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Klaus Davi: “Gravissime dichiarazioni del sindaco di Platì. Di indagini giudiziarie mai saputo nulla”

“Leggo con stupore la lettera aperta del sindaco di Platì Rosario Sergi pubblicata oggi da molti media calabresi, il quale mi tira in ballo per aver – a suo avviso – vaticinato un’indagine giudiziaria nei suoi riguardi, che poi si sarebbe avverata”, ha dichiarato Klaus Davi. Il giornalista ha poi spiegato: “Non discuto il suo diritto a mettere al corrente l’opinione pubblica dei problemi che incontra un amministratore – è un suo pieno diritto – e in parte la sua lettera è anche condivisibile. Il sistema culturale e della società civile antimafia è in grande difficoltà perché da una parte riserva a dibattiti e conferenza i temi della penetrazione della mafia al nord (e i Barbaro Papalia ne sanno qualcosa), dall’altra si focalizza quasi solo sui comuni del sud, lasciando fuori i veri snodi del potere economico ‘Ndranghetista, vedi Milano. Scontato sciogliere Stefanaconi o Tropea, ma guai a toccare Milano, i cui mercati comunali sono stati infiltrati dai Piromalli. Il percepito è forte con i deboli (la Calabria) e debole con i forti (potentati economici e non solo del nord). Ma di questo la società civile antimafia non parla. Dibattiti non si fanno e trionfa l’omertà e anche il ministero degli interni tace”. Davi è infine tornato a parlare delle parole di Sergi: “Tornando alle indagini giudiziarie, io non so assolutamente nulla in anticipo, gli ultimi magistrati con cui ho parlato sono i dottori Bombardieri e Ignazitto e riguardava la vicenda del pentito Barreca quando fui interrogato. Da quel momento non ho più avuto contatti con nessuno. Non ho fonti in procura e se devo interpellare un capo mafia o fare un servizio lo cerco io direttamente. Non faccio parte del circo giornalistico giudiziario, non ho notizie in anteprima e sono convinto che questi personaggi vadano giudicati per la loro politica. Sergi mi lasci fuori dalle sue vicende, pur non condividendo le sue scelte amministrative, saranno gli elettori a giudicare il suo operato. Sta a lui dimostrare con i fatti che non è stato condizionato da certe presenze ingombranti e chiarire con l’autorità giudiziaria che deve sempre vigilare attentamente su queste cose. Ma non mi attribuisca poteri che non ho e non mi utilizzi come alibi per la sua incapacità”.

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