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Belvedere Marittimo, la Summer Peace University chiude un’edizione intensa: futuro condiviso, pace dal basso. Lo sguardo è già rivolto al 2026

Per due settimane il borgo storico di Belvedere Marittimo, affacciato sul Tirreno cosentino, ha smesso di essere un semplice luogo per diventare crocevia di esperienze, saperi e visioni. In occasione della seconda edizione della Summer Peace University, progetto internazionale di formazione e cooperazione, il paese si è trasformato in un campus diffuso, accogliendo giovani delegati, diplomatici, accademici e rappresentanti istituzionali da Europa, Africa, Asia e America Latina. Un’iniziativa ideata e promossa dall’Istituto Calabrese di Politiche Internazionali (IsCaPI), in collaborazione con l’Ufficio Italia del Parlamento Europeo e con il sostegno della Commissione Europea, che ha fatto della Calabria un punto di riferimento per il dialogo globale.

Studentesse e studenti, esperti e docenti hanno intrecciato visioni e competenze affrontando le grandi questioni del nostro tempo: la transizione digitale e ambientale, il multipolarismo e la cooperazione, la disinformazione, le guerre economiche, l’intelligenza artificiale, la cittadinanza globale. Accanto al percorso accademico – fatto di lezioni, tavole rotonde e dialoghi interdisciplinari – le delegazioni hanno vissuto un’esperienza immersiva nel tessuto sociale del borgo, scoprendone le radici culturali e il volto quotidiano attraverso attività partecipative, incontri con la comunità locale e momenti di scambio informale, tra cui esperienze legate all’enogastronomia, alle tradizioni artigianali come la ceramica e percorsi di scoperta dei territori limitrofi. Attraverso l’accoglienza silenziosa ma profonda e il linguaggio universale dell’ospitalità, Belvedere Marittimo non è stato solo scenario, ma parte attiva del processo formativo.

A sottolinearlo, il direttore scientifico della SPU, Pavel Malyzhenkov, che ha espresso piena soddisfazione per l’esito dell’edizione 2025, elogiando il livello del confronto accademico, la qualità dei contributi emersi e l’intensità del coinvolgimento dei partecipanti.

Tra i momenti più significativi, il Forum Internazionale del 10 ottobre ha offerto una riflessione lucida e ampia sul futuro dell’ordine globale, con particolare attenzione al ruolo della diplomazia scientifica, delle istituzioni multilaterali e della leadership partecipativa. Il 14 ottobre, il Peace Talk con Pier Virgilio Dastoli, autorevole voce del federalismo europeo, ha riportato al centro il Manifesto di Ventotene come bussola per rilanciare l’idea di un’Europa solidale, interdipendente e globale. Dastoli ha ribadito che la pace si costruisce attraverso politiche coerenti in tutti gli ambiti della vita pubblica: economico, sociale, ambientale, culturale.

Il 17 ottobre ha segnato la conclusione del programma con il Forum Internazionale “Oltre i confini: dialoghi di pace e autonomie per i popoli senza Stato”, moderato da Fabrizia Arcuri, responsabile comunicazione della SPU. Il confronto ha messo a tema il diritto all’autodeterminazione, i modelli di autonomia nei contesti di conflitto e il ruolo della diplomazia multilivello. Sul palco si sono alternati esponenti di primo piano della diplomazia internazionale: Saywan Sabir Mustafa Barzani, Ambasciatore della Repubblica dell’Iraq presso la Confederazione Svizzera; Emadeldin Mirghani Abdelhamid Altohamy, Chargé d’Affaires a.i. dell’Ambasciata del Sudan; Domenico Naccari, Console Onorario del Regno del Marocco in Italia.

I loro interventi hanno restituito una pluralità di sguardi e una comune tensione verso la pace. L’ambasciatore Barzani ha condiviso il profondo processo di trasformazione dell’Iraq, sottolineando come il Paese non corrisponda più alla narrazione mediatica dominante. Dal 2018, ha spiegato, l’Iraq ha avviato un percorso di ricostruzione economica, apertura culturale e rilancio diplomatico, con nuove infrastrutture, università, politiche di scambio e turismo. “Oggi l’Iraq vuole essere un attore di pace, non più teatro di guerra”, ha dichiarato, evidenziando come iniziative come la SPU siano strumenti preziosi per aprire frontiere non solo geografiche, ma culturali.

