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ITA Airways, Slc Cgil Calabria: “543 licenziamenti tra Rende e Palermo. Disatteso accordo ministeriale”

«Con l’accordo sottoscritto dopo una lunga trattativa in sede ministeriale il 21 ottobre 2021, tra le segreterie nazionali territoriali e le Rsu di Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni, Covisian Spa ed Almaviva Contact Spa, alla presenza di ITA e delle istituzioni regionali e nazionali, si credeva di essere riusciti a mettere in sicurezza il perimetro occupazionale, composto complessivamente da 543 lavoratori, insistente sui siti di Rende e Palermo». La denuncia in una nota congiunta delle segreterie calabresi di Cgil e Slc Cgil che spiegano: «Il 31 marzo, invece, è stata inviata una comunicazione da parte di Covisian Spa in cui si anticipava che il committente ITA, dal 30 aprile avrebbe ritirato l’assegnazione della commessa e, conseguentemente, l’accordo sottoscritto sarebbe stato risolto. Per 543 lavoratori (di cui 36 su Rende) è sempre più crescente la preoccupazione per la possibile perdita del loro lavoro che, con Alitalia prima e con ITA poi, hanno svolto per oltre 10 anni. Il 7 aprile, a conferma di quanto si temeva, Covisian Spa ha proceduto alla notifica dell’apertura di una procedura di licenziamento ai sensi della legge 223/91, per 221 lavoratori della sede di Rende e Palermo (il totale dei lavoratori oggetto di passaggio al momento sui 543 complessivi), la cui prima convocazione è avvenuta il 27 aprile presso il Ministero del Lavoro. Tramite le segreterie nazionali è stata richiesta una convocazione al Ministero del Lavoro in cui coinvolgere le aziende impattate nonché le istituzioni, in ragione del fatto che ITA è un’azienda pubblica. Al suddetto incontro, avvenuto il 20 aprile 2022, ITA non si è presentata, in totale sdegno alle Istituzioni della Repubblica».

«Come segreterie regionali calabresi – scrivono ancora Cgil e Slc Cgil – abbiamo programmato un pacchetto di scioperi e manifestazioni pubbliche, di comune accordo con i colleghi siciliani, che hanno avuto un altissimo riscontro tra i lavoratori con adesioni che hanno toccato anche il 100% della partecipazione in determinate fasce lavorative ma, nonostante le nostre sollecitazioni, ITA ha proseguito per la sua strada. Dal 1° maggio l’attività di call center per ITA viene totalmente gestita a Roma con lavoratori in somministrazione a tempo determinato e alcune riqualificazioni di lavoratori ex-Alitalia in a.s., mentre tutti i 543 lavoratori (tra calabresi e siciliani) sono in due procedure di licenziamento collettive, perché, nel frattempo, anche Almaviva il 20 aprile 2022ha avviato la procedura di licenziamento delle oltre 300 persone restanti. Questa scandalosa vertenza, soprattutto perché generata da un’azienda a capitale completamente pubblico, sta creando un vero e proprio dramma occupazionale e sociale che le nostre due Regioni in particolar modo non possono permettersi. È sempre più urgente sollecitare ai Ministri Orlando e Giorgetti un tavolo di crisi specifico da aprire congiuntamente ai Ministeri del Lavoro e dello Sviluppo Economico in cui coinvolgere tutti gli attori di questa vicenda, ITA in primis, per ricercare le migliori soluzioni per i lavoratori impattati da questa scellerata manovra speculativa. È fondamentale porre all’attenzione del Ministero dell’Economia e delle Finanza il fatto che, una sua azienda controllata, quindi ad intero capitale pubblico non può generare un dramma occupazionale e sociale così profondo, inseguendo esclusivi interessi economici e generando dumping contrattuale e salariale, un’azienda di Stato deve avere anche una funzione sociale».

«Oggi, – concludono – le segreterie regionale Cgil e Slc, hanno chiesto al presidente Occhiuto un autorevole intervento della Regione Calabria sul governo affinché scongiuri l’ennesimo dramma occupazionale, in una terra già dilaniata da percentuali di disoccupazione elevatissime. Il Presidente ci ha dato disponibilità ad un incontro nei prossimi giorni, insieme all’assessore al lavoro, per poter approfondire assieme al sindacato le azioni da introdurre per la salvaguardia del perimetro occupazionale».

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