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Reperti archeologici di epoca romana scoperti a Vibo Valentia

La Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la citta’ metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia, di concerto con l’amministrazione comunale del capoluogo, comunica la scoperta di importanti testimonianze archeologiche, riferibili alle fasi di frequentazione romana della citta’ di Vibo Valentia, nel quartiere di S. Aloe, all’interno del Parco Archeologico Urbano. Si tratta dei lavori di adeguamento sismico che hanno interessato la scuola “P.E. Murmura”, condotti con la supervisione della Soprintendenza, sotto il coordinamento scientifico del funzionario archeologo Michele Mazza.

Durante le operazioni di scavo, che si sono da poco concluse, e che hanno interessato i livelli di fondazione dell’edifico, sono stati esplorati trentadue vani al piano terra. Al di sotto del piano pavimentale