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Cisl Reggio Calabria: “Riorganizzare lo sviluppo intorno alla realizzazione delle infrastrutture necessarie”

Per le difficoltà di questo tempo, c’è bisogno di una Cisl che agisca in maniera coordinata nei diversi ambiti istituzionali, sociali e produttivi, mantenendo quella coerenza dedita al confronto senza mai disdegnare il ricorso allo sciopero in quei momenti di alta vertenzialità e senza altre vie d’uscita.

Dobbiamo socializzare le nostre idee quando si tratta di aprire nuovi spazi di confronto, in funzione a quel modello di sviluppo da ricercare e ancorare dentro precise linee di sostenibilità finanziaria e ambientale in armonia con le dichiarate esigenze dei territori ricadenti nell’intera area Metropolitana di Reggio Calabria.

Sono alcune delle valutazioni emerse durante i lavori del consiglio generale della Cisl, città Metropolitana di Reggio Calabria alla presenza della Segretaria Generale Aggiunta Cisl, Daniela Fumarola  e Tonino Russo, Segretario Generale Cisl Calabria.

Vengono  individuate delle priorità sugli interventi da sostenere con al centro; ammodernamento, valorizzazione e  realizzazione delle opere ritenute indispensabili per la crescita economica e occupazionale.

Viabilità ionica, con il completamento della statale 106 da Squillace a Reggio Calabria, alta velocità ferroviaria, autostrada, aeroporto Tito Minniti, bonifica del sito ex liquichimica di Saline, porto di Gioia Tauro, ponte sullo stretto, nuova dorsale ferroviaria Rosarno/Locride, messa in sicurezza della  Limina/Mammola con la realizzazione del secondo tunnel, completamento della Bagnara /Bovalino, in prospettiva del ponte, con la possibilità di collegare, in poco tempo, città come Messina e Catania nel cuore della Locride, valorizzando un turismo intorno a luoghi come: Locri, Gerace, Roccella, Caulonia,Stilo.

Una strategia di sviluppo unica, fatta di tanti progetti coordinati, in linea con le necessità di ciò che si vuole realizzare, partendo da un articolato piano condiviso di formazione per le professionalità occorrenti e funzionali alla realizzazione delle tante opere previste, con le priorità ancorate alle complessità per la costruzione del ponte.

Non è superfluo, visto l’elevato numero delle figure professionali mancanti, immaginare una scuola di formazione “dedicata”, da istituire nell’area Reggina, funzionale alla formazione dei lavoratori e delle lavoratrici da impiegare alla realizzazione del ponte e non solo.

In alternativa, si deve pensare alla rimodulazione, ove possibile, dei programmi didattici in quegli istituti tecnici già esistenti, che facciano percorsi formativi in sintonia con la progettualità e le relative esigenze delle imprese coinvolte nella costruzione.

Riorganizzazione degli interventi in ambito di tutela ambientale e del territorio, mediante il ripensamento di una possibile forestazione di tipo produttivo, capace di riposizionarsi prevalentemente nelle aree interne per aiutare lo spopolamento e sanare quelle fragilità di un territorio che da tempo sconta un vistoso abbandono.

Attenzione al portato del disegno di legge sull’autonomia differenziata, approvato al Senato, che potrebbe influire negativamente sulla tenuta sociale del paese a danno di settori importanti come: sanità, scuola, enti locali, pubblica amministrazione se non si considerano adeguatamente gli svantaggi di partenza, affinché si pongano dei correttivi in maniera equa e ponderata all’atto della individuazione dei livelli essenziali di prestazione (LEP), con l’assegnazione delle giuste risorse per superare le tante arretratezze oggi presenti.

Un avvio di autonomia, che non può in nessun caso trascurare il riequilibrio territoriale con la messa a disposizione delle congrue risorse, in coerenza con quei valori e principi costituzionali fondamentali per un esercizio di governance partecipata volta a superare le fragilità di un tessuto sociale e economico al collasso.

Invochiamo una velocizzazione decisionale delle nostre istituzioni, intervenendo sulla semplificazione delle procedure puntando al rilancio di tutte quelle nostre realtà in ritardo con lo sviluppo, senza continuare a indebolire quella già fragile coesione sociale.

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