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“Il Duca” e “Il Supremo”: ecco chi sono gli Araniti, la cosca al centro dell’operazione “Ducale”

L’esistenza della cosca capeggiata da Santo Araniti, 74 anni, fratello maggiore di Domenico, “Il Duca”, arrestato oggi, e la sua egemonia nella frazione di Sambatello e nelle aree limitrofe e’ stata certificata, con sentenza passata in giudicato, nel processo ‘Olimpia’ degli anni ’90. La cosca e’ al centro dell’operazione “Ducale”, con l’esecuzione oggi di 14 misure cautelari e l’iscrizione nel registro degli indagati anche di politici per voto di scambio politico-mafioso, per un vasto giro di affari e appalti.

Sullo sfondo elezioni che sarebbero state condizionate. Il capo bastone Santo Araniti, che negli anni ’70, giovanissimo, si era ribellato allo strapotere del defunto boss Domenico ‘Mico’ Tripodo scalando la ‘ndrangheta calabrese, e i suoi sodali, vennero processati e condannati per associazione mafiosa “perche’ costituivano una struttura armata di tipo mafioso che sprigionava forza intimidatrice per la perpetrazione degli obiettivi illeciti del sodalizio, come il controllo delle principali attivita’ economiche, delle concessioni, degli appalti pubblici, per realizzare profitti o vantaggi ingiusti nella zona di propria competenza e territori viciniori, finanziando l’organizzazione con i proventi illeciti di gravissimi delitti contro il patrimonio tra cui estorsioni, rapine, donazioni, ovvero ricorrendo al commercio di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti”.

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Gli Araniti, all’esplodere della guerra di ‘ndrangheta a Reggio Calabria nel 1985, dopo l’omicidio eclatante del boss Paolo De Stefano che provochera’ centinaia di morti ammazzati, sono impegnati a pieno titolo nello scontro sanguinario in contrapposizione allo schieramento ‘De Stefaniano’. Dopo l’omicidio del giudice Antonino Scopelliti, il 9 agosto del 1991 a Campo Calabro, gli Araniti “concertano la cessazione delle ostilita’ con i vertici dei gruppi rivali e si accordano per la successiva spartizione incruenta delle illecite attivita’ nelle varie zone cittadine”.

Santo Aranti (in atto detenuto), nel novembre del 1992 venne denunciato dal centro operativo della Dia di Reggio Calabria, allora guidato dal colonnello dei carabinieri Angiolo Pellegrini, uno degli investigatori piu’ vicini a Giovanni Falcone, insieme a Pasquale Condello, 74 anni, ‘Il supremo’ (detenuto), i fratelli Paolo e Domenico Serraino (deceduto) e Diego Rosmini (deceduto), quale mandante e organizzatore dell’omicidio dell’ex parlamentare della Democrazia cristiana e presidente delle Ferrovie dello Stato, Ludovico Ligato. Dopo una decennale latitanza, il 23 maggio del 1994, Araniti fu arrestato a Roma ad una fermata dell’autobus. Il boss di Sambatello, frazione collinare di Reggio Calabria, insieme ad altri atti giudiziari, riceve la notifica della sentenza definitiva di condanna all’ergastolo della Cassazione, con pronunzia del 27 novembre del 1998, per l’omicidio di Lodovico ‘Vico’ Ligato.

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