“Sul Mezzogiorno, si continua a rimanere in silenzio. Addirittura si sta per aprire nel Paese, una forte contraddizione tra gli obiettivi che l’Europa assegna all’Italia attraverso il Pnrr e la volontà, espressa dalla nuova compagine di Governo, di realizzare una autonomia differenziata che contrasta fortemente con la visione solidaristica dell’Europa post pandemia”. Lo afferma, in una nota, il segretario generale della Uil calabrese Santo Biondo.
“Infatti, se da una parte Bruxelles chiede al nostro Paese di porre la massima attenzione sui temi della convergenza territoriale e della coesione sociale e invita la politica e le istituzioni ad intervenire, per risolverle – aggiunge Biondo – sulle problematiche ancora aperte del divario territoriale tra il Sud e il Nord del Paese – divari nelle infrastrutture, nella sanità, nei trasporti e nella scuola, solo per fare alcuni esempi – che ogni anno contribuiscono a determinare l’uscita dal Mezzogiorno di circa 130 mila abitanti; dall’altra parte c’è, invece, l’idea di una certa politica, che si affianca alla pretesa incostituzionale di alcune regioni, di disporre in autonomia di più competenze e più risorse, andando ad indebolire le regioni più fragili del Paese. In questo progetto di autonomia differenziata, su cui punta in modo particolare la Lega, si continua a non voler discutere della parte della Carta costituzionale che è di più interesse per le regioni del sud, quella che inserisce nel nostro ordinamento strumenti quali: la perequazione, la tassazione locale, e la definizione, appunto, dei Livelli essenziali delle prestazioni”.
“Mentre si mette in un cassetto la corretta applicazione di questi dettami costituzionali – sostiene ancora il leader della Uil calabrese – si prova a spingere la discussione sugli aspetti della riforma costituzionale che stanno più a cuore alle aree economicamente più forti del Paese: calcolo dei costi standard, autonomia fiscale, che ha prodotto una progressiva riduzione delle rimesse statali in favore dei territori del Sud.
“La legge sul federalismo fiscale – sottolinea ancora Biondo – non è solo incostituzionale ma addirittura si scontra con lo stesso Pnrr, dato che l’arretratezza dei Lep nel Mezzogiorno è stato uno degli indicatori che ha permesso all’Italia di strappare in Europa la quota più alta del finanziamento di Ngeu. Piuttosto che di autonomia regionale, occorre che politica e le istituzioni si adoperino ad avviare una discussione seria, diretta a rivedere totalmente la legge sul federalismo fiscale, per riscrivere e superare la legge 42/09”.