La Cisl Medici Calabria ha presentato ricorso ad adiuvandum al Tar della Calabria nel procedimento promosso dall’Acoi sulle “plurime violazioni normative che eccedono le disposizioni sulla costituzione delle Azienda ospedaliera universitaria” a Cosenza, e “permettono le nomine dei ‘primari’ universitari senza concorso, contestate dall’organizzazione da più tempo”.
“Quello che sta succedendo nell’Azienda ospedaliera di Cosenza – è scritto in una nota – è preoccupante, un intreccio giuridico tra disposizioni del Ssn ed universitarie che mina la fiducia degli operatori sanitari nelle istituzioni e configura una violazione dei principi fondamentali in materia di tutela della salute dei cittadini. Infatti, continua ‘la colonizzazione’ massiccia delle direzioni delle strutture ospedaliere da parte di docenti universitari su indicazione dell’Accademia che, in alcuni casi, sono privi perfino dei requisiti per l’accesso all’incarico di ‘primario’, malgrado l’Azienda non sia giuridicamente riconosciuta Azienda ospedaliero universitaria ai sensi del D. Lgs 517/99, men che meno quale policlinico universitario”.
“Il tutto – scrive la Cisl Medici Calabria – origina dall’adozione del Decreto commissario ad acta per il piano di rientro dai disavanzi al servizio sanitario della Regione Calabria. Un provvedimento con cui si è preso atto del protocollo sottoscritto da Regione Calabria, Università ed Azienda ospedaliera di Cosenza, atto già contestato dalla Cisl Medici Calabria nel 2023, con cui è stata individuata la cosiddetta ‘Azienda di riferimento’. La messa al bando dei ‘primari’ ospedalieri e l’impossibilità di carriera degli stessi viene confermata nell’atto aziendale, approvato con il Dca n. 258 del 25 giugno 2025, che prevede strutture complesse ed unicamente dipartimenti a direzione universitaria. La Cisl Medici Calabria ha già denunciato ai ministeri competenti ed alla Corte dei Conti, ad aprile scorso, che il finanziamento del personale universitario, incoerentemente messo a dirigere le strutture ospedaliere, avviene con fondi europei e del Ssr. Ma qui emerge il nodo più critico: i fondi europei (Fesr) non possono essere destinati a spese per il personale. Il loro utilizzo in questa direzione rappresenta una evidente distrazione di risorse”.
“Auspichiamo – conclude la nota – che il Tar metta ordine alla diffusione di situazioni anomale e riporti nei limiti della legalità e della corretta pianificazione nazionale la collaborazione tra Università e Ssn”.