Ha per titolo “La casa del rosmarino”, il libro scritto da Gregorio Corigliano, giornalista Rai, già caporedattore della TgR Calabria, edito da Pellegrini. Un racconto limpido e scorrevole, aperto da una prefazione di Rosi Bindi, che si dipana sul filo dell’amarcord con la storia personale e quella del nostro Paese che scorrono parallele parlando di legami familiari, lavoro, rapporti interpersonali, usi e costumi di un paese della provincia calabra.
Ma anche di politica, quella di un tempo, fatta di ideali e basata su un sentire autentico, mentre una narrazione in flashback consente agli eventi passati di susseguirsi come in una sequenza filmica. Un testo che stimola le corde emotive profonde ed istruisce sul periodo storico tra gli anni ’60 e gli ’80, con significativi riferimenti al primo e secondo dopoguerra e al fenomeno tutto italiano del trasferimento negli Stati Uniti in cerca di fortuna.
Il lettore più maturo troverà spunti di identificazione ed i più giovani modelli di vita diversi dall’attuale quotidianità, ma esemplari nella loro profonda umanità. Il libro, edito da Pellegrini, strizza l’occhio al verismo verghiano, descrivendo personaggi e stili di vita che mettono in primo piano il lavoro e la sacralità della famiglia, ma privi di slancio verso un futuro di riscatto.
La centralità dei sentimenti, l’importanza della memoria si intrecciano in un racconto che corre sul filo della nostalgia, senza abbracciare atteggiamenti melanconici, tutti aspetti che definiscono gli elementi su cui si basa il senso della vita. Un senso che cambia con la Storia e con gli uomini, fatto di presenze passate e assenze attuali, di testimonianze semplici o autorevoli, mostrando come la vita nelle sue varie fasi dona e toglie comunque, con modalità non sempre comprensibili all’uomo, ma che trovano un significato nel disegno più grande della storia di un piccolo paese o di tutto un popolo.
Lo stile è semplice, scorrevole, limpido, vero, inducendo nel lettore un senso di familiarità che rende ancora più incisivi i messaggi portanti dell’opera.