Bilancio estremamente positivo, a Reggio Calabria, per il diciottesimo Reggio FilmFest, grazie non solo alla presenza di personaggi di spicco del panorama cinematografico italiano e alla proiezione di numerosi film e cortometraggi di alto livello, ma anche a un calendario ricco di eventi collaterali che hanno portato in città cultura a tutto tondo e importanti riflessioni e spunti anche su temi di stretta attualità.
Tra questi eventi, di grande rilevanza si è rivelato il focus “Reggio FilmFest e il nuovo festival dello Stretto di Messina – La centralità dell’Area dello Stretto nel futuro dell’Europa dell’Audiovisivo“, ospitato a Villa Genoese Zerbi e incentrato sul nuovo progetto, oggetto di una proposta di legge dei Senatori Nino Germanà di Messina e Tilde Minasi di Reggio Calabria, che intende trasformare il Reggio FilmFest in “Festival dello Stretto”. Un Festival, cioè, che andrà a coinvolgere entrambe le sponde di Calabria e Sicilia, con eventi contemporanei che potranno sempre più presentare, all’Italia e al mondo, l’area dello Stretto di Messina come un meraviglioso set naturale in cui ambientare produzioni cinematografiche di qualunque genere e attrarre anche una nuova e corposa fetta di turismo, il cosiddetto “cineturismo”.
A parlarne, assieme al Direttore generale del Festival, Michele Geria e all’avvocato Giovanna Suriano, referente dei progetti di formazione del Festival, anche il giornalista Paride Leporace, esperto di cinema e per sette anni direttore della Lucana Film Commission, gli architetti Antonella Postorino e Lorenzo Marino e i rappresentanti della Fondazione Calabria Film Commission – finanziatrice del Festival assieme al Ministero della Cultura e alla Città Metropolitana di Reggio Calabria – Giampaolo Calabrese, project manager, e Alessandro Russo, responsabile della Comunicazione. A moderare il confronto il presentatore Marco Mauro.
Illuminante il primo intervento, affidato a Paride Leporace, che ha raccontato la sua esperienza a capo della Film Commission Lucana: «Quando arrivai – esordisce il giornalista – la Basilicata nel cinema attraversava un momento d’oro, tra Matera capitale della cultura e la pellicola di Rocco Papaleo, “Basilicata coast to coast”, che l’aveva fatta scoprire all’Italia. La Calabria invece era in un momento buio e io, da cosentino a capo dell’ente lucano, con l’allora Presidente della Calabria Oliverio mi inventai l’accordo “Lu.Ca.”, creando le condizioni per cui ciascuna Film Commission avrebbe finanziato i film per l’area di competenza. E sono arrivati – ricorda Leporace – anche i risultati perché nel progetto Lu.Ca. abbiamo per es prodotto “A ciambra” di Jonas Carpignano, film a forte motore calabrese che a Cannes ebbe un gran successo e rappresentò addirittura l’Italia agli Oscar. Analogamente, lo Stretto di Messina è un unico distretto, un posto straordinario, unico al mondo. Il progetto, dunque, di creare il Festival dello Stretto – conclude – è un’eccellente idea, che non sarà semplice da realizzare, ma sicuramente possibile».
Coinvolgente anche la testimonianza degli architetti Postorino e Marino, riferita in particolare alla loro esperienza in tema di cineturismo: «Abbiamo ideato un percorso cineturistico dello Stretto – raccontano – per consentire ai turisti di visitare i luoghi dei film. Il progetto è stato accolto dall’ordine degli architetti ed è diventato insieme architettura e cinema. Lo abbiamo lanciato alla Biennale di Reggio e quest’anno ci sarà la seconda edizione. Ha avuto molti riscontri, ma certamente c’è qualcosa che manca: le attrazioni che collegano il turismo al cinema, altrimenti rischia di restare un progetto a metà. Certo è che crea un indotto di interesse anche internazionale, e senza dubbio andrebbe ulteriormente sostenuto», commentano.
