«Non serve un braccio di ferro per risolvere uno dei problemi annosi che interessa la Calabria. Votare un testo blindato per portare a casa politicamente la riforma dei Consorzi di Bonifica, senza realmente incidere sui reali problemi del sistema, non fa bene all’agricoltura calabrese e soprattutto ai lavoratori e gli utenti, entrambi vere vittime di un sistema che ha sempre sostenuto un management spesso inadeguato che ha sperperato risorse all’interno di carrozzoni politici che hanno fatto la fine che tutti conosciamo». Lo afferma il presidente provinciale di Aic, Elisabetta Santoianni, intervendo sul tema caldo dell’estate che approderà in consiglio regionale per il voto finale.
«La nostra associazione ha più volte messo al centro della discussione e dell’azione sui territori il rapporto con i consorzi di bonifica e soprattutto ha promosso e vinto una class action in commissione tributaria provinciale sulle cartelle emesse dai consorzi che non corrispondono ai reali servizi erogati sui territori. Abbiamo vinto davanti alla legge ma la protervia dei consorzi continua a manifestarsi con i fermi amministrativi dei mezzi delle aziende che hanno promosso le azioni legali a tutela dei loro interessi. In questa vicenda complicata le vere vittime sono proprio i contribuenti (costretti a pagare per servizi mai avuti) e i lavoratori che non sono mai riusciti ad avere una tranquillità occupazionale».
Per la Santoianni serve non perdere l’occasione della riforma del sistema consortile ma affrontando le questioni spinose. Con l’impostazione che la Regione Calabria ha proposto «non si va a correggere l’attuale impostazione tributaria consortile, ma anzi si vuole contrastare la presentazione e l’accoglimento di ricorsi relativi ai tributi ingiusti da parte dei consorziati. Così si penalizzano quanti non risulteranno in regola estromettendoli dalla concessione dei contributi concessi dalla Regione a valere su tutte le risorse finanziarie dell’Ue, dello Stato e della Calabria destinate alle politiche agricole».
Ma il tema vero è anche un altro per la Santoianni. «Il consorzio unico potrebbe risultare l’ennesimo carrozzone inutile che non risponde ai bisogni di un comparto strategico per il nostro sviluppo agricolo. In realtà, proiettandoci in un’agricoltura multifunzionale e moderna, abbiamo bisogno di scelte radicali, serie, coraggiose per eliminare clientele e sperpero di risorse e pensare ad un modello che sia virtuoso, strategico e che tenga conto dei diritti dei lavoratori e degli utenti».