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Antonio Modaffari: “Ottobre, quel viaggio di Giovanni Paolo II in Calabria”

“Inizio ottobre, ricordiamo la visita di Giovanni Paolo II in Calabria. Una visita – scrive Antonio Modaffari in una nota – che ha fatto la storia, giorni ancora vivi nei cuori di chi c’era e anche nelle persone che ne hanno solo letto o sentito parlare. Il pontificato lungo 27 anni è stato segnato da numerosi viaggi; è stato definito il Globe-trotter della Fede, è andato negli angoli più remoti del mondo portando speranza dove la speranza non c’era. I viaggi di Giovanni Paolo II hanno influito anche sul nostro linguaggio quotidiano, hanno inciso sul lavoro dei giornalisti costretti a coniare neologismi per raccontare ciò che Wojtyla faceva in giro per il mondo. Due piccoli esempi: i termini papamobile e papaboys, oggi d’uso comune, nascono proprio per raccontare i viaggi di Wojtyla, i suoi numerosi movimenti tra le folle acclamanti, i milioni di giovani che ha incontrato.
Giovanni Paolo II arrivò in Calabria il 5 ottobre 1984 e toccò tutti i principali punti della nostra regione, ma il momento più intenso avvenne presso il Santuario Regionale di San Francesco a Paola.
Fu un attimo, un fuori programma, una sorta di piccolo colpo di teatro (passione che ha segnato la sua vita) un po’ come quel discorso d’inizio pontificato del 16 ottobre di qualche anno prima. Qualcosa di inatteso che, però, è rimasto impresso in maniera indelebile. Papa Wojtyla disse: “Venendo in Calabria, ho pensato che forse il luogo più importante fosse Reggio Calabria, forse Catanzaro, forse Cosenza, ma vedo che il luogo più importante è quello dove è san Francesco di Paola. Non ho saputo questo prima, ma venendo qui lo vedo e lo vedo anche in questa circostanza, che il Papa, per la seconda volta, deve venire qui, in questo santuario. Ieri era la prima volta, e oggi sono dovuto tornare da Cosenza per recitare il Rosario che, tramite la Radio vaticana, il Papa recita nel primo sabato del mese e viene diffuso in tutto il mondo. Così, vedo che il punto più importante è quello dove si trova san Francesco di Paola. Voi siete, dopo tanti secoli, i concittadini di questo santo, di questo grande santo, grande perché si è chiamato minimo. Se voi siete i concittadini di questo santo, dovete imitarlo. Egli era molto umile, molto buono, era pieno di carità. Vi auguro di essere i concittadini di san Francesco in questo senso. Soprattutto carità, umiltà, bontà: tutto questo è direi la consanguineità spirituale con san Francesco”.
Se da un lato Giovanni Paolo II decretò il Santuario come “il luogo più importante della Calabria”, dall’altro fece un augurio a tutti i cittadini calabresi.
Un augurio attuale – conclude la nota – che si rinnova nel trentottesimo anniversario si quella visita che legò profondamente Karol Wojtyla alla Calabria”.
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