Ai loro interventi si ricollega il direttore generale del RCFF Michele Geria, che sottolinea come la strada per questi progetti è stata già aperta da un film, “Spiaggia di vetro”, interamente girato sullo Stretto di Messina dal regista statunitense Will Geiger, venuto in vacanza sulle nostre rive assieme alla moglie italo-americana e rimasto folgorato dalla bellezza del posto e dalla “feluca”, la barca per la pesca del pescespada, che lui chiamava “barca dei marziani”: il film è stato infatti finanziato dalle due Film Commission di Calabria e Sicilia e riuscirà certamente a trasmettere agli spettatori le emozioni che suscitano le splendide immagini del tratto di mare racchiuso tra le due regioni e, allo stesso tempo, è già riuscito a portare lavoro per le maestranze locali. «E’ l’esempio perfetto – dice Geria – di quante opportunità offra quest’area unita, di quanto possa essere attrattiva anche per il turismo e del fatto che realizzare il cinema sullo Stretto è possibile. Tanto che – rivela – anche un artista come Nino Frassica si è dimostrato interessato all’idea».
Il Reggio FilmFestival si distingue nettamente da altre manifestazioni per la sua capacità di offrire spazi e contenuti altamente diversificati, grazie a una struttura articolata in sezioni di grande rilevanza. L’avvocato Giovanna Suriano ha precisato: «Il focus su temi attuali, come quello di questa sera, le masterclass di alto livello e i workshop formativi sono solo alcune delle componenti che arricchiscono il festival. Tuttavia, ciò che conferisce al Reggio Calabria Film Festival una singolare originalità è la sezione ‘Dentro e Fuori le Mura’. Attraverso questa iniziativa, si porta la cultura e il cinema all’interno delle strutture penitenziarie, dimostrando come l’arte possa essere un potente strumento di inclusione e trasformazione sociale. Il festival non solo crea connessioni che partono dal cinema, ma si estende a ogni aspetto della vita, promuovendo un’autentica cultura condivisa. Con il Festival dello Stretto, il nostro obiettivo è proseguire su questa strada, elevando ulteriormente il livello e la qualità della manifestazione, per consolidare un’offerta culturale sempre più incisiva e significativa».
La chiusura dell’incontro è stata affidata a Giampaolo Calabrese, il project manager della Fondazione Calabria Film Commission: «Il Reggio FilmFest è uno dei festival più longevi della Calabria e si inserisce in un programma ambizioso – spiega – “Bella come il Cinema 2023”, che comprende diciotto festival e undici rassegne cinematografiche, offrendo un’ampia panoramica della produzione audiovisiva calabrese, dal Pollino allo Stretto, mettendo in risalto le bellezze paesaggistiche e storiche della regione e promuovendo una narrazione nuova e innovativa attraverso il cinema.
La Fondazione Calabria Film Commission – dice ancora – ha sostenuto questi festival e rassegne con circa 20 milioni negli ultimi tre anni, dimostrando l’impegno della giunta regionale nel promuovere il cinema come strumento di marketing territoriale e sviluppo economico. Gli investimenti nel settore cinematografico infatti contribuiscono non solo alla promozione del territorio ma anche al sostegno di un comparto in crescita, composto da professionisti e imprese locali, che grazie a questi investimenti, non sono più costretti a spostarsi per lavorare fuori dalla Calabria, ma stanno tornando e aiutano la crescita del settore».
Ottime notizie, insomma, in arrivo, che non si fermano qui: «Si prevede una nuova finestra annuale del bando, presentata alla Mostra del cinema di Venezia – ricorda ancora Calabrese – con l’obiettivo di sostenere ulteriormente le produzioni regionali e internazionali. Speriamo quindi – conclude – di attivare, attraverso questa misura, più produzioni possibili e importanti, per continuare su questo percorso».