Grandi emozioni al Teatro Grandinetti di Lamezia Terme con la messa in scena “Toghe rosso sangue”. L’opera teatrale, scritta da Giacomo Carbone, ispirata al libro di Paride Leporace e diretta da Francesco Marino, attraverso la voce incalzante dei quattro attori – Sebastiano Gavasso, Francesco Polizzi, Diego Migeni ed Emanuela Valiante – ha riversato nella coscienza degli spettatori il racconto tragico delle vite spezzate dei magistrati, uccisi da mani omicide, mafiose ed eversive, che hanno insanguinato la storia repubblicana del nostro Paese.
Il teatro come presidio di legalità. Una serata fortemente voluta, per il secondo anno consecutivo, dall’Associazione nazionale magistrati i Catanzaro guidata dal presidente Giovanni Strangis, e da Nico Morelli dell’associazione teatrale “I Vacantusi”. Lo spettacolo è stato organizzato in occasione dell’anniversario dell’omicidio del giudice Francesco Ferlaino, assassinato cinquant’anni fa a Lamezia Terme, primo magistrato ucciso dalla ‘ndrangheta in Calabria.
La messa in scena ha seguito i tempi e i modi di una tragedia greca. Come un antico coro, gli attori si rivolgono al pubblico per raccontare lutti e ingiustizie di una comunità infelice, perseguitata da un destino crudele. Le morti dei giudici irrompono una dopo l’altra sul palco, scandite da un ritmo caotico e crudele che sembra obbedire all’insensatezza del caso, ma che in realtà rivela un disegno oscuro, un filo rosso che lega strategie inconfessabili e indicibili dietro le quinte dei delitti.
La scenografia essenziale, gli abiti senza tempo, le parole di cronaca nera, quelle dei familiari delle vittime, e quelle immaginate sulle labbra dei fantasmi degli uccisi, hanno creato un’atmosfera di straordinaria immedesimazione e compassione. In questa cornice, il ricordo del sacrificio dei magistrati assassinati si impone come un’eredità, un monito severo per un Paese, che ancora troppo spesso, sembra aver bisogno di eroi.