Ultimo appuntamento della trilogia teatrale il 29 agosto alle ore 21.00 all’anfiteatro di Piazza Leopoldo Trieste a Reggio Calabria con “LA DISCEPOLA. TEODORA LA SANTA DI CALABRIA”, un’opera unica che racconta il mondo bizantino e la straordinaria vicenda di Teodora da Rossano, l’unica santa calabrese, rivoluzionaria al suo tempo, che insieme a San Nilo, fondatore poi di biblioteche e conventi, realizzò un connubio santo quasi due secoli prima di Francesco e Chiara d’Assisi. L’opera è interpretata dall’attore e archeologo Gianluca Sapio e da Angelica Artemisia Pedatella e presentata dalla Compagnia Teatrale BA17 all’interno del programma del festival “AGAPE. LE SFUMATURE DELL’AMORE”, promosso dal Comune di Reggio Calabria nell’ambito del progetto “ReggioFest2025: cultura diffusa” e finanziata a valere sul Fondo nazionale per lo spettacolo dal vivo della Direzione Generale Spettacolo del Ministero della Cultura. Al fascino della musica bizantina con le coreografie di Giada Guzzo e Raphael Burgo si aggiungono i preziosi repertori multimediali che vedono anche la collaborazione del fotografo reggino Demetrio Sgrò, nonché il supporto di revisione del testo del prof. Eligio Daniele Castrizio, professore Ordinario di Numismatica presso il Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne dell’Università degli Studi di Messina.
La trama
Mentre la Calabria è presa di mira dalle incursioni dei pirati saraceni che saccheggiano città e imprigionano donne, bambini e monaci, Teodora diffonde la filosofia dell’amore e spinge a superare la paura dal suo ritiro sul monte dell’Arenario nel Mercurion. Un forte desiderio di aiutare ancora una volta spiritualmente Nilo, suo discepolo, la spinge a gettarsi in un’avventura imprevista. Alla ricerca costante del messaggio di Dio nel mondo, sembra che nulla possa toccare Teodora, ma nel segreto del suo cuore nasconde i dubbi e le incertezze. Con un messaggio potentissimo per il suo e per il nostro tempo, Teodora attraversa i secoli e restituisce una visione assoluta e completa dell’esistenza, consegnando a Nilo ancora le sue ultime parole, in un’atmosfera onirica dove il mondo contemporaneo si unisce alle sonorità bizantine per rendere una visione unica dell’essenza dell’umano e del suo rapporto con il divino.
Un mondo da riscoprire: la Calabria bizantina
Afferma il prof. Castrizio: «La Calabria, e Reggio in particolare, fu la regione italiana governata più a lungo dall’Impero Romano, impropriamente chiamato bizantino per legittimare l’impero dei barbari fondato da Carlo Magno, con la complicità di Papa Leone III. Furono secoli pieni di problemi, ma anche di libertà e di autogoverno, che permisero lo sviluppo culturale, economico e spirituale della nostra terra. Mille anni di schiavitù sotto il tallone dei popoli del Nord hanno reso un popolo di santi e guerrieri una entità priva di una propria identità culturale e completamente dimentica dalla propria storia. Ecco perché la riscoperta delle nostre radici, in questo momento di ritorno alla violenza e all’ignoranza propagandate come valori, appare fondamentale per tentare un riscatto sociale ed economico, finora annichilito da una mentalità tribale e servile. In questo sforzo, la ricerca e la divulgazione scientifica del nostro passato e della nostra anima greca è un punto imprescindibile per vincere il millenario fatalismo e la rincorsa a un edonismo senza senso e senza prospettive. Di fatto, il patrimonio culturale di cui siamo portatori ci configura come persone con uno spiccato senso della libertà, con l’odio verso tutte le forme di ipocrisia e di retorica. Noi calabresi non abbiamo mai invaso altri popoli e siamo, fin dal sesto secolo avanti Cristo, assertori convinti della necessità di non indossare armi e di farvi ricorso solo per la difesa della città. Per dirla con le parole un sacerdote ortodosso reggino di secoli fa: sono pronto a morire, ma non sono pronto a uccidere, e mai lo sarò». Una Calabria che resiste, che esiste e va riscoperta: è questo il messaggio dell’agàpe – l’Amore – che il festival attraverso i suoi appuntamenti svela. «Fotografo un po’ tutte le bellezze della Calabria, – conclude Demetrio Sgrò. – Fotografare ciò che resta del mondo bizantino è un modo per non dimenticare le origini. L’immagine di un rudere rappresenta ciò che resiste al tempo, un po’ come noi calabresi, nonostante tutto».
L’ACCESSO ALLO SPETTACOLO È GRATUITO. Tutte le informazioni presso le pagine social della Compagnia Teatrale BA17 e al numero whatsapp indicato in locandina. _