57.000,00 ed ottenuto la restituzione di euro 65.000,00, avrebbe tentato, con metodo mafioso, di procurarsi un ingiusto profitto consistente nella disponibilità di una ulteriore somma di denaro pari ad euro 35.000,00 senza titolo alcuno, con correlativo danno alla persona offesa.
A giudizio della pubblica accusa, il metodo mafioso si sarebbe estrinsecato e concretizzato nella simulazione da parte del Crea dall’appartenenza e dal legame parentale con la nota consorteria criminale rappresentata dalla famiglia Crea di Rizziconi, di cui – appunto – avrebbe utilizzato il nome, accompagnando tale spendita alla richiesta di denaro, nell’effettuare continue telefonate dal contenuto minatorio nei confronti di Cosimo Petrolino e nel portarsi fin sotto l’abitazione della presunta vittima per chiedere la somma rivendicata.
Secondo l’accusa l’evento estorsivo non si sarebbe poi verificato per cause del tutto indipendenti dalla volontà del Crea in quanto Cosimo Petrolino, pur non denunciando il suo presunto estortore, avrebbe deciso di chiedere aiuto all’amico Antonino Creazzo, fratello di Domenico, sindaco di Sant’Eufemia e futuro consigliere regionale, a cui lo legava anche una comune appartenenza massonica e di cui conosceva le amicizie mafiose, perché intervenisse in suo favore, al fine di far cessare le pretese avanzate nei suoi confronti.
Ed infatti, sempre secondo l’accusa, Antonino Creazzo si sarebbe rivolto a Domenico Alvaro, imparentato con Giuseppe Crea di Rizziconi, perché facesse pervenire al taurianovese Francesco Crea l’invito a desistere dalle richieste di denaro. Per tale ragione a Domenico Alvaro, pure assolto nel processo Eyphemos da tutte le accuse, è stato contestato – tra gli altri – il reato di violenza privata ai danni di Francesco Crea perché con minacce e con metodo mafioso, spendendo il nome della cosca di appartenenza e prospettando un male ingiusto per sé e per i suoi familiari, costringeva Francesco Crea a non chiedere somme di denaro a Cosimo Petrolino.
In particolare avrebbe mandato, per il tramite di terzi, un’ambasciata mafiosa a Francesco Crea contenente un ordine di cessare ogni forma di prevaricazione e vessazione nei confronti di Cosimo Petrolino e di non chiedere la corresponsione di altre somme di denaro, lasciando intendere che, diversamente, avrebbe avuto contro sia la ndrina degli Alvaro che dei Crea.
L’approfondita istruttoria dibattimentale che si è svolta nell’ambito del processo, grazie al contributo della difesa del Crea, gli avvocati Antonino Napoli e Antonio Managò, ha consentito di ricostruire il fatto storico che ha riguardato una serie di prestiti di somme di denaro, addirittura di importo complessivo superiore a quello indicato nel capo di imputazione, che Francesco Crea, e per suo tramite Carmelo Demoro, cugino del primo, avevano elargito nell’arco di un decennio a Cosimo Petrolino ed al fratello Domenico Petrolino in ragione di una situazione debitoria che si era determinata nel contesto familiare dei fratelli Petrolino a seguito del fallimento dell’azienda di famiglia, la GIF S.r.l. e del rapporto storico che tra Cosimo Petrolino e Francesco Crea si era instaurato.
Un rapporto di amicizia, per stessa ammissione del Cosimo Petrolino, e che era nato in ragione della comune attività lavorativa, l’uno – il Petrolino – ispettore della compagnia assicurativa (la Lloyd Adriatico successivamente acquisita dalla compagnia Allianz) della quale Crea Francesco era uno dei più importanti agenti, almeno fino al 2010, della Calabria.
Crea, stante l’inadempienza dei Petrolino, per ottenere il pagamento del suo prestito si era rivolto al dottore Domenico Fedele di Delianuova che, in questa vicenda, cercò di mediare tra i due contendenti.
Tale mediazione contribuirà a disvelare l’equivoco di fondo che ha dato origine alla contrapposizione tra Francesco Crea e Cosimo Petrolino.
Infatti, grazie al predetto intervento, Francesco Crea avrebbe scoperto che Domenico Petrolino aveva pagato direttamente a Carmelo Demoro la somma di 27.000 euro che lo stesso Crea, stante la garanzia offerta, aveva corrisposto al cugino, tanto da ricevere da Demoro l’originale dell’assegno che Domenico Petrolino aveva dato in garanzia.
Una contrapposizione quella tra Cosimo Petrolino e Francesco Crea che, stando allo stesso narrato della persona offesa, non è mai esitata in minacce essendosi concretizzata solamente in delle mere pressioni che Crea avrebbe rivolto al Petrolino, attraverso telefonate e messaggi, finalizzati ad ottenere il pagamento di quelle somme che nella proiezione soggettiva del Crea gli erano dovute. Il Pubblico Ministero, all’esito della requisitoria, aveva chiesto per Francesco crea la condanna ad 8 anni di reclusione e Cosimo Petrolino, costituito parte civile contro Francesco Crea, aveva ciesto la condanna ed il risarcimento danni che riteneva di aver subito.
Il Tribunale di Palmi, accogliendo la ricostruzione difensiva degli avvocati Antonio Managò ed Antonino Napoli, ha assolto il Crea perché il fatto non sussiste.
“La disavventura giudiziaria di Francesco Crea è particolarmente emblematica di come, a volte, nelle indagini il diavolo ci mette la coda e una vittima possa diventare carnefice. Per fortuna ancora il processo è un luogo di garanzie in cui è possibile accertare i fatti e l’innocenza dell’imputato” ha riferito l’avvocato Antonino Napoli, nel commentare l’assoluzione del proprio assistito.