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La squadra Stato: “Così abbiamo catturato Matteo Messina Denaro, l’ultimo stragista”

Matteo Messina Denaro è stato bloccato in strada, nei pressi di un ingresso secondario della clinica La Maddalena. Lo hanno spiegato i carabinieri del Ros nel corso della conferenza stampa sull’arresto del boss di Cosa Nostra, spiegando che il blitz è scattato quando “abbiamo avuto la certezza che fosse all’interno della struttura sanitaria”. Quando è stato bloccato, hanno aggiunto, Messina Denaro “non ha opposto alcuna resistenza” e “si è subito dichiarato, senza neanche fingere di essere la persona di cui aveva utilizzato l’identità”. Alla domanda se Messina Denaro abbia tentato la fuga, gli investigatori hanno affermato di “non aver visto tentativi di fuga” anche se, hanno aggiunto, “sicuramente ha cercato di adottare delle tutele una volta visto il dispositivo che stava entrando nella struttura”.

La “certezza” che dietro il nome di Andrea Bonafede si nascondesse il boss Matteo Messina Denaro gli investigatori la hanno avuta “solo questa mattina”. Lo ha spiegato il comandante del Ros, il generale Pasquale Angelosanto, ricostruendo gli ultimi passaggi dell’indagine che ha portato alla sua cattura. “Già in passato avevamo indicazioni che avesse problemi di salute e su queste indicazioni – ha detto – abbiamo lavorato in modo da individuare le persone” che avevano accesso alla struttura sanitaria e che avevano una particolare patologia. “Nell’ultimo periodo – ha aggiunto Angelosanto – c’è stata un’accelerazione perché via via che si scremava la lista e si scremavano le persone, ci siamo concentrati su pochi soggetti fino ad individuare quel nome e cognome. Da qui l’ipotesi che potesse essere il latitante”. A quel punto è scattata l’organizzazione del blitz. E “fatte le ultime verifiche – ha concluso Angelosanto – la certezza che fosse lui è arrivata solo questa mattina”. 

“E’ il risultato di un lavoro corale che si è svolto nel tempo, che si è basato sul sacrificio dei carabinieri in tanti anni. L’ultimo periodo, quelle delle feste natalizie, i nostri lo hanno trascorso negli uffici a lavorare e a mettere insieme gli elementi che ogni giorno si arricchivano sempre di più e venivano comunicati. La Procura era aperta anche all’antivigilia, è stato uno sforzo corale. Negli ultimi anni solo l’Arma ha eseguito 100 arresti di uomini vicini a Messina Denaro e sequestrato e confiscato 150 milioni. A questi numeri bisogna aggiungere i dati di Polizia e Finanza. Questo lavoro ha compromesso il funzionamento della struttura mafiosa” ha aggiunto Angelosanto.

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Messina Denaro non era armato né indossava alcuna protezione. Era in linea con il profilo del paziente medio che frequenta la clinica”,  ha spiegato il procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido. “Ci è apparso in buona salute e non ci pare che le sue condizioni siano incompatibili con il carcere. Era di buon aspetto, ben vestito, indossava capi di lusso ciò ci induce a dire che le sue condizioni economiche erano buone”, ha affermato. “Ovviamente sarà curato come ogni cittadino ha diritto essere curato”, ha concluso. Al momento della cattura, Messina Denaro indossava un orologio “molto particolare, con un valore di 30-35mila euro”. 

Il procuratore di Palermo Maurizio de Lucia ha espresso soddisfazione per la riuscita dell’operazione: “E’ un debito che la Repubblica aveva con le vittime della mafia che in parte abbiamo saldato. Abbiamo catturato l’ultimo stragista responsabile delle stragi del 1992-93. Siamo particolarmente orgogliosi del lavoro portato a termine questa mattina che conclude un lavoro lungo e delicatissimo. Catturare un latitante pericoloso senza ricorso alla violenza e senza manette è un segno importante per un paese democratico. Esprimo il mio grazie al collega Paolo Guido che ha portato avanti le indagini in modo magistrale e il mio affetto e riconoscimento all’Arma e al Ros che abbiamo visto lavorare in modo indefesso”.

Sulla rete di protezione attorno al boss di Cosa nostra, de Lucia ha affermato: “C’è stata certamente una fetta di borghesia che negli anni ha aiutato Messina Denaro e le nostre indagini ora stanno puntando su questo”. Attualmente, nessuna contestazione è stato mossa alla clinaca dove il latitante è stato catturato: “Allo stato non abbiamo elementi per parlare di complicità del personale della clinica anche perché – ha spiegato il procuratore di Palermo – i documenti che esibiva il latitante erano in apparenza regolari, ma le indagini sono comunque partite ora”.

 

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