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Schiaffi, insulti, minacce e spari. Operazione “Propaggine”, il modus operandi della ‘ndrina di Roma: “Noi siamo qua, guardate quanto siamo belli”

Una aggressione fatta, armi in pugno, di schiaffi, insulti, minacce e spari. E’ il modus operandi della ‘locale’ di ‘ndrangheta che operava a Roma e smantellata nel maggio scorso dai pm della Dda con 43 misure cautelari nell’operazione Propaggine. In un video esclusivo mandato in onda dal Tgr Lazio le fasi dell’aggressione avvenuta in una officina di Montecompatri, centro in provincia di Roma.

Secondo i magistrati capitolini a capo della struttura criminale, che operava da alcuni anni a Roma dopo avere ottenuto il via libera della casa madre in Calabria, c’era una diarchia composta da Antonio Carzo e Vicenzo Alvaro. I due, arrestati nell’operazione del maggio scorso, appartengono a storiche famiglie di ‘ndrangheta originarie di Casoleto, centro in provincia di Reggio Calabria. In una intercettazione, mandata in onda dalla Tgr, Carzo afferma: “noi siamo qua, guardate quanto siamo belli qua. Noi abbiamo una propaggine di la’ sotto. Noi ci facciamo i c…i nostri. Come gli spada si fanno i c…i loro, o no?”.

Il capoclan, che nelle intercettazioni viene definito come “il Papa” da uno degli affiliati, descrive la struttura del gruppo criminale: “siamo assai pure qua… volta e gira siamo qualche 100 di noi altri anche in questa zona del Lazio”. Il boss invita pero’ alla calma alla luce delle notizie su una indagini della Procura di Roma. “Dobbiamo stare piu’ quieti… Pignatone, Cortese, Prestipino sono tutti quelli che combattevano dentro i paese nostri – afferma nell’intercettazione – Cosoletto, Sinopoli. Tutta la famiglia nostra…maledetti”.

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