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Gal “Serre Calabresi”: le tappe in entusiasmanti realtà hanno animato i tre giorni della study visit, finalizzata alla creazione di un itinerario culturale europeo della seta

Tre giorni di visite, incontri, di scoperta di nuovi luoghi e nuove realtà, sulla via, in Calabria, del nuovo triangolo della Seta: Cortale, San Floro, Girifalco.

Un viaggio voluto dal Crea – Centro di Ricerca Agricoltura e Ambiente, Laboratorio di Gelsibachicoltura di Padova, dal Gal Delta 2000, con il supporto della Rete Pac – Rete Leader 2023 e la collaborazione del Gal “Serre Calabresi”.

Un’attività inserita nel Living lab, finalizzato alla creazione di un itinerario culturale europeo della seta, certificato dal Consiglio d’Europa.

La visita ha inteso intercettare e osservare da vicino tutte quelle realtà legate alla tradizione serica che ne hanno tramandato il valore nel tempo o l’hanno riscoperta come un’occasione di sviluppo economico, in territori lontani dai grandi flussi turistici, in luoghi dove la comunità, in questo processo, è parte pulsante e viva.  L’obiettivo è identificare e mappare i patrimoni materiali e immateriali legati alla seta, per valorizzarne l’eredità produttiva, commerciale e culturale.

A compiere il viaggio studio una delegazione di rappresentanti del Crea, di Gal e operatori del settore serico del Centro-Nord Italia ed europei, nello specifico greci e sloveni, in un confronto tra culture ed idee progettuali.

Il progetto

«Lanciati dal Consiglio d’Europa nel 1987, gli itinerari culturali sono reti che promuovono i principi alla base di tutti i valori e di tutte le politiche del Consiglio d’Europa. Fungono da vettori di dialogo interculturale e promuovono una migliore conoscenza e comprensione della storia europea. Nel 2025 si contano 49 itinerari culturali del Consiglio d’Europa, con temi molto diversi che illustrano la memoria, la storia e il patrimonio europeo e contribuiscono a interpretare la diversità dell’Europa di oggi», ha spiegato Silvia Cappellozza del Crea – Laboratorio di Gelsibachicoltura di Padova nell’incontro tematico, tenuto nella sala consiliare di Cortale.

La certificazione di “Itinerario culturale del Consiglio d’Europa” è un marchio di qualità, un riconoscimento internazionale che arriva dopo un rigoroso processo di valutazione e certificazione, seguito da valutazioni e monitoraggi regolari, è una garanzia di eccellenza, innovazione e standard elevati. Attesta il forte impegno per la valorizzazione e la promozione del patrimonio europeo condiviso, della storia e della memoria.

Il progetto prende forma, con un approccio dal basso, con la creazione di una rete tra pubblico e privato, tra imprese ed enti locali, ha sottolineato Roberta Ciavarino, Crea Pb, Rete Pac – Rete Leader.

La definizione dell’itinerario da candidare al Consiglio d’Europa, si comporrà di due fasi, ha informato Nicola Giovannelli, dell’Area animazione e cooperazione del Gal “Delta 2000”. Una fase preparatoria in raccordo con l’Istituto Europeo per gli itinerari culturali del Consiglio d’Europa- Ufficio di Venezia e di verifica delle fasi progettuali da sviluppare in sinergia con il progetto europeo; la messa a punto della proposta progettuale definitiva da sottoporre ai Gal delle aree europee interessate e la raccolta delle adesioni al progetto. La fase attuativa: a seguito dell’adesione al progetto verrà messo a punto il dettaglio definitivo delle azioni da realizzare, verranno nominati un comitato scientifico di coordinamento, un comitato di progetto composto dai tecnici e rappresentanti dei Gal, si procederà alla definizione di azioni comuni ed eventuali azioni locali.

Marziale Battaglia, presidente del Gal “Serre Calabresi”, ha manifestato l’interesse da parte del Gruppo di Azionale locale alla creazione dell’itinerario della seta, da qui la partecipazione al Living Lab. Il progetto si sposa con l’impegno forte del Gal di promuovere nel territorio il turismo lento, i prodotti identitari e con essi i luoghi che hanno saputo custodire la loro storia e farne risorsa. Un’opportunità di nuova linfa per quelle comunità e quei centri che hanno mantenuto e tramandato quegli elementi peculiari che li contraddistinguono per l’unicità e li rendono attrattivi. «Quanto la tradizione della seta appartenesse al nostro territorio, ce lo rivelano la toponomastica, la presenza di luoghi dove sorgevano le filande» ha osservato il presidente.

