“L’acquisto del nuovo centro di simulazione, l’unico in provincia, darà sfogo ai nuovi infermieri e contribuirà alla formazione specialistica dei nuovi professionisti”. È entusiasta Fausto Sposato, presidente Opi Cosenza. Gli infermieri cosentini sono pronti a festeggiare domenica prossima, 12 maggio alle ore 10, la giornata internazionale dell’infermiere con una delle novità più importanti degli ultimi anni.
“Il nostro Centro di simulazione è un vero e proprio tuffo nel futuro della formazione sanitaria”, afferma Sposato. “Nel cuore dell’innovazione nella formazione sanitaria, il centro di simulazione per infermieri rappresenta una rivoluzione nell’apprendimento e nel perfezionamento delle competenze cliniche e specialistiche. Questo centro, dotato di tecnologie all’avanguardia, offre ai professionisti sanitari un ambiente sicuro e controllato dove possono esercitarsi e imparare senza mettere a rischio la vita dei pazienti”, spiega il presidente Opi.
La simulazione in medicina non è un concetto nuovo; è una tecnica di formazione che ha visto la sua applicazione crescere esponenzialmente negli ultimi anni. “Utilizzando scenari clinici simulati, il centro di simulazione permette agli infermieri di imparare dagli errori commessi durante le esercitazioni in un contesto privo di rischi”, dicono dall’Opi.
Al centro di questi programmi di formazione ci sono i manichini ad alta fedeltà. Questi modelli sofisticati sono gestiti da computer e sono in grado di riprodurre segni fisiologici sia normali che patologici, rispondendo in tempo reale ai trattamenti somministrati. Questo elevato realismo consente agli infermieri di sentirsi completamente immersi in una situazione clinica vera, migliorando significativamente l’efficacia dell’apprendimento. “Il nostro centro- è la chiosa di Fausto Sposato- si concentra su aree critiche come l’emergenza e l’urgenza, la maternità e l’infanzia. La simulazione è fondamentale non solo per lo sviluppo delle abilità tecniche ma anche per quelle non tecniche, come il lavoro di squadra, il pensiero critico e la comunicazione”.