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Sfruttamento dei lavoratori, estorsioni e minacce di morte: l’orrendo caporalato tra Calabria e Basilicata

Intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, minacce ed estorsione. Sono i reati contestati dalla procura di Castrovillari nell’ambito di un’operazione contro il ‘caporalato’ che stamane ha portato all’arresto di 15 persone (6 in carcere, 9 ai domiciliari) in provincia di Cosenza (nei Comuni di Crosia, Corigliano-Rossano, Celico, Spezzano della Sila), Matera (nel Comune di Policoro) e Crotone (nei Comuni di Strongoli, Cirò Marina e Crotone). L’operazione è stata condotta dai carabinieri del Reparto Territoriale di Corigliano-Rossano, unitamente a personale del Comando carabinieri per la Tutela Lavoro di Cosenza, Crotone, Catanzaro e Matera e dei Comandi Provinciali di Crotone e Matera. L’ordinanza emessa dal Gip di Castrovillari (che ha colpito 13 persone di nazionalità italiana, 1 di nazionalità rumena ed 1 di nazionalità bulgara) ha disposto anche il sequestro preventivo dei beni e delle quote aziendali di 10 imprese operanti nel settore agricolo (4 persone giuridiche e 6 imprese individuali), di cui 4 ubicate in provincia di Cosenza, 5 in provincia di Crotone ed 1 in provincia di Matera, nonché il sequestro di 5 veicoli ritenuti utilizzati da parte dei ‘caporali’ per il trasporto dei lavoratori in nero, per un valore complessivo stimato di circa 15 milioni di euro. L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Castrovillari guidata dal procuratore Alessandro D’Alessio, è scaturita da una complessa attività d’indagine avviata dalla Stazione carabinieri di Mirto Crosia (Cs), condotta in stretta sinergia con i militari del Comando carabinieri Tutela del Lavoro di Cosenza, ed ha permesso di disvelare il fenomeno dell’impiego di lavoratori in condizioni illecite da parte di diverse aziende dislocate tra la Regione Calabria (province di Cosenza e Crotone) e Basilicata (provincia di Matera) mediante l’attività di reclutamento da parte dei cosiddetti ‘caporali’. L’attività investigativa ha consentito di ricostruire, a livello di gravità indiziaria ed in attesa dei successivi sviluppi, attesa l’attuale fase di svolgimento delle indagini preliminari, la condotta posta in essere dagli indagati in un periodo che va dalla seconda metà dell’anno 2018 fino al 2021, nonché di raccogliere, sul piano probatorio, le denunce dei lavoratori, vittime innocenti di un sistema ben organizzato e strutturato. L’indagine, sviluppata attraverso attività di tipo tradizionale anche di natura tecnica e correlati servizi di osservazione dinamica, le cui risultanze sono state corroborate dalle dichiarazioni rese dalle vittime successivamente escusse, ha cristallizzato la diffusione, in quel territorio, del fenomeno dello sfruttamento dei lavoratori, mediante l’attività di reclutamento dei ‘caporali’, permettendo di accertare il reiterato ricorso a minacce, anche di morte, e ad atti di violenza da parte degli indagati per costringere le vittime identificate ad accettare la corresponsione di retribuzioni difformi alla contrattazione nazionale e territoriale (dai 15 ai 30 euro al giorno a fronte di oltre 12 ore di lavoro nei campi), prospettando loro che in caso diverso sarebbero stati licenziati.

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Sarebbe stata anche provata la responsabilità penale degli arrestati in ordine alle ripetute violazioni della normativa a tutela dei lavoratori in materia di igiene e sicurezza sui posti di lavoro (in quanto non sono stati mai sottoposti a visita medica neanche in caso di infortunio) e orario di lavoro e riposi (che duravano tra i 10 e i 30 minuti). In un caso è stata negata assistenza ad un lavoratore che si era stirato una gamba dopo aver caricato oltre 630 cassette di pomodoro. Sarebbe stato documentato, infine, come i caporali esigevano la restituzione di parte dello stipendio dai lavoratori e soprattutto come istruivano gli stessi lavoratori nel caso di un eventuale controllo di polizia. Nel corso delle investigazioni è emersa la drammaticità della piaga dell’intermediazione nel lavoro, al fine di sfruttare la manodopera di lavoratori di varie nazionalità (gambiana, nigeriana, rumena), costretti, per necessità e per bisogno, a subire condizioni di lavoro estenuanti, retribuito con paghe assai misere. Gli arrestati sono stati condotti presso la Casa Circondariale di Castrovillari o posti al regime degli arresti domiciliari nelle rispettive abitazioni.

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