Domenica 14 aprile alle ore 18, presso il Circolo Arci Samarcanda di Via Cuzzocrea a Reggio Calabria, inaugurando un ciclo di conferenze sulla letteratura del Giappone, il prof. Domenico Rosaci terrà una conferenza su Yukio Mishima e la sua opera letteraria.
Mishima rappresenta la tradizione del Giappone, quella più autentica. Eppure, egli è stato al contempo anche l’autore giapponese più all’avanguardia ed uno dei maggiori visionari dell’intero Novecento letterario mondiale.
Un autore, ma soprattutto un uomo di pensiero, che ha saputo integrare la Tradizione dell’Oriente con quella dell’Occidente, cercando di comprendere e di superare la perdita di valori che la società moderna, consumista e globalizzata, sta causando alla cultura umana degli ultimi secoli.
Mishima ha coltivato un senso innato della bellezza, che gli ha permesso di collegare la tradizione giapponese del Kodotama, cioè la fede nel potere spirituale della parola, col cuore della cultura classica occidentale, rappresentato soprattutto dall’arte e dalla filosofia greca.
Mishima è stato così portatore di una tradizione universale, comprensibile anche a quegli europei a cui sempre ha guardato, trovando ispirazione in D’Annunzio e Dostoevskij, in Mann e Wilde, in Baudelaire e Radiguet, ma anche ritrovando in sé stesso temi fondamentali dell’esistenza proposti in Occidente da Schopenhauer e Nietzsche.
Sullo sfondo di questa attività letteraria straordinaria, resta la biografia altrettanto eccezionale di un uomo che è sempre vissuto sul filo della spada, e che si conclude con quel suo ultimo atto, compiuto il 25 novembre 1970, a quarantacinque anni, quando occupa l’ufficio del generale Mashita, dal cui balcone, di fronte a un migliaio di militari e agli inviati di giornali e televisioni, tiene un discorso memorabile che rivendica lo spirito e i valori della tradizione del Giappone e la denuncia del loro svilimento davanti all’incalzare di una cultura occidentale moderna vuota e corrotta.
Al termine del discorso Mishima si toglierà la vita tramite seppuku, il suicidio rituale dei samurai, trafiggendosi il ventre e facendosi poi decapitare.
Nel suo biglietto d’addio, rimane il suo messaggio di vita e di coraggio, che è ricerca del senso stesso dell’esistenza: “La vita umana è breve, ma io voglio vivere per sempre”.
E non ci sono dubbi che egli sia riuscito nel suo intento.
Domenico Rosaci, professore di Sistemi di Elaborazione delle Informazioni presso l’Università “Mediterranea” di Reggio Calabria, conduce ricerche principalmente nel campo dell’Intelligenza Artificiale, ed è anche scrittore e poeta, studioso e divulgatore di filosofia e storia delle religioni, ambiti nei quali ha pubblicato romanzi, raccolte di poesie e saggi.