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“Scampoli di luce”: la poesia di Domenica Pirilli illumina Palazzo Alvaro

Venerdì pomeriggio, la sala “Gilda Trisolini” di Palazzo Alvaro si è riempita di un silenzio che ascolta, di respiri attenti, e di quella vibrazione che solo la poesia sa generare. La presentazione del primo libro di versi di Domenica Pirilli, Scampoli di luce, edito da Controluna, è diventata un incontro corale, fatto di pensieri, emozioni e riflessioni che hanno attraversato pubblico e relatori.

Un’immagine evocativa, quasi un manifesto, ha aperto il pomeriggio: le parole condivise da Gabriella Lax, che ha scritto sui propri canali social: «Qualcuno brucia i libri, noi li scriviamo. Ieri pomeriggio siamo stati uniti, ognuno col suo ruolo: l’espressività di Domenica Pirilli al battesimo della sua creatura, la spinta emozionale del sindaco Giuseppe Falcomatà, la forza critica di Gianfranco Cordì, e la dolcezza con cui Helena Pedone ha dipanano i versi di “Scampoli di luce”. E il pubblico poi… attento e puntuale. Grazie a tutti perché abbiamo camminato insieme verso la bellezza!». Un’introduzione che ha già restituito il clima dell’incontro: un cammino condiviso verso la bellezza.

Parole che aprono la strada: Montale e ciò che non vogliamo

Il filosofo, storico e giornalista Gianfranco Cordì ha dato avvio al dialogo citando la poesia di Eugenio Montale Non chiederci la parola e sviluppando un’analisi lucida, che ha guidato il pubblico dentro il cuore della raccolta. Le sue parole hanno saputo creare un ponte tra la poetica montaleana e il lavoro della Pirilli: «Con gli ultimi versi “Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che siamo, ciò che non vogliamo” si avvia la riflessione più ampia investendo la raccolta della Pirilli nella quale si affronta quello che non vogliamo e soprattutto quello che non siamo ossia l’odio, la guerra, la morte, il femminicidio, la cattività della società».

«Quello che siamo invece lo possiamo dire solo in via negativa, come gli antichi teologi che sostenevano che di Dio si può dire quello che non è e non quello che è ha aggiunto Cordì introducendo l’autrice secondo la cui prospettivaquello che siamo è soprattutto amore, sentimento e proponendo una lettura cartesiana delle cose della vita non più secondo un ‘cogito ergo sum’ ma secondo un ‘amo ergo sum’ che inneggia all’amore e alla bellezza anche della e nella quotidianità e delle piccole cose».

Un dialogo che ha predisposto la sala a ricevere i versi come frammenti di verità quotidiana.

«Un inno al futuro»: l’intervento del sindaco Falcomatà

Il sindaco metropolitano Giuseppe Falcomatà ha evidenziato il ruolo di Palazzo Alvaro come spazio culturale vivo e partecipato: «La sede della Città Metropolitana si conferma come punto di incontro per la comunità su temi di carattere artistico e culturale. Sempre più, è diventata la casa dei cittadini nel senso autentico della parola».

Entrando nel merito del libro, Falcomatà ha voluto sottolineare la qualità dello sguardo poetico: «Per scrivere poesie serve qualcosa in più perché non basta l’esilio per definirsi poeta. Serve un’intimità maggiore, quella sensibilità favorita da una visione, da un’attenzione alle cose che fanno parte di un mondo esterno e che un poeta porta nel proprio mondo rielaborandola e restituendola agli altri secondo il proprio punto di vista».

Ha poi richiamato uno dei temi centrali della raccolta, la violenza sulle donne: «Domenica Pirilli dedica, per esempio, uno dei suoi componimenti al tema della violenza sulle donne, riuscendo a unire il bisogno di sicurezza a un senso di protezione più intimo e meno collegabile a un aspetto normativo. Così, mentre la società si è incattivita, chi ha un animo romantico ha necessità di raccontare ciò che di bello e buono ancora esiste e resiste intorno a noi.» E ha concluso con una definizione intensa del volume: «Questa raccolta, quindi, credo sia un vero inno al futuro».

La voce dell’autrice: “Scavare dentro per restituire luce”

Con la sincerità che ha caratterizzato l’intero evento, Domenica Pirilli ha offerto una riflessione profonda sul senso del suo lavoro poetico: «Mettere al mondo delle poesie, esternare il proprio animo, mettere nero su bianco i propri pensieri è già una gran fatica perché è un’opera di scavo interiore notevole. Poi però, scriverli e addirittura farli finire sul libro di così aperta commercializzazione, è veramente un atto di coraggio e d’incoscienza.»

Una definizione che ha restituito tutta la vulnerabilità e la forza di chi sceglie la poesia come linguaggio.
La poetessa ha poi condiviso la sua idea della poesia come ponte: «Per me è il senso della poesia intesa come ponte, come relazione, come strumento per diffondere esperienze utili per altri. Molti versi vi lasceranno indifferenti, ma io sono certa che in qualcuno vi ritroverete perfettamente perché la particolarità della poesia è questa: perdiamo di vista il poeta e ci ritroviamo noi, con quelle parole e la possibilità che quelle parole vengano cucite su di noi e in questo secondo me sta la bellezza della poesia».

E infine la sua visione: «Vuole essere l’antitesi all’algoritmo senza cuore. La poesia è un momento per rallentare, riflettere e andare nella profondità delle storie… Mentre qualcuno brucia i libri noi li scriviamo».

Un’invocazione alla resistenza attraverso la parola.

Gabriella Lax: la poesia come varco nell’anima

Una lettura giornalistica sensibile e appassionata quella della moderatrice dell’evento Gabriella Lax che ha definito la poesia un atto di coraggio necessario, un gesto che apre crepe nella quotidianità per far entrare luce: «Da questa formula alchemica nasce “Scampoli di luce”. La scelta di esprimersi oggi in poesia è esemplare e coraggiosa perché i versi rappresentano il modo più diretto per aprire un varco nella nostra anima.»

Ha delineato con precisione il carattere multiforme della scrittura della Pirilli — poesia paesaggistica, preghiera, denuncia, memoria, cronaca — parlando di versi che «non hanno un’unica direzione» e che aprono al lettore possibilità diverse, intime e personali.

Il suo intervento ha completato il quadro critico e umano della serata, restituendo la profondità del lavoro dell’autrice.

Quella luce che resta

L’incontro si è chiuso in un clima di ascolto e partecipazione sincera. Le parole, lette e commentate, sono diventate specchi per tutti: piccoli frammenti di luce capaci di illuminare angoli di esperienza spesso taciuti. Scampoli di luce è destinato a camminare nel mondo con il suo invito silenzioso e potente a lasciarsi attraversare dalla poesia: che non è un gesto antico né un linguaggio distante ma un modo per restare umani, una forma di resistenza, un argine alla rassegnazione quotidiana. Un piccolo pensiero, un bagliore che accende i giorni più bui mentre ovunque qualcuno continua a spegnere, distruggere e cancellare.

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