Prima giornata: Cortale

Luogo a cavallo dei due mari, Ionio e Tirreno, Cortale ha un’antica tradizione serica. Fino alla fine dell’800 fece parte dell’antico “triangolo della seta”: Cortale, San Floro e Catanzaro. Da questo luogo come da altri centri che si contraddistinsero per la produzione della seta, si riforniva la nota e prestigiosa industria di Catanzaro. La bachicoltura per molto tempo e fino a poco tempo fa, ha spiegato il sindaco Francesco Scalfaro, era un’attività familiare. Era funzionale alla tessitura del cosiddetto “damasco”, che veniva dato in dote a chi si sposava. Per promuovere quest’attività, ha spiegato ancora il primo cittadino, si è pensato ad un marchio Deco, come per un altro importante prodotto del territorio: i fagioli.  Con fondi i bilancio sono stati acquistati dei kit consegnati alle famiglie per incentivare la produzione della seta.

Ancora oggi Cortale si può fregiare della presenza di un’intera filiera, dall’allevamento del baco alla realizzazione del filato, ai preziosi manufatti, dal tessile per la casa all’abbigliamento, ornati con ricami, uncinetto e macramè.

La visita a Cortale ha fatto tappa presso la sede dell’Associazione “Spazio Donne Onlus”, presieduta da Teresa Notaro. Si è potuto assistere alle varie fasi della lavorazione della seta, a partire dalla trattura, comprendere i diversi impieghi della seta. Si sono potuti ammirare i colori ottenibili con le varie tinte naturali. Osservare da vicino i locali destinati alla bachicoltura.

Nel centro storico la vera sorpresa la possibilità di assistere alla suggestiva dimostrazione della sgommatura della seta greggia e del lavaggio della seta dopo la tintura, nelle vasche di un’antica fontana.

Seconda giornata: Centro Sperimentale Arsac di Lamezia Terme, Cooperativa “Nido di Seta” a San Floro

Presso il Centro Sperimentale Arsac, la direttrice Luigia Iuliano, ha accolto la delegazione del Living Lab. Dopo un’esposizione introduttiva, sono stati illustrati i sottoprodotti tessili (la capicciola) e cosmetici (quali saponi, unguenti e oleoliti) ottenibili dagli scarti del processo di lavorazione della seta. È stato possibile anche ammirare le immagini di una mostra tematica, dedicata alla tradizione serica e tessile.

A San Floro, un tuffo nella storia sericola calabrese, con la visita al Castello Caracciolo, una costruzione, risalente presumibilmente al 1400, sede del museo della Seta, e alla scoperta di una realtà dinamica e innovativa quale la Cooperativa “Nido di Seta”, formata da Domenico Vivino, Miriam Pugliese e Giovanna Bagnato, che all’agricoltura, avvalendosi di in un gelseto di tre mila piante, ha legato l’artigianato e i servizi turistici. La gelsibachicoltura ne è l’attività principale, in un processo che partendo dalla terra arriva alla produzione del filato.

Riguardo l’artigianato si spazia dalla produzione tessile, alle tinture naturali, ai gioielli. Riguardo l’offerta turistica si spazia dalle visite al museo, all’attività della fattoria didattica, alle escursioni eco-esperienziali. Una visione di gestione e di creazione di economia che ha saputo fare rete anche fuori dal territorio calabrese e capace di confrontarsi in un contesto internazionale.  Un esempio positivo e virtuoso che ha rivitalizzato un paese di quasi 700 abitanti.

Terza giornata: Girifalco

Ad accoglierei visitatori nella terza giornata di study visit, l’atelier di Vitaliano Couture, una dimensione che unisce il fascino del passato alla forza innovativa del futuro. Tra il rumore cadenzato degli antichi telai, pendono forma e vita i tagli e le forme di collezioni di abiti, di nuovi prodotti. A raccontarne la realtà, il giovanissimo stilista Rocco. La sua passione coltivata sin da ragazzino, oggi a 21 anni, dopo appena un anno dall’avvio della sua attività, lo porta a confrontarsi con orizzonti sempre più ampi. L’obiettivo è stato, da subito, fare qualcosa di unico ed autoprodursi i tessuti, ottenere la fibra da una propria filiera. Un lavoro molto difficile, racconta, è stato recuperare gli schemi dei disegni, delle lavorazioni, che le antiche “maestre” difficilmente mettevano su carta o trasmettevano. Il suo è anche un lavoro di divulgazione per far capire il valore di un capo di seta, dato dal lavoro e dalla fatica impiegato per realizzarlo ed è per questo che nelle sue sfilate vuole coinvolgere come modelli, giovani del posto.

Rocco Vitaliano ha accompagnato anche gli ospiti, nel tour delle principali bellezze architettoniche e paesaggistiche locali, dimostrando come una risorsa possa riverberarsi sul territorio conferendone risalto.

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