“Ecco che cosa ho pensato: affinché l'avvenimento più comune divenga un'avventura è necessario e sufficiente che ci si metta a raccontarlo” - Jean-Paul Sartre
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I Vattienti di Nocera Terinese: una tradizione da salvaguardare

La Calabria è una terra dove il sacro ed il profano, nei secoli dei secoli, si è sempre sovrapposto. Civiltà e pratiche ancestrali fanno risalire alcuni riti ai tempi delle dominazioni e della mitologia greca. Ed in molti casi, con l’avvento del cristianesimo, probabilmente, la commistione culturale ha fatto si che, qualche pratica giungesse fino a noi. I Riti del sangue della settimana santa , sui quali ancora insiste una generalizzata controversia interpretativa, vengono ancora praticati ed a Nocera Terinese. Ed anzi, si è assistito .nel corso degli ultimi quarant’anni ad un aumento del numero dei vattienti. Dinamica antropologica quasi in controtendenza, rispetto per esempio, ad altri fenomeni della modernità in agguato, come  l’abbandono progressivo dei centri storici, l’abbandono di usi e costumi legati al mondo rurale, i mutamenti fisiologici che hanno caratterizzato il passaggio dal secolo breve al secolo del predominio della tecnologia e dell’intelligenza artificiale. A Nocera no. A Nocera i vattienti continuano a battersi la sera del venerdì santo e il giorno del sabato santo. Praticando un rito, quello dello spargimento del sangue il cui significato è legato alla redenzione, alla rinascita al senso di un sacro che altrove va scomparendo ma che in questo paese, nel suo centro storico rimane fermo ed intriso nella sua storia millenaria che si vuole far risalire al quarto secolo a.c.

Una premessa doverosa per introdurre, per la prima volta la voce diretta dei vattienti che, è bene saperlo,  non sono organizzati in congregazione o altre forme associative, ma che si muovono in autonomia e svolgono il loro rito, appunto, autonomamente uscendo dai magazzini dove si preparano, compiendo il giro da secoli e secoli sempre lo sesso per le vie del paese, battendosi davanti alla Madonna la cui processione è separata dai vattienti e tornandosene a casa.

Decenni di studi spesso strumentali, interpretazioni svariate, servizi giornalistici che si sono fermati solo alle immagini del sangue che scorre fino ai social di oggi, hanno fatto si che questo rito snaturasse. Ma non nelle intenzioni di chi lo compie che, però, rischia di essere mostrato al mondo con un significato molto diverso da ciò che è la sua essenza reale e necessaria. Possiamo dire, senza paura di sbagliare dunque, che chi si batte lo fa perché è di Nocera. Poi ognuno ci mette la propria motivazione che si devozionale o di attaccamento alle radici millenarie poco importa.

Ed ecco dunque che per la prima volta i vattienti di Nocera sentono l’esigenza di comunicare con il mondo che li osserva e di mettere un freno al alcuni comportamenti esterni che rischiano di snaturarne il senso profondo. << Se il rito ancora vive – si legge in una nota firmata dai vattienti di Nocera – è grazie a quei vattienti che negli anni  50 si scontrarono con la Chiesa rimando liberi da regole o vincoli. Nessuno oggi deve prendersi merito e primogeniture di qualsiasi natura. Noi ci battiamo se ci sentiamo di farlo senza dire grazie a nessuno tranne che a Dio che ci da la salute per poterlo fare , non certamente ad enti che negli anni passati avrebbero voluto allestire bancarelle in piazza. Non vogliamo diventare un’attrazione per turisti.

Questo – continua il comunicato-  per dire concretamente basta. Per chiedere rispetto e soprattutto per evitare che questo rito intimo e personale che pretende rispetto venga addirittura commercializzato e messo in vetrina come attrazione turistica. Se è vero che anche la pro Loco di Nocera, lunge dal voler usare un atteggiamento culturalmente protettivo rispetto a questo rito, pare abbia già costruito, con il benestare del comune un progetto di finanziamento in questo senso. Il rito ha attraversato indenne anche il brutto momento del covid. In quell’occasione molti si sono battuti nei magazzini. Ma il pericolo  ed il rischio che tutto venga banalizzato e che si trasformi in un fenomeno da baraccone questo proprio i vattienti di Nocera  vogliono evitarlo. Per la prima volta nella storia di questo rito la pro Loco ha comunicato al comune lo svolgimento dello stesso. Che senso ha? Ed il comune ha addirittura preso atto ed emanato un bando per lo svolgimento in sicurezza dello stesso. Noi siamo autonomi e nessuno decide su come , dove, perché e quando batterci. Potremmo anche decidere di non batterci più nessuno. Il nostro spirito è slegato con ogni istituzione e con ogni autorità. Lo sapeva bene il compianto Don Alfredo Ferlaino che aveva ben spiegato che anche la Chiesa Cattolica e la processione camminano parallelamente ma separati>>

La richiesta dei vattienti di Nocera è dunque la seguente << lasciateci compiere il nostro rito che non è in vendita. Se non lo capite o non vi piace – questo rivolto anche a chi si improvvisa studioso la settimana santa – non venite a Nocera. Perché Nocera ha tante altre attrazioni paesaggistiche e monumentali da vedere. Se venite abbiate rispetto>>. Sono passati pochi decenni in fondo da quando qualche vecchio vattente disturbato dalle telecamere si avvento contro un operatore. << Ora ci dobbiamo difendere anche all’interno del Paese, da chi vorrebbe speculare, in maniera sbagliata, con l’immagine di tanti ragazzi che si battono con una motivazione talmente intima e personale da voler rimanere tale, scegliendo poi  di ritornare, dopo aver consumato il rito, ad essere i giovani, le persone  normali di sempre, con il cellulare in mano in giro per il paese>>.

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