Si è espresso oggi il Tribunale collegiale di Reggio Calabria, in merito all’indagine che ha coinvolto l’ospedale di Cosenza riguardante l’utilizzo di materiali scadenti e importi gonfiati fino a 120 mila euro per i lavori di ristrutturazione ed adeguamento normativo della struttura.
La vicenda risale al 2019, quando la Guardia di Finanza di Reggio Calabria viene a conoscenza di come, nel presidio ospedaliero “Mariano Santo”, venissero utilizzate forniture “non a norma” o di qualità inferiore e, ancor di più, come le opere realizzate venissero contabilizzate in misura nettamente superiore al previsto.
Quattro in totale i soggetti indagati ai quali sono state, all’epoca, contestate le accuse di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, nonchè di persona incaricata di pubblico servizio, e frode nelle pubbliche forniture.
Si tratta dell’imprenditore Antonio Scopelliti, del direttore dei lavori e membro del consiglio direttivo del “Consorzio Telesio Sts Spa” Leone Pangallo, del responsabile della contabilità del cantiere Eugenio Minniti e del geometra dell’ufficio 6 delle opere marittime per la Calabria e la Sicilia del ministero delle Infrastrutture, Paolo Abagnato.
Nello specifico, l’inchiesta portata avanti dal procuratore Bombardieri ha potuto constatare come “per l’esecuzione dell’appalto venivano forniti vetrocamere per infissi esterni non a norma e pannelli di polistirene estruso non conforme a quello previsto in capitolato”. Ma anche “marmi, stucchi e intonaci di qualità inferiore a quanto previsto contrattualmente, porte non a tenuta stagna, materiali per gli impianti elettrici obsoleti e guaine impermeabilizzanti non calpestabili”.
Ragioni per le quali lo stesso avviso è stato notificato anche al consorzio “Gico Srl” di cui fa parte l’AS Costruzioni che materialmente ha eseguito i lavori.
E’ stato soprattutto grazie alle intercettazioni telefoniche e ambientali, che i finanzieri della compagnia di Reggio Calabria sono riusciti a ricostruire i rapporti tra gli indagati e a comprendere meglio come venissero materialmente “gonfiati” questi importi: “Costi ridotti per opere e forniture contabilizzate in misura superiore a quanto effettivamente eseguito” che l’imprenditore Scopelliti avrebbe avuto il compito di liquidare.
Inoltre,il geometra Paolo Abagnato, in servizio al Provveditorato delle Opere marittime per la Calabria e la Sicilia, avrebbe messo a disposizione dell’imprenditore la sua esperienza nel settore dei contratti pubblici ideando insieme a Scopelliti tutta l’operazione di truffa.
Operazione che, secondo le indagini, si sarebbe sostanziata ed esplicata in 3 diversi incontri, uno dei quali ha visto il coinvolgimento di Leone Pangallo ( membro del consiglio direttivo del “Consorzio Telesio Sts Spa” e uomo di fiducia del governatore Oliverio, che però è estraneo all’inchiesta) il quale avrebbe dovuto vigilare sull’esecuzione dell’appalto.
E, invece, secondo la Procura i due indagati “ricevevano la messa a disposizione da parte di AS Costruzioni”, degli operai di quest’ultima ditta per eseguire gratuitamente lavori edili presso la casa del Minniti, mentre Pangallo ha ricevuto gratuitamente il servizio di trasporto materiali da Reggio Calabria in Sicilia con un furgonedella AS Costruzioni”.
Oggi, tuttavia, il tribunale collegiale di Reggio Calabria ha assolto tutti con formula piena ex articolo 530 primo comma.