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AMA Calabria, Mana Chuma Teatro sorprende e fa riflettere con “Spine”

Tre solitudini che vagano nella propria oscurità senza mai trovare sollievo. Prodotto da Mana Chuma Teatro, ieri sera nel Teatro Comunale di Catanzaro, nell’ambito della stagione teatrale dell’Associazione AMA Calabria, diretta da Francescantonio Pollice, “Spine” ha portato sul palco la profondità delle esperienze drammatiche che ognuno di noi si trascina nel corso della propria vita.

In un’atmosfera rarefatta, le luci illuminano il palco lentamente e, uno dopo l’altro, i tre protagonisti. Da subito, con le loro pose iniziali si percepisce già il tormento che li attanaglia, che preme per uscire e mostrarsi al pubblico. Maddalena (Stefania De Cola), il Becchino (Mariano Nieddu) e Lucio (Lorenzo Praticò) occupano tutti uno spazio nella scenografia che richiama l’ambientazione di una locanda d’altri tempi, solitaria e spoglia.

In questo scenario, la regia e la drammaturgia di Salvatore Arena e Massimo Barilla, prestano attenzione ai dettagli, creando un linguaggio unico con il quale fanno parlare i personaggi in più dialetti, dal calabrese al siciliano, al sardo, arricchiti da piccole sfumature di inglese, francese, spagnolo e tedesco. Lingue lontane e allo stesso tempo vicine che, grazie alla solida bravura degli attori, divengono comprensibili a tutti e persino ammalianti, con quei vocaboli diretti che nascono dalle profondità delle nostre radici.

La quotidianità della locanda senza avventori si dipana davanti ai nostri occhi. I gesti e le parole, oscillano tra i gestori Maddalena e Lucio, stanchi e schiacciati dal peso di un doloroso evento del passato, e il misterioso Becchino, giunto per raccogliere quel poco che ancora racchiude una parvenza di energia vitale. Maddalena non si sente più amata da Lucio, che cova dentro di sé una malattia incomprensibile. Intorno alla coppia il Becchino scava nelle loro anime, le tira fuori dall’oscurità fino a metterne a nudo i segreti e i sentimenti.

La sensazione di una tempesta che si abbatte sulle fragili e addolorate vite dei protagonisti, aleggia sempre nelle battute degli attori, arricchite dalle musiche originali di Massimo Polimeni.

Una via di fuga dalla solitudine e dal macigno dei traumi passati, è rappresentata dall’“Otello” di William Shakespeare. Maddalena, Lucio e il Becchino escono dalle loro vite per aggrapparsi a quelle di Desdemona, Otello, Cassio e Iago, come se attraverso i personaggi shakespeariani possano osare, avere ambizioni, uscire da una relazione che li soffoca e non li soddisfa più. I protagonisti di “Spine” sono le persone a margine, quelle che solitamente fanno da contorno ai reali personaggi centrali della storia. È un’operazione di meta-teatro quella che Mana Chuma riesce a realizzare alla perfezione, incastrando due storie lontane nel tempo che hanno come punto d’incontro la caducità delle esperienze umane.

Le vicende dell’opera di Shakespeare vengono modernizzate e reinterpretate, diventando un pretesto per dare spazio ad altre parentesi teatrali. Comico è il siparietto calcistico, con tanto di pallone in scena, che evidenzia l’aspirazione di Lucio/Otello a divenire Capitano, donandogli una scintilla di vitalità. Coinvolgente è anche Maddalena che canta un classico della musica italiana, “Ma che freddo fa” di Nada, per esprimere al meglio la sua idea di amore.

Con la sua cruda drammaticità, “Spine” racconta una quotidianità che si sviluppa nell’intero spettacolo, durante il quale lo spettatore diventa testimone di un dolore che si riflette nelle azioni dei personaggi. In ognuno di loro c’è una profonda intensità e una forte espressività che cattura in ogni momento della narrazione, grazie alla superba performance dei tre attori. Ognuno di loro esprime con pienezza il disagio interiore del proprio personaggio, dimostrando di essersi calati alla perfezione nei rispettivi ruoli e riuscendo a prendersi la scena in maniera vicendevole, seguendo il corso degli eventi raccontati.

Stefania De Cola domina la scena, catalizzando spesso l’attenzione su di sé esprimendo due sentimenti estremi: la risata incontrollata e l’inconsolabile tristezza; Lorenzo Praticò è riuscito a dare al suo Lucio/Otello una tridimensionalità che lo ha reso un personaggio apparentemente superficiale e comico, pur portando nel cuore un grosso dramma. Mariano Nieddu dà una immagine “ruvida” del suo Becchino; lui è l’uomo che conosce il mondo e le anime, mettendo in evidenza tutta la sua bravura.

Nel finale i protagonisti, escono per un attimo dalla loro solitudine, riuscendo ad esprimere i propri sentimenti e mostrando di essere più logori, più silenziosi e più soli dopo aver detto ad alta voce qual è il trauma che li divora. Nella narrazione “circolare” di “Spine” Maddalena, Lucio e il Becchino chiudono lo spettacolo assumendo le stesse pose iniziali.  

Salvatore Arena e Massimo Barilla con questo lavoro hanno confermato la loro riconosciuta capacità di mettere in scena lavori intensi e riflessivi; un merito che è stato riconosciuto dagli spettatori, tutti concordi anche sul grande talento degli artisti in scena, ai quali hanno rivolto un caloroso applauso.

Stasera “Spine” sarà replicato al Teatro Grandinetti di Lamezia Terme, alle ore 21.

L’evento, è sostenuto dall’Assessorato alla Cultura della Regione Calabria – Settore Teatro.

Il prossimo spettacolo della stagione teatrale di AMA Calabria sarà “Otello”, che vedrà protagonista l’attore Giuseppe Cederna nel ruolo di Iago. L’opera di William Shakespeare, con tinte a tratti comiche e grottesche, andrà in scena venerdì 7 marzo al Teatro Comunale di Catanzaro e sabato 8 marzo al Teatro Grandinetti di Lamezia Terme, entrambi alle ore 21.

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