“Domani 13 settembre alle ore 7 del mattino, il rito si ripete dal 1636 e rappresenta la partecipazione corale della città. I devoti provengono anche da altre parti del territorio calabrese e siciliano, ed è una partecipazione densa e carica di emozione perché il passo che accompagna l’andare dell’immagine della Madonna della Consolazione è accompagnata dai battiti dei cuori dei presenti. Si è in tantissimi a volgere lo sguardo all’immagine ma è come se quello sguardo fosse la cosa più intima tra il fedele e Maria. Uno sguardo a cui si affidano delle richieste il più delle volte dedicate al proprio stato di salute o per ottenere la guarigione di un proprio parente o amico/a affetto da gravi patologie.
Richieste e preghiere cariche di speranza perché Maria, Madre della Consolazione, si è rivelata soprattutto alle donne e agli uomini prigionieri di una sofferenza.
La malattia, da sempre, è anche il luogo dei miracoli perché la Madre di Dio conosce bene quale sia la sofferenza di una madre provocata dalla malattia di un figlio. Conosce bene il valore della vita e lì interviene per prolungarla o per migliorarne la qualità.
Ecco perché tra le tappe del percorso che il Santo Quadro fa nell’attraversare la città c’è né una che raccoglie i desideri e battiti del cuore dei fedeli e ne presenta le richieste all’Effige, con la forza della preghiera.
E’ la tappa davanti al Policlinico che porta il nome della Santa vergine e che avviene intorno alle 8.30 circa ma che abbraccia anche il GOM che si trova nelle immediate vicinanze.
È il Cappellano del Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria che raccoglie dalle corsie del nosocomio la speranza dettata dalla fede e intercede, con la forza del Credo, perché lo sguardo di Maria si poggi sulle piaghe della sofferenza umana.
Don Stefano Iacopino (Cappellano del GOM da qualche decennio e che ha istituito questa tappa) invita, attraverso questa preghiera, di cui si riporta il testo, e nel tempo di grazia giubilare, a rivolgersi a Maria con queste parole:
O Vergine della Consolazione, i nostri occhi, nel vederti venire incontro, si sono riempiti di emozione, mentre il cuore si è sciolto in una spontanea a commossa preghiera. Preghiera che fiduciosi ti rivolgiamo, in questo momento, e che vuole essere la voce delle sorelle e dei fratelli crocifissi sul letto della malattia e della sofferenza, bisognosi di una carezza taumaturgica e di un segno di solidale conforto.
Volgi, ti supplichiamo, il tuo sguardo materno e premuroso su di loro e su di noi, accogli i desideri del cuore e mostrali al tuo figlio Gesù, perché possa trasformarli, come l’acqua in vino alle nozze di Cana, in grazia e consolazioni.
Sostieni con benevola predilezione le persone che si dedicano alle loro cure, personale sanitario, medici, infermieri, personale sociosanitario, amministrativi, suscitando costantemente nella loro vita sentimenti di paziente dedizione e di tenerezza.
Illumina e sostieni con la tua grazia coloro che coordinano le specifiche attività istituzionali, perché possano ispirare, attuare e accompagnare, con carisma lungimirante, ogni iniziativa che possa essere veicolo di sollievo e di promozione umana e professionale.
Infondi empatia nei familiari e nei volontari per far sì che la loro presenza sia sempre un dono d’amore.
Con questi fiori desideriamo offrirti i palpiti dei cuori che volgono a te il loro sguardo, ponendosi sulle tue orme, e implorano la tua materna e santa benedizione. Amen”.
Così in una nota il vicedirettore dell’Arcidiocesi Reggio Calabria-Bova, Luigi Arcuri.