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“Tutela dell’ambiente e salute pubblica nell’impero romano”: il 10 maggio conversazione a Reggio Calabria

Venerdì 10 maggio alle ore 17,00 presso il Museo Archeologico la Prof.ssa Elena Caliri,  Ordinario di Storia Romana presso il Dipartimento di Civiltà antiche e moderne (DICAM)  dell’Università di Messina, terrà una conversazione sul tema Tutela dell’ambiente e salute pubblica nell’impero romano. All’ incontro  prenderà parte il Direttore del Museo Fabrizio Sudano. Introdurrà il Prof. Amos Martino, responsabile Anassilaos. Alla studiosa sarà donata una  moneta realizzata da Domenico Colella. Che i Romani  romano siano stati sempre sensibili alla salute pubblica, intesa anche come igiene pubblica, è dimostrato dall’impegno, quasi maniacale, con cui costruivano acquedotti allo scopo di approvvigionare d’acqua le città  e i centri urbani piccoli e grandi dell’Impero. La conoscenza delle leggi della fisica e dell’idraulica utilizzate a tale scopo continuano ancora oggi a stupire i contemporanei. Alla base di tutto vi era l’idea che l’acqua fosse un elemento fondamentale per assicurare igiene e pulizia. Da qui anche l’edificazione in tutti i centri di terme e  bagni pubblici (un esempio anche nella nostra Città). Tale cura e attenzione per l’igiene non potè però scongiurare, di volta in volta, il diffondersi di terribili pestilenze quale la cosiddetta “peste antonina” che dal 165 d.C., sotto il regno dell’imperatore Marco Aurelio, quasi spopolò l’impero. Ciononostante, dopo la caduta dell’impero, ci vollero secoli, almeno fino al XIX secolo per comprendere quanto la salubrità dell’acqua e l’igiene pubblica  fossero essenziali, soprattutto  nei grandi agglomerati urbani, a scongiurare l’insorgere di epidemie.   Quanto all’ambiente non si può certo dire che i Romani fossero ambientalisti in senso moderno. Essi amavano certamente la natura e gli affreschi  del ninfeo sotterraneo della villa di Livia conservati al Museo Nazionale Romano con la descrizione di splendidi giardini ne sono un esempio, ma non esisteva nel diritto romano una legislazione ambientalista (del resto da poco presente nel diritto moderno) pur essendo essi consapevoli dell’impatto ambientale di determinate attività antropiche come il disboscamento o l’attività estrattiva che provocavano smottamenti e  l’esondazione dei fiumi, e l’eccessiva urbanizzazione con conseguente inquinamento delle acque.

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