L’incontro con Luigi D’Alessio, esperto di panificazione, che da ventitré anni conduce laboratori esperienziali, in Italia ma anche all’estero, sulle varie forme di lievitazione naturale con il nome di “Pane Panacea”, si è tradotto per la Comunità Emmaus di Catanzaro, avente sede a Satriano Marina, in un’opportunità di conoscenza e di confronto. Il suo arrivo all’interno della Comunità, che ospita diversi “compagnon” di tutta Italia che si autogestiscono attraverso il recupero dell’usato – dai mobili agli elettrodomestici, dai libri agli oggetti e soprammobili per la casa – è avvenuto in concomitanza a quello di ventinove “campisti” provenienti dal Belgio. Quale migliore occasione, dunque, per i giovanissimi belgi giunti in Calabria per svolgere un’esperienza formativa di lavoro, secondo i principi della collaborazione e della condivisione di “Emmaus” che si ispirano al fondatore, l’Abbè Pierre, che cimentarsi nell’impasto, utilizzando la farina ricavata dai grani antichi del Molise? Dalle loro mani hanno preso forma pagnotte diverse, dal sapore che sa di storia e tradizione e con un alto grado di lievitazione: di sicuro non hanno mai assaggiato un pane così, e non hanno mai sperimentato l’esperienza di un prodotto unico nella dieta che è anche specchio della propria cultura.
“Il vostro cibo è anche il vostro modo di essere – ha dichiarato Luigi D’Alessio in un incontro pubblico in Comunità voluto dalla responsabile Mariaconcetta Infuso, con la collaborazione del CSV Calabria Centro – Tutti avrebbero diritto “almeno” al pane, eppure la ricchezza nel mondo resta nelle mani di pochi, mentre tantissimi devono combattere per poter mangiare. Ed anche il pane è diventato un prodotto finanziario per le maggior potenze produttrici mondiali, quali il Canada e la Siberia. Ecco perché le scelte personali di ognuno di voi in materia di cibo influenzano le sorti del mondo”. D’Alessio ha poi raccontato, con la collaborazione di un campista che ha aiutato nella traduzione in francese, cos’ha rappresentato il pane nella cultura contadina del Sud Italia, in cui erano le mamme di famiglia a farlo una volta a settimana ed a conservarlo per usarlo anche dopo giorni nelle zuppe. Il pane, infatti, non si mangiava mai fresco.
Mariaconcetta Infuso ha invece spiegato da cosa ha preso origine la Comunità a Satriano, in cui viene data accoglienza sin dal 2016 a uomini di ogni età e provenienza dal passato difficile: “La nostra è una Comunità povera, che si regge sull’arte del restauro e del riciclo per ridare nuova vita a ciò che viene donato e che rappresenta per chi vive qui l’unica fonte di sostentamento – ha dichiarato – Qui diamo una speranza a chi l’ha persa, perché, attraverso il recupero delle cose, le persone possano recuperare le loro vite. Il mio incontro con Emmaus e l’Abbè Pierre, che è avvenuto quando ero ancora piccola, ha condizionato per sempre la mia vita di volontaria. Ho fondato il Gruppo Emmaus a Catanzaro nel ’91, ed ora mi occupo anche della Comunità, con l’attenzione continua per i senzatetto e di chi ha bisogno di ricominciare daccapo. E voi, con la vostra gioventù e la vostra gioia, spero possiate portare un buon ricordo di questo luogo quando farete ritorno a casa”.