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Pnrr e agroalimentare, Rota (Fai-Cisl): “Senza tute verdi, muoiono i territori e scompaiono i borghi”

“Il Pnrr è un’opportunità irripetibile, per il primario sono state stanziate tante risorse: penso al miliardo e mezzo destinato all’agrisolare, ai 500 milioni, di cui il 40% riservato al Sud, per la logistica e la competitività delle filiere, ad altri 500 milioni per l’innovazione e la meccanizzazione, ma anche 880 milioni destinati al miglioramento del sistema irriguo, ma la vera sfida è valorizzare queste risorse creando nuova e migliore occupazione. Le ‘tute verdi’, cioè i lavoratori dell’agroalimentare, dei consorzi di bonifica, i forestali, devono essere al centro della crescita: dove mancano questi lavoratori, muoiono i territori e scompaiono i borghi”.

Lo afferma il Segretario Generale della Fai-Cisl nazionale Onofrio Rota in un’intervista pubblicata oggi sulla Gazzetta del Mezzogiorno in occasione di alcune iniziative in Basilicata organizzate dalla Federazione agroalimentare con la Cisl lucana.

“La nuova Pac – afferma il sindacalista – prevede la condizionalità sociale, per cui i finanziamenti sono vincolati anche al rispetto dei contratti e dei lavoratori, sembra un principio scontato invece finora non era previsto. La condizionalità è prevista dal primo gennaio di quest’anno, stiamo chiedendo al Ministro Lollobrigida, che ha firmato anche un apposito decreto interministeriale, di rendere chiaro il quadro delle sanzioni alle imprese che non rispettano le regole. Questo consentirà di colmare in parte anche i divari causati da lavoro nero e illegalità”.

Nell’intervista il leader della Fai-Cisl ricorda anche la lotta al caporalato e la campagna del sindacato ‘Mai più ghetti’: “Stiamo incalzando governo e parlamento su alcuni punti chiave per superare la vergogna nazionale delle baraccopoli: bisogna riformare i permessi di soggiorno, incrementare le buone pratiche con alloggi e trasporti garantiti per i braccianti, valorizzare gli enti bilaterali territoriali per incrociare domanda e offerta di manodopera. Con il nostro atlante dei ghetti abbiamo mappato il territorio nazionale, e anche il Ministero del Lavoro ha censito 150 insediamenti con oltre 10 mila braccianti immigrati. Il fenomeno è in tutte le regioni ma nel Sud si è radicato in maniera particolare, specialmente in Puglia e Sicilia. In Basilicata, su 91 comuni interpellati dal Ministero, 29 hanno segnalato la presenza di lavoratori immigrati nell’agroalimentare, sia stanziali che temporanei, e 7 comuni della provincia di Potenza hanno segnalato di aver attivato alloggi formali per i braccianti. Sono buone pratiche – ha detto Rota – ma probabilmente la presenza di manodopera immigrata è sottostimata, per questo con il nostro camper delle ‘tutele in movimento’ stiamo migliorando il presidio del territorio”.

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