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Assolto Domenico Vincenzo Vinci , direttore di Capo Sud Television Channel: “Il fatto non sussiste”

Dopo cinque anni di processo, decine di udienze e spese legali ingenti, il Tribunale di Reggio
Calabria ha pronunciato la sentenza definitiva: Vinci Domenico Vincenzo è stato assolto
con formula piena, perché il fatto non sussiste.
La vicenda giudiziaria, nata da una querela per presunta diffamazione a mezzo stampa,
riguardava due servizi giornalistici pubblicati nel marzo 2019, che documentavano
fedelmente quanto accaduto nel Consiglio Comunale di Condofuri. Il procedimento si è
concluso il 18 novembre 2025 con la lettura del dispositivo da parte del Giudice dr.ssa Elsie
Clemente ( vei allegato) . L’imputato era difeso dall’Avv. Giancarlo Liberati, del foro di
Reggio Calabria.
Le considerazioni del giornalista e direttore di Capo Sud Channel
“Questa assoluzione è un fatto importante, ma non cancella il calvario e la sofferenza di sei
anni passati a difendermi da accuse infondate. Non cancella le spese legali che, per effetto
di una legislazione arretrata che il Parlamento promette da anni di modificare senza mai
mantenere la promessa, non mi sono state restituite. Un’assoluzione dopo sei anni ha avuto
un impatto negativo non solo sulla mia reputazione professionale, ma anche sul diritto dei
cittadini ad essere informati. Per anni, sotto un clima intimidatorio, ho dovuto autocensurarmi
sulle notizie politiche condofuresi, rinunciando a indagare o pubblicare temi delicati per
timore delle conseguenze legali ed economiche. È un’amara consolazione: la verità è stata
riconosciuta, ma il prezzo pagato è stato altissimo.”
Il nodo da sciogliere
Il vero problema resta l’uso improprio della legge come strumento per intimidire la stampa e
limitare la libertà di espressione. In territori come l’Area Grecanica, segnati da scioglimenti di
consigli comunali per infiltrazioni mafiose e da profonde divisioni politiche, la libertà di
stampa e di critica non è solo un diritto, ma un dovere civico.
Conclusione
“Aspettiamo ora di leggere le motivazioni della sentenza. Ma una domanda resta
aperta: se i fatti documentati nei nostri servizi sono veri, verificati e di rilevante
interesse pubblico, perché prendersela con la stampa?”

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