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Da Lamezia a Palermo per raccogliere il testimone e farsi protagonisti della lotta alle mafie

Capaci, Cinisi, Via D’Amelio e Via Alfieri a Palermo non sono solo luoghi ma “un’assunzione di responsabilità”. Lo hanno capito bene i giovani volontari di Trame e Ala in visita presso i luoghi simbolo della lotta a Cosa Nostra in occasione del XXXIII anniversario dell’uccisione di Libero Grassi.

Circa venti i ragazzi partiti da Lamezia, dove le due associazioni hanno da tempo avviato un percorso di riappropriazione della memoria storica e di educazione alla cultura della legalità, che ha trovato ulteriore compimento lungo le tappe siciliane.

Il tour ha preso il via dalla sede del Comitato Addiopizzo, un appartamento confiscato al boss della mafia Masino Spadaro e intitolato a Mario Bignone, capo della Sezione Catturandi della Squadra Mobile di Palermo. Qui Daniele Marannano, coordinatore del movimento, ha illustrato le attività portate avanti sul territorio, dalla pratica del consumo critico all’assistenza alle vittime di estorsione e usura, fino alle attività di inclusione sociale finalizzate alla prevenzione del disagio e della devianza, riflettendo sui temi della responsabilità individuale e collettiva, della partecipazione, della libertà e del protagonismo giovanile.

Valori, questi ultimi, condivisi anche dai volontari de “La Casa di Paolo”, seconda tappa del viaggio, un progetto ideato da Salvatore Borsellino, fratello minore del magistrato, che si è realizzato nei locali della ex “Farmacia Borsellino”, in Via Della Vetriera nel quartiere Kalsa. La Casa di Paolo, come loro stessi raccontano, “è un luogo di cultura, un punto di aggregazione fondamentale in un quartiere difficile che manifesta tangibilmente il desiderio di cambiamento di una condizione negativa, di un tessuto sociale, di un quartiere e, in senso più ampio, di una mentalità”. Un luogo accogliente e sicuro, un punto di riferimento per i bambini e non solo di tutta la zona in grado di mostrare un’alternativa a chi, per vari motivi, sembrerebbe non averla, contando unicamente sull’impegno e sulla dedizione ammirevole dei propri volontari, senza accettare (per scelta) finanziamenti dallo Stato.

Particolarmente significativa e toccante è stata la commemorazione in ricordo dell’imprenditore Libero Grassi in via Alfieri, nel luogo e nell’orario esatto in cui 33 anni fa il proprietario dell’azienda tessile Sigma venne assassinato, organizzata da Addiopizzo, dai figli Davide e Alice Grassi e dal nipote Alfredo Chiodi. All’appuntamento annuale hanno preso parte, tra gli altri, il presidente della Corte d’Appello di Palermo Matteo Frasca, l’ex presidente del Senato Pietro Grasso, Tano Grasso, fondatore della prima associazione antiracket e della FAI nonché ideatore di Trame Festival dei libri sulle mafie, e i rappresentanti delle forze dell’Ordine e di varie associazioni contro le mafie.

Come da rito, è stato affisso dai familiari il manifesto in cui si legge: «Il 29 agosto 1991 qui è stato assassinato Libero Grassi, imprenditore, uomo coraggioso, ucciso dalla mafia, dall’omertà dell’associazione degli industriali, dall’indifferenza dei partiti, dall’assenza dello Stato», e verniciato di rosso il punto in cui è avvenuto l’agguato mortale, poi ricoperto di fiori. “Oggi – è stato riconosciuto dagli intervenuti – grazie al suo sacrificio si sono create le condizioni per cui commercianti e imprenditori possono opporsi ai condizionamenti di Cosa Nostra senza dover ricorrere al clamore a cui fu costretto Libero”.

La mattinata è stata l’occasione anche per sensibilizzare cittadini e istituzioni a praticare il consumo critico, promuovendo acquisti presso gli esercizi commerciali e le imprese che non si piegano alle estorsioni. In particolare, solidarietà è stata manifestata ai titolari della pizzeria “Dolce rosso pizza” di Capaci, in via Monsignor Siino, in passato oggetto di molestie e tentativi di estorsione denunciati con il sostegno di Addiopizzo, e oggi esempio da elogiare ed incoraggiare.

Sempre a Capaci, i volontari di Trame e Ala hanno visitato “MuST23 – Museo Stazione 23 maggio”, un museo interattivo e multimediale allestito nell’ex stazione, presso lo scalo merci in disuso. Qui tre container ospitano una sala immersiva con visori e realtà virtuale per “entrare” in autostrada immediatamente dopo l’esplosione, ascoltare testimonianze, guardare immagini di repertorio, monitor per vedere e ascoltare le parole di Giovanni Falcone, e un bookshop curato da Feltrinelli.

Tappa conclusiva e immancabile del viaggio è stata “Casa memoria Felicia e Peppino Impastato” a Cinisi, la Casa-Museo dedicata alla memoria di Peppino Impastato e di sua madre Felicia. Ad accoglierli Giovanni Impastato (fratello di Peppino) e sua figlia Luisa, che hanno ripercorso la vita e le battaglie di Peppino, tracciando il profilo del giovane uomo antifascista, attivista e giornalista, che per primo si è “beffato” dei boss e della mafia, pur appartenendo lui stesso ad una famiglia di mafia.  I suoi valori e i suoi ideali oggi rivivono grazie all’associazione Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato, con la quale collaborano molti giovani, che svolge quotidianamente un prezioso lavoro pedagogico, educativo e culturale per il superamento della mentalità mafiosa e di ogni forma oppressiva.

Giovanni e Luisa Impastato hanno condiviso con i ragazzi la propria esperienza di impegno, sostenendo la battaglia di Peppino e contribuendo significativamente al mantenimento della sua memoria e di quella di Felicia Impastato.

Il gruppo di rientro a Lamezia porta con sé un ricco carico di responsabilità: quello della memoria e, soprattutto, dell’impegno civico.

La trasferta a Palermo, Cinisi e Capaci, con le sue tappe simboliche e gli incontri con figure emblematiche dell’antimafia, infatti, ha offerto ai giovani volontari l’opportunità di avvicinarsi a una realtà apparentemente lontana, che acquisisce una dimensione più concreta e tangibile quando si cammina nei luoghi segnati dalla violenza mafiosa.

L’obiettivo era innescare e diffondere nuove consapevolezze per incoraggiare il protagonismo delle nuove generazioni nella lotta alle mafie: un percorso che richiede impegno, coraggio e determinazione, qualità che Libero Grassi, Peppino Impastato, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, e altri eroi civili hanno incarnato.

Il viaggio è stato quindi un’occasione di riflessione e di formazione, un invito a non dimenticare e a non cedere all’indifferenza, a riconoscere il valore della memoria come strumento di resistenza. In questo modo, il ricordo di tutte le vittime della mafia continuerà a vivere anche nelle azioni di chi, ispirato dal loro esempio, sceglie di combattere mosso dagli ideali di giustizia e legalità.

L’esperienza, promossa dall’Associazione Antiracket Lamezia, è stata possibile grazie al progetto destinato ai giovani “Civic Up” finanziato con i Fondi Otto per Mille della Chiesa Valdese.

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