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‘Ndrangheta e scarti concerie, al via udienza con 24 imputati

Aperta e subito rinviata al tribunale di Firenze l’udienza preliminare per 24 imputati tra politici, dirigenti di enti pubblici e imprenditori e sei aziende, coinvolti nell’inchiesta della Dda toscana sul traffico illecito di rifiuti, fra cui il tossico keu – scarto di risulta della lavorazione delle concerie -, e sul coinvolgimento di aziende collegate alle cosche di ‘Ndrangheta, cui i rifiuti speciali erano affidati per lo smaltimento. Per la mancata notifica del processo a due imputati, il processo è stato aggiornato al prossimo 10 maggio. I reati contestati a vario titolo sono: associazione per delinquere finalizzata al traffico di illecito di rifiuti e inquinamento ambientale fino alla corruzione elettorale e indebita erogazione di fondi pubblici, falso e impedimento del controllo da parte degli organi amministrativi e giudiziari, estorsione. Il procuratore aggiunto Luca Tescaroli e il pm Giulio Monferini hanno depositato altri quattro faldoni con altri atti di indagine. Numerose le parti offese che hanno annunciato di volersi costituire parte civile alla prossima udienza. Tra queste la Cgil, la Regione Toscana, la Città metropolitana, Libera, Legambiente, il Consorzio di bonifica Toscana nord e numerosi comuni in cui sono stati sversati fanghi tossici. Tra gli imputati, Ledo Gori, ex capo di gabinetto della regione Toscana, Andrea Pieroni, attuale consigliere regionale Pd e un passato da presidente della Provincia di Pisa, accusato di corruzione elettorale e la sindaca di Santa Croce sull’Arno Giulia Deidda, che non aveva ricevuto l’avviso dell’udienza. Imputati anche imprenditori e soggetti delle aziende riconducibili alla ‘Ndrangheta. Il materiale keu- ma anche altri scarti chimici tossici da lavorazioni industriali – è stato smaltito in numerosi siti ambientali della Toscana, inquinandoli, soprattutto nei sottostrati delle lavorazioni stradali, come nel rifacimento di tratti della strada regionale 429 vicino a Empoli e in altri cantieri edili in Toscana, tipo una lottizzazione a Bucine, il comune dove in località Levane l’imprenditore Lerose indagato aveva la base e l’azienda.

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