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Reggio: focus sulla gestione dei beni confiscati in Quinta Commissione

La gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata è stata al centro dell’ultima seduta della Quinta Commissione (Politiche sociali e della salute, sanità, politiche abitative). A fare il punto della situazione, su richiesta dei consiglieri comunali di opposizione, sono stati i dirigenti Luisa Nipote (Patrimonio) e Francesco Barreca (Welfare) nonché la funzionaria dell’E.Q. Patrimonio Antonia Macheda.

In apertura dei lavori il presidente dell’organismo consiliare, Giovanni Latella, ha lodato il «lavoro pregevole» svolto dalla consigliera comunale Nancy Iachino, ex delegata ai beni confiscati del Comune, rimarcando: «Questa è un’Amministrazione antindrangheta, siamo una punta di diamante e lo stiamo dimostrando con i fatti».

Il consigliere Massimo Ripepi ha invece ricordato quello che ha definito uno «scempio» emerso su sua sollecitazione in anni recenti, spiegando di aver chiesto un monitoraggio presso i beni confiscati per chiarirne l’effettivo utilizzo e invitando la dirigente a specificare se le associazioni che li gestiscono abbiano dei contenziosi. Nipote ha spiegato che «non ci sono grosse pendenze se non di natura ordinaria», mentre Barreca ha aggiunto che sono stati eseguiti diversi sopralluoghi sui beni, passandoli in rassegna uno per uno, in particolare quelli destinati a finalità sociali (tredici in tutto), di cui ha ripercorso l’iter, dall’assegnazione ai recenti controlli. Per sei di questi beni è stata attivata la procedura per la restituzione perché è stato riscontrato che non venivano utilizzati per le finalità per cui erano stati concessi.

Ripepi ha osservato che «l’amministrazione Falcomatà in dieci anni ha assegnato sette beni confiscati, ce ne sono 57 non assegnati, mentre prima del 2014 ne erano stati assegnati 18». In risposta il consigliere Giuseppe Marino ha specificato che «tale dato è riferito solo a beni confiscati destinati a utilizzo sociale ed assegnati ad associazioni e, invece, non contempla i beni che sono stati impiegati per emergenze abitative, per altre finalità di welfare o utilizzati direttamente dall’Amministrazione comunale».

Nipote ha poi ricordato che c’è un bando attualmente in corso per sei beni e che «a inizio anno avremo le assegnazioni». Inoltre sia la dirigente che la funzionaria Macheda hanno posto l’accento sulla necessità di ristrutturazione riscontrata per alcuni beni. «L’utilizzo parziale spesso è dovuto proprio alle condizioni strutturali – ha specificato Macheda – e gli interventi di questo tipo devono essere necessariamente programmati. A giugno abbiamo promosso un importante progetto di collaborazione con la facoltà di Architettura dell’Università Mediterranea proprio per rendere i beni confiscati oggetto di studio».

Diversità di vedute, in chiusura dei lavori, sull’impegno dell’Amministrazione comunale nella gestione dei beni confiscati. Per Ripepi la situazione emersa era «talmente grave che è è stato creato un nucleo di controllo da parte della Prefettura e, oggi, abbiamo dei dati su cui ragionare». Il consigliere Giuseppe Sera ha invece ribattuto: «La verità è che abbiamo trovato beni confiscati dati a chiunque, anche sulla parola».

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