“Bisogna imparare. Soprattutto hanno da imparare quelli che insegnano agli altri. Ma sono quelli che hanno meno voglia di imparare” - Lev Trotsky
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Reggio: oggi pomeriggio la presentazione del libro “La biografia di nessuno ovvero noi morti” di Giuseppe Fantino

La biografia di nessuno ovvero noi morti” di Giuseppe Fantino,  edita da Città del Sole e curata  da  Fortunato Mannino, con prefazione di Francesco Idotta, sarà al centro di un incontro promosso congiuntamente dalla Associazione Culturale Anassilaos e da  Spazio Open che si terrà sabato 12 ottobre alle ore 17,30 presso lo Spazio Open (Via dei Filippini, 25,Reggio Calabria). Introdurrà  e condurrà Pina De Felice, Responsabile Poesia Ass. Anassilaos, Interverranno lo stesso Fortunato Mannino e Katia Colica. Giuseppe Fantino, è stato novelliere, romanziere, critico letterario e drammaturgo, ma i suoi scritti sono stati ignorati o peggio snobbati dalla critica ufficiale, nonostante i numerosi encomi e premi letterari ricevuti in vita. Finalmente la sua figura umana e letteraria è adesso presentata grazie all’analisi dei suoi scritti, dei suoi diari e dei suoi appunti finora trascurati. Nasce a Melicuccà (RC) nel 1908 in una famiglia onesta e laboriosa che asseconda le attitudini culturali del figlio tanto da mandarlo a studiare anche a Roma presso il prestigioso Liceo Classico “Mamiani”. Il turbolento percorso scolastico si conclude, comunque, presso il Liceo Classico Tommaso Campanella di Reggio Calabria. Nel 1933 consegue la laurea in Lettere Classiche presso l’Università degli Studi di Catania. Inizia l’attività d’insegnante e si trasferisce prima in Libia e poi in varie città italiane. Alla fine del secondo conflitto è epurato e si sposta a Napoli, dove la sua salute fisica e mentale già cagionevole subirà un tracollo. Riportato a Melicuccà viene ricoverato presso il manicomio di Reggio Calabria dove trascorre quasi ininterrottamente gli anni che vanno dal 1950 al 1957. Gli anni successivi, con una salute irrimediabilmente minata, riprende la sua attività d’insegnante ramingo per la penisola. Sono anni prolifici dal punto di vista letterario ma anche anni di frustrante solitudine. Unico conforto la lettura, la scrittura e l’affetto dei fratelli e dei nipoti. Si spegne il 20 febbraio del 1975 a Melicuccà.
Il  lavoro di Fortunato Mannino – scrive nella prefazione Francesco Idotta – conforta gli intellettuali e gli studiosi che vogliono aprire la gabbia in cui la Calabria è stata costretta negli ultimi cinquant’anni, da chi non ha saputo vedere il valore e la portata di certa letteratura e di certa riflessione. La paranoia di Fantino è una sindrome europea, un male descritto da Freud, come frutto di uno scontro non nichilistico, ma fruttuoso, perché “le nevrosi scaturiscono fondamentalmente da un conflitto tra l’Io e la pulsione sessuale, e le forme che esse assumono serbano l’impronta dell’evoluzione seguita e dalla libido e dall’Io”.

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