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‘Ndrangheta, il narcos Carbone: “Il porto Gioia Tauro era in mano a Bruzzaniti”

“Il porto di Gioia Tauro  sotto il comando di Bruzzaniti”. Ha parlato anche dei suoi rapporti con la ‘ndrangheta, Bruno Carbone, il narcotrafficante “pentito”, socio del broker internazionale Raffaele Imperiale e come lui collaboratore di giustizia. Carbone oggi, davanti ai giudici della settima sezione penale di Napoli (presidente Marta Di Stefano), e al sostituto procuratore Maurizio De Marco, ha risposto alle domande degli avvocati del collegio difensivo, in video collegamento (sempre ripreso di spalle) dalla località segreta dove è detenuto.

L’udienza riguarda il processo che vede sul banco degli imputati il broker Raffaele Imperiale – il boss “dei Van Gogh”

“Il porto di Gioia Tauro – ha detto il narcos specializzato nella logistica – era sotto il comando di Bruzzaniti. Io ero in rapporti con i Mammoliti (una ‘ndrina calabrese) che acquistavano la cocaina a Napoli o a Roma”. Il Bruzzaniti a cui fa riferimento è Bartolo Bruzzaniti, originario di Locri, arrestato in Libano, ritenuto un soggetto di elevato spessore criminale e considerato tra i più importanti narcotrafficanti a livello internazionale.

Carbone ha anche spiegato come trasferiva il denaro per l’acquisto della cocaina “da Panama, dall’Ecuador, dalla Colombia” semplicemente “con un click, oppure con un messaggio chat, attraverso i cambisti con i quali si era instaurata enorme fiducia. Così venivano trasferiti i soldi per la droga, in qualsiasi parte del mondo, io con la mia cocaina rifornivo tutta Napoli”.

Carbone ha anche spiegato più nel dettaglio, il trasferimento di una tonnellata di cocaina in Australia, che ebbe dei problemi, e di essere stato lui, da Dubai, “ad aprire il mercato australiano”.

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