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Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani ricorda il carabiniere Renato Lio

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani intende ricordare, nel trentatreesimo anniversario della sua morte, il sacrificio del carabiniere Renato Lio, ucciso il 20 agosto 1991 a Soverato, in provincia di Catanzaro, mentre svolgeva un posto di blocco sulla statale 106. In quella tragica circostanza, la vita di un giovane uomo di appena trentacinque anni venne stroncata da chi aveva scelto la via dell’illegalità, lasciando una ferita profonda non solo nella sua famiglia e nell’Arma, ma nell’intera comunità.

“L’episodio di Soverato ci ricorda come la professione del carabiniere e, più in generale, delle forze dell’ordine, comporti ogni giorno un rischio silenzioso e costante. Garantire sicurezza e legalità, soprattutto in territori segnati da difficoltà sociali e dalla presenza di criminalità organizzata, significa spesso esporsi a pericoli che restano invisibili agli occhi della cittadinanza, ma che rappresentano la sostanza stessa della loro missione.

Il CNDDU sottolinea che il sacrificio di uomini come Renato Lio non deve essere relegato a un mero ricordo commemorativo: esso costituisce un insegnamento civile che va custodito e trasmesso, soprattutto nelle scuole.

È proprio nel contesto educativo che si gioca la sfida decisiva: la costruzione di una cittadinanza consapevole e responsabile. La scuola, infatti, non è soltanto il luogo in cui si apprendono nozioni, ma è il laboratorio in cui si formano coscienze, si alimentano valori, si forgia la capacità di distinguere tra legalità e sopruso, tra responsabilità e indifferenza. Parlare di Renato Lio in classe significa offrire ai ragazzi un esempio concreto di come la legalità non sia un concetto astratto, ma un bene che richiede coraggio, sacrificio e impegno quotidiano.

Occorre investire su progetti didattici e laboratoriali che portino gli studenti a confrontarsi con storie come quella di Renato Lio e di tanti altri servitori dello Stato. La memoria deve trasformarsi in pratica educativa, stimolando riflessioni sul ruolo attivo che ciascuno può svolgere nella propria comunità: dal rispetto delle regole, all’impegno contro le mafie, fino alla tutela dei beni comuni e dell’ambiente.

Solo un’educazione alla legalità vissuta, condivisa e partecipata può generare una cultura diffusa della responsabilità civica, capace di contrastare le derive della criminalità e dell’individualismo. In questo senso, ricordare Renato Lio non è un atto di nostalgia, ma un invito a rendere la sua testimonianza forza viva di cambiamento, affinché il suo sacrificio diventi stimolo a costruire una società più giusta e solidale”.

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