Il rappresentante sudanese Altohamy ha richiamato l’attenzione sulla drammatica attualità del suo Paese, travolto da un conflitto sanguinoso riacceso nell’aprile 2023. Dopo aver ricordato le ricchezze naturali e la posizione strategica del Sudan, ha denunciato i crimini contro la popolazione civile e invocato una più forte presa di responsabilità da parte della comunità internazionale. “Abbiamo bisogno che il mondo alzi la voce. La pace si costruisce con la verità e la solidarietà, anche nei momenti più oscuri”, ha affermato con forza.

Domenico Naccari ha posto l’accento sul valore delle autonomie come strumento di equilibrio tra identità e stabilità, citando il piano marocchino per il Sahara Occidentale, riconosciuto a livello internazionale. Ha descritto il Marocco come ponte naturale tra Africa ed Europa, esempio di convivenza religiosa, avanzamento dei diritti femminili e impegno per infrastrutture sostenibili. La Summer Peace University, ha osservato, rappresenta un laboratorio di diplomazia decentrata, capace di trasformare le differenze in dialogo.

Un momento di grande intensità è stato l’intervento collettivo degli studenti, che hanno condiviso pubblicamente riflessioni, esperienze e proposte maturate nel corso del programma. Un gesto che ha dato voce a una generazione attenta, capace di abitare la complessità con spirito critico e visione. Le loro parole hanno incarnato il senso più profondo dell’esperienza vissuta: trasformare la formazione in cittadinanza attiva, la diplomazia in responsabilità quotidiana, la pace in pratica condivisa. Un racconto plurale e potente, che ha mostrato come la diplomazia non sia esclusiva delle istituzioni, ma processo diffuso che attraversa le coscienze, alimenta le relazioni e si radica nei territori.

Nel corso della giornata conclusiva sono stati conferiti i riconoscimenti istituzionali della SPU 2025. Una targa è stata assegnata all’Amministrazione comunale di Belvedere Marittimo per il patrocinio concesso e il sostegno garantito lungo tutto il percorso, espressione di una comunità capace di farsi luogo di accoglienza e visione. Un secondo riconoscimento è andato alla Gamian Consulting, main sponsor dell’edizione, rappresentata da Carolina Cairo, CFO, proposta come modello d’impresa orientata allo sviluppo sostenibile, capace di integrare nei propri processi i valori dell’equilibrio ambientale, della coesione sociale e della responsabilità economica. Un terzo riconoscimento è stato conferito al Matrioska Music Festival per la sinergia costruita tra musica e diplomazia culturale, dimostrando come l’arte possa farsi ponte tra le differenze e linguaggio condiviso di pace.

A suggellare l’intero percorso, la consegna del Summer Peace Prize 2025, realizzato dalla ceramista Julieta Castellano in collaborazione con l’Associazione Agorà. L’opera – un seme in ceramica che mette radici – è metafora potente di un impegno che cresce solo se nutrito da cura, responsabilità e visione. A riceverlo, gli ospiti istituzionali del forum conclusivo, protagonisti di un confronto aperto e multilaterale sui temi della pace, dell’autonomia e della cooperazione globale.

A consegnare i riconoscimenti è stato Salvatore La Porta, presidente dell’Istituto Calabrese di Politiche Internazionali, promotore della Summer Peace University. Nel suo intervento conclusivo ha voluto sottolineare come l’esperienza della SPU 2025 non rappresenti un punto d’arrivo, ma l’inizio di un cammino condiviso. “Ciò che abbiamo costruito in queste due settimane – ha affermato – non si esaurisce qui. È un seme che continuerà a generare relazioni, consapevolezze e nuove progettualità. Siamo già al lavoro per l’edizione 2026, con l’obiettivo di rafforzare ulteriormente questa rete di formazione, dialogo e cooperazione che trova nella Calabria una base viva, capace di parlare al mondo.”

In un tempo segnato da fratture sistemiche e tensioni globali, Belvedere Marittimo ha saputo offrire un modello alternativo: un luogo dove il dialogo diventa metodo e la cooperazione visione condivisa. La Summer Peace University 2025 non ha semplicemente delineato un programma formativo, ma ha tracciato un orizzonte di possibilità. Ha intrecciato relazioni, acceso coscienze, generato pratiche vive che continueranno a produrre senso e trasformazione ben oltre i confini geografici e temporali dell’esperienza. Perché la pace, quando è scelta collettiva e processo condiviso, non si consuma: si moltiplica.

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