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Gal “Serre Calabresi”, focus sull’utilizzo di fonti di energia rinnovabili, sottoprodotti e materiali di scarto

Ad un’ampia panoramica di opportunità di sviluppo derivanti dall’ approvvigionamento e utilizzo di fonti di energia rinnovabili, di sottoprodotti e materiali di scarto, e alla condivisione di buone pratiche di progetti ed iniziative per il riutilizzo degli scarti nell’area delle Serre ha dato vita il terzo appuntamento, di un ciclo di cinque appuntamenti, rivolti, nell’ambito del Progetto “Tec”, ad agricoltori professionali, giovani agricoltori e imprenditori operanti in zone montane e svantaggiate.

Assunta Amato, tecnologo di ricerca del Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’analisi dell’Economia agraria – Centro di Politiche e Bioeconomia, ha affrontato il tema della produzione di fonti energetiche rinnovabili in agricoltura. Ha edotto che «negli ultimi anni le fonti energetiche rinnovabili hanno trovato ampia diffusione in Italia sia per la produzione di energia elettrica, sia per la produzione di calore, sia in forma di biocarburanti». In particolare un picco si è registrato nel periodo post-Covid. Ha informato come la fonte rinnovabile di gran lunga più utilizzata in Italia per la produzione elettrica si confermi, secondo i dati del Gse relativi al 2022, quella idroelettrica al 39%, seguita dalla fonte solare 22%, eolica 18% e delle bioenergie 16%. Ha evidenziato che «una delle strategie più rilevanti adottate dalle aziende agricole per affrontare le sfide legate alla crisi economica e migliorare la propria competitività è rappresentata dalla diversificazione in agricoltura. La presenza in azienda agricola di attività connesse di produzione di energie da fonti rinnovabili è un fenomeno che si sviluppa in maniera poco omogenea», risultando modesta la diffusione del solare nelle zone che possono contare sul maggiore soleggiamento.

«Le agroenergie, termine diffuso per definire l’energia prodotta dalle imprese agricole, zootecniche, forestali e dall’agroindustria, costituiscono oggi, in Italia, la più importante fra le fonti energetiche rinnovabili per l’ampia disponibilità di materia prima e, soprattutto, perché possono costituire la base per fornire elettricità, calore e biocarburanti con tecnologie mature e affidabili» ha aggiunto.

Nathalie Iofrida, tecnologo di ricerca in “Economia agraria, alimentare ed estimo rurale” presso l’Università degli Studi “Mediterranea” di Reggio Calabria, ha tracciato una panoramica dei modelli di economia circolare per un’agricoltura sostenibile.

A partire dalla definizione, ritenuta più completa: «L’economia circolare descrive un sistema economico che si basa su modelli di business che sostituiscono il concetto di “fine vita” con la riduzione, il riutilizzo alternativo, il riciclo e il recupero dei materiali nei processi di produzione, distribuzione e di consumo, operando quindi a livello micro (prodotti, aziende, consumatori), meso (parchi eco-industriali) e macro (città, regione, nazione e oltre), con l’obiettivo di realizzare uno sviluppo sostenibile, che implica la creazione di qualità ambientale, prosperità economica ed equità sociale, a beneficio delle generazioni attuali e future».​

Ha osservato: «il mercato dei prodotti provenienti da materiali riciclati sta crescendo in modo significativo, spinto da:​ una crescente sensibilità ambientale, ​normative sempre più restrittive riguardo alla gestione dei rifiuti, domanda di soluzioni sostenibili. ​Questi prodotti trovano applicazione in vari settori. La loro collocazione sul mercato, tuttavia, dipende da diversi fattori, tra cui la domanda, la qualità del materiale riciclato, i costi di produzione e le politiche di sostenibilità delle aziende».​

Emanuele Spada, assegnista di ricerca post-doc presso il Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi “Mediterranea”, si è soffermato su pratiche circolari e sulla valorizzazione dei sottoprodotti della filiera agroalimentare in un’ottica di sostenibilità, data la realtà di un mondo con nuovi equilibri geopolitici, in cui l’offerta di cibo non è strutturalmente superiore alla domanda​. Sostenibilità che diventa oltreché una necessità, una scelta etica e morale. In questa dimensione l’agricoltura assume nuove funzioni e nuove dimensioni​: produrre cibo, ​essere sostenibile, resiliente​ e gestire lo spazio.

