Il Comitato di presidenza di Unindustria Calabria si è riunito nei giorni scorsi per confrontarsi sulle prospettive a tinte fosche che si stagliano sul futuro del Porto di Gioia Tauro. All’incontro, convocato dal presidente Aldo Ferrara, hanno partecipato Natale Mazzuca, past president Unndustria Calabria e componente del Consiglio Generale di Confindustria; Giovan Battista Perciaccante, presidente Confindustria Cosenza e Ance Calabria; Domenico Vecchio, presidente Confindustria Reggio Calabria; Rocco Colacchio, presidente di Confindustria Vibo Valentia; Mario Spanò, presidente Confindustria Crotone; Daniele Diano, presidente Comitato Piccola Industria Unindustria Calabria; Umberto Barreca, presidente Gruppo Giovani Imprenditori Unindustria Calabria; i direttori Dario Lamanna, Unindustria Calabria e Confindustria Catanzaro; Luigi Leone, Ance Calabria; Rosario Branda, Confindustria Cosenza; Anselmo Pungitore, Confindustria Vibo Valentia; Daniela Ruperti, Confindustria Crotone; Francesca Cozzupoli, Confindustria Reggio Calabria.
«C’è forte preoccupazione per il futuro del Porto di Gioia Tauro e quindi per tutto il sistema economico Calabrese – ha detto al termine della riunione il presidente Ferrara -. La Direttiva comunitaria n. 2023/959 ETS rischia concretamente di scrivere l’ultimo e più triste capitolo della storia di un’infrastruttura logistica il cui apporto funzionale è strategico non solo per la Calabria, ma per tutto il Paese. È bene chiarire che i temi della sostenibilità ambientale, ancorché importantissimi per Confindustria e strettamente connessi alla strategia dello sviluppo per la Calabria, non debbano essere utilizzati in maniera strumentale e ideologica per condannare al declino lo scalo portuale di Gioia Tauro».
Che il porto sia una piattaforma strategicamente determinante per la Calabria è un concetto contenuto tutto in due dati: stando a quanto diffuso dall’Autorità portuale, lo scalo determina quasi il 50% del Pil privato calabrese e rappresenta la più grande piattaforma logistica dell’Italia e dell’Europa meridionale, uno dei più grandi hub portuali del Mediterraneo. Ma soprattutto è scenario di ingenti investimenti da parte di uno dei più importanti player internazionali del transhipment: il depotenziamento del porto causerebbe inevitabilmente lo spostamento degli investimenti privati su altri porti impoverendo Gioia Tauro e la Calabria. Inoltre, accanto alle questioni prettamente economiche e produttive, Unindustria sottolinea anche il forte rischio sociale potenzialmente derivante dagli effetti della direttiva europea: «Il Porto di Gioia Tauro – ha aggiunto Ferrara – conta milleseicento addetti, che diventano più di quattromila se si guarda all’indotto complessivo. Nella terra in cui la disoccupazione è già ai vertici nazionali e il reddito pro capite è tra i più bassi in Italia, parliamo di una potenziale ricaduta negativa enorme e gravissima sulle sorti della regione».
Alle sorti di Gioia Tauro si legano strettamente quelle della Zona Economica Speciale, uno dei temi più seguiti da Unindustria Calabria: «Siamo fortemente convinti dell’alto valore aggiunto che la Zes può rappresentare per la Calabria – ha spiegato il presidente -. Ma tutte le facilitazioni e i vantaggi che finora hanno consentito agli insediamenti produttivi che hanno creduto nella Zes calabrese di svilupparsi rapidamente scompariranno, rendendo così la nostra regione sempre meno capace di attrarre investimenti nazionali e internazionali. Senza considerare, poi, quanto sia importante il Porto per l’export calabrese viste le difficoltà logistiche per le imprese locali nell’arrivare sui mercati internazionali: si rischia di perdere anche questa possibilità».
Alla luce della crisi energetica scaturita dal conflitto in Ucraina, in queste ultime ore aggravata dal riaccendersi del conflitto israelo-palestinese, c’è anche un ulteriore fattore che è fonte di preoccupazione per Unindustria Calabria ed è riferito al futuro della regione e del Paese: «L’area del Porto di Gioia Tauro è individuata quale sito ottimale per il rigassificatore, un’ulteriore infrastruttura capace di rendere la Calabria centrale nella strategia energetica nazionale. Inoltre, ad esso sarebbe connessa la piastra del freddo, altro asset determinante per la logistica di tutto il Mezzogiorno. Fermare lo sviluppo del Porto e dei progetti ad esso connessi, significa troncare di netto il futuro della Calabria, del Mezzogiorno, dell’Italia intera», ha concluso Ferrara.
Unindustria Calabria annuncia, infine, che il prossimo 17 ottobre sarà presente alla manifestazione a sostegno del Porto di Gioia Tauro.