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Omicidio avvocato Pagliuso a Lamezia Terme: chiesta conferma ergastolo per i presunti boss Scalise

Il sostituto procuratore generale Marisa Manzini ha chiesto la conferma dell’ergastolo per i presunti boss Pino e Luciano Scalise, padre e figlio, già condannati in primo grado quali mandanti dell’omicidio dell’avvocato Francesco Pagliuso avvenuto la sera del 9 agosto 2016 a Lamezia Terme. Il pg ha chiesto, inoltre, la condanna a sette anni per Andrea Scalzo (un ricalcolo della pena di otto anni e due mesi comminata in primo grado), e la conferma delle pene per Angelo Rotella, 8 anni e 4 mesi; Vincenzo Mario Domanico a 6 anni e 8 mesi di reclusione.

Il procedimento, denominato Reventinum, riguarda la faida che si è sviluppata tra i paesi situati sulle pendici del monte Reventino nel Lametino. Secondo l’accusa, come formulata dalla Dda di Catanzaro, gli Scalise, padre e figlio, “in concorso morale e materiale tra di loro, quali capi dell’omonima cosca ed in qualità di mandanti, e con il killer Marco Gallo deliberavano l’assassinio dell’avvocato Pagliuso, incaricando per la materiale esecuzione il loro sodale Marco Gallo, killer della cosca, che cagionava la morte dell’avvocato Pagliuso”, ucciso nel giardino dell’abitazione alla quale il legale aveva appena fatto ritorno.

Il delitto sarebbe stato commesso perché l’avvocato Pagliuso era ritenuto dagli Scalise responsabile di aver agevolato e favorito il rivale Domenico Mezzatesta, sia nel processo che vedeva quest’ultimo, insieme al figlio Giovanni imputati del duplice omicidio di Giovanni Vescio e Francesco Iannazzo, sia nel periodo della latitanza di Domenico Mezzatesta.

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