Spada ha richiamato anche: i risultati del progetto di cooperazione transnazionale “Alias”, promosso dal Gal “Serre Calabresi” in qualità di capofila, finalizzato a delineare, attraverso uno scambio di buone prassi tra le realtà territoriali interessate,  le possibili ipotesi di utilizzo della lana sucida derivante dalla tosatura delle pecore locali; e  uno studio condotto dall’Università “Mediterranea”, per valutare la sostenibilità economica dell’applicazione di strategie circolari alla filiera dell’olio d’oliva, analizzando contesti rappresentativi, provenienti da aziende agricole ordinarie, situate in Puglia, Calabria e Sicilia, ovvero le principali regioni italiane produttrici di olive e olio.​  «La valorizzazione di coprodotti e sottoprodotti agricoli disponibili localmente – ha evidenziato Spada – può essere una strategia vincente per contribuire allo sviluppo socio-economico delle aree interne, trasformando quello che è un problema in una risorsa, con tutti gli effetti positivi che ciò comporta in termini di tutela del territorio, della cultura e delle identità locali».

Dall’intervento degli esperti a chi la sostenibilità l’ha declinata in un’idea imprenditoriale o interpretata in chiave artistica o di rivitalizzazione delle comunità locali: come Gianluca Paone, imprenditore agricolo dell’Azienda “Pietravenere” di Girifalco che, attingendo alla tradizione, impiega materie grasse residuali biologiche di origine diverse ed elementi naturali nella produzione dei saponi che divengono piccoli capolavori; Cristina Martelli, imprenditrice  che dai gusci di nocciola Tonda di Calabria ricava i microgranuli per gli scrub della linea cosmetica Avelca, in linea con le esigenze di salvaguardia dell’ambiente, valorizzando lo scarto di un prodotto agroalimentare e territorio di produzione. Il pregiato olio estratto ricavato dalla nocciola è ancora ingrediente di altri prodotti di bellezza. All’attenzione dei presenti anche l’arte di Francesco Mirenzio, autore, tra le altre opere, del Cavalluccio marino collocato a Soverato, del Re Italo presente al Mumak a Stalettì, del Brigante Momo che si trova lungo un sentiero di montagna a San Sostene.

Angela Donato, operatore turistico, ha illustrato il Progetto “Riciclart” un ponte artistico tra Italia e Stati Uniti, quale occasione di turismo rigenerativo. Destinataria ne è stata la comunità di Torre di Ruggiero, che ha partecipato alla creazione delle opere arte, con il contributo di materiale. Ed «è proprio il coinvolgimento attivo delle comunità locali che contraddistingue il turismo rigenerativo, andando oltre il turismo sostenibile», ha precisato.

Carolina Scicchitano, direttore del Gal “Serre Calabresi”, ha evidenziato l’importanza dell’appuntamento rientrante nella Strategia di sviluppo del Gal 2014-2022, quale azione del progetto “Tec” con la sua finalità informativa e divulgativa. Un progetto che vuole stimolare la partecipazione dal basso, quale elemento di condivisione di scelte importanti, in un’ottica di programmazione e progettazione.

Il presidente del Gal “Serre Calabresi”, Marziale Battaglia, ha evidenziato il ruolo del Gruppo di Azione locale, che va oltre lo sviluppo rurale, guardando anche al turismo sostenibile mediante la Snai (Strategia nazionale delle aree interne) del Versante Ionico – Serre, il progetto “Montagne del Sole” e la formazione, prevista dalla nuova Strategia di sviluppo locale, per migliorare la qualità dell’accoglienza nei territori ed elevare il livello di qualità dei servizi offerti.

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