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Patir, a Rossano Openlab di progettualità territoriale: il 27 e 28 maggio due giornate di studio presso il complesso monastico di Santa Maria del Patire

Dopo l’anteprima dell’11 maggio a Rossano, prosegue l’attività di approfondimento scientifico e valorizzazione a cura dell’Associazione “Rossano Purpurea” con le imminenti due giornate di studio del 27 e 28 maggio, che saranno interamente contestualizzate presso il complesso monastico basiliano di Santa Maria del Patire.

«Siamo rimasti fortemente soddisfatti – dice Alessandra Mazzei, promotrice dell’openlab che animerà il monumento del Patire – del primo avvio svoltosi presso il Salone degli Stemmi dell’Arcivescovado, sia per l’interesse e l’adesione da parte della comunità e delle istituzioni, che per la qualità e lo spessore degli ospiti, il professor Morales dal Messico e la dottoressa Nardi, che, come ci aspettavamo, hanno costruito una cornice di metodo e valori entro cui il nostro territorio potrebbe avviare una programmazione concertata dal basso, ma in quella circolarità più volte evocata».

«Si tratta, a nostro avviso – prosegue Mazzei – di procedere lungo un percorso orientato ad una visione comune e partecipata, così come la Convenzione di Faro ci indica, che sia di largo respiro, ma che parta da subito; ambiziosa, ma concreta; che scaturisca dall’analisi realistica delle nostre specificità – scrostandole da sovrastrutture e appellativi non sempre rivelatisi utili -, dal raffronto tra queste e il resto del mondo, ma che sappia, infine, fare sintesi e trovare il filo principale, o i fili da tessere e intrecciare per costruire il tessuto su cui andare a delineare progettualità, sviluppo, ma anche qualità della vita in una delle più belle e interessanti regioni d’Europa, la Calabria».

In questo senso, Patir, nella sua intera articolazione dei tre giorni, in cui il mondo accademico e scientifico, le istituzioni, la politica e la comunità, accompagnati da qualificati esponenti del mondo della comunicazione, si confronteranno sul patrimonio storico, artistico, architettonico e naturalistico che ci circonda, sarà da intendersi come un vero e proprio Openlab, una fucina di riflessioni, stimoli, rilanci e moniti che costituiranno la piattaforma su cui impiantare il lavoro che ci aspetta e che vedrà protagonista il nostro territorio.

«E l’intero triduo – spiega ancora la presidente di Rossano Purpurea – sarà caratterizzato dalla presenza, tra gli altri, di numerose autorità del Ministero della Cultura, come il direttore del Segretariato regionale MiC Calabria, Salvatore Patamia, il direttore ad interim della direzione regionale Musei Calabria, Filippo Demma, e di esperti Unesco in valorizzazione del patrimonio immateriale, come Patrizia Nardi, che ha garantito la sua presenza, preziosa quanto generosa, durante l’intero arco della manifestazione».

La mission di questa due giorni immersi nelle meraviglie del Patire, a Corigliano-Rossano, sarà quella di ascoltare, raccogliere, contestualizzare, per poi mettere insieme i primi tasselli che potrebbero essere utili al territorio «per avviare un percorso di valorizzazione e promozione, regionale, nazionale e internazionale per guardare nel futuro anche ad un possibile quanto auspicabile progetto di candidatura».

La Calabria è giunta solo nel 2013 ad avere il suo primo riconoscimento Unesco, con la Varia di Palmi nella Rete italiana delle macchine a spalla, ma è giusto ritenere che per la sua splendida e stratificata storia al centro del Mediterraneo abbia ancora molto da dire in quest’ambito.

«Percorso lungo e complesso, ci teniamo a dirlo, da non sminuire con facili frasi di immediate candidature che sono molto di là da venire e non nei nostri immediati obiettivi. Ma riteniamo – prosegue Mazzei – che un piano strategico d’intervento sia indispensabile e formativo e che possa servire a costruire meglio la nostra consapevolezza e ad aprire orizzonti di sviluppo, definendo e condividenti con tutti gli attori utili metodi di lavoro su cui proseguire».

Rossano Purpurea ha impiantato un terreno di confronto, intende promuovere, appunto, un metodo, nella consapevolezza che, nelle diverse fasi e articolazioni interne che il progetto Patir avrà, ci sarà non solo spazio, ma bisogno di tutte le nostre più belle e sane risorse e intelligenze che sappiano lavorare nella prospettiva del noi e del dialogo intergenerazionale.

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