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Dante Scibilia al Dispaccio: “Quando si comunica di voler vincere, bisogna investire di conseguenza”

di Paolo Ficara – Il confronto è uno degli aspetti più interessanti, specie quando si parla di sport. Dante Scibilia è tra i migliori dirigenti non-tecnici, per così dire, del calcio italiano. Direttore generale nel Venezia di Joe Tacopina, che vinse immediatamente il campionato di Serie D nel 2015-16. Rilanciandosi alla grande dopo un fallimento, nella stessa annata in cui la Asd Reggio Calabria di Praticò sfigurava nella medesima categoria. Arrivando dietro la Frattese e la Cavese, mentre il Siracusa si aggiudicava il girone I.

A farci insistere con il dottor Scibilia per una chiacchierata, è stata soprattutto la sua iniziale presenza nella passata stagione a Catania. Sempre in Serie D, per la rifondazione targata Ross Pelligra. Pur avendo interrotto la collaborazione con l’imprenditore italo-australiano, c’è la curiosità di capire come siano andate le cose a pochi chilometri da Reggio; appena un anno fa; a parità di categoria.

“A Venezia l’ho vissuta in prima persona, ricoprendo il ruolo di direttore generale. Ero coinvolto in tutti gli aspetti: sportivo, organizzativo ed amministrativo – evidenzia subito il dottor Scibilia al Dispaccio – A Catania è stata un’esperienza con un percorso diverso. Ciò che accomuna questi periodi, sono le grandi difficoltà di chi deve ripartire da zero. Non è solo un problema sportivo, ma di riorganizzazione della macchina societaria. Penso sia stato così anche a Reggio Calabria, quest’anno”.

Decisamente sì, ma il risultato finale sarà diverso, tra La Fenice Amaranto di quest’anno ed il Venezia o il Catania delle scorse stagioni: “L’aspetto positivo è dato dal grande entusiasmo, per essersi liberati dai problemi delle gestioni precedenti. Ripartendo con un nuovo slancio – ammette Dante Scibilia – Sia a Venezia che a Catania, c’è stato poco tempo per riattrezzare tutto. A Catania si è lavorato in un albergo. A Venezia si lavorava negli uffici del club precedente, ma senza energia elettrica e con i bagni fuori uso. Ma in un momento del genere, si sopperisce a tutto e si guarda avanti con entusiasmo”.

Pur avendo organizzato il Catania solo nei primi mesi di vita della gestione Pelligra, chiediamo al direttore Scibilia cosa sarebbe successo, un anno fa, se i rossazzurri fossero arrivati quarti in Serie D: “Come avrebbe reagito la tifoseria di Catania ad un insuccesso? Non è accaduto. Le aspettative erano molte, ma sono andate di pari passo con gli investimenti. Il problema è di comunicazione. Il Catania, così come il Venezia di qualche anno prima, hanno comunicato di voler vincere il campionato. Investendo di conseguenza. Stessa storia per Parma, o altre piazze che hanno fatto analogo percorso”.

Il discorso poi si sposta su quanto sta accadendo a Reggio Calabria: “Un quarto posto, in quelle piazze, sarebbe stato percepito in maniera molto negativa. Non so dire cosa stia accadendo a Reggio Calabria. Non c’è un obbligo di vincere il campionato. Chi parte, lo fa con un progetto. Che può prevedere anche di arrivare in Serie C in tre o quattro anni. Conta l’aderenza del messaggio ai risultati. Anche il Cesena ci ha messo più di un anno a tornare in C. Il calcio non è una scienza esatta”.

Infine, chiediamo al direttore Dante Scibilia se i prossimi sforzi siano da concentrare sul marchio, sull’eventuale ripescaggio o sulla costruzione della squadra per l’anno prossimo: “Per come sono le regole, sarebbe necessaria una mancata iscrizione tra le vincitrici dei vari gironi in D. Quindi vedo improbabile un ripescaggio, anche se bisogna provarci ed arrivare più in alto possibile in classifica. Circa la parte societaria, bisogna portare avanti un progetto che preveda lo sviluppo delle infrastrutture. Il marchio ha un valore importante per la società, i tifosi, la tradizione e l’identità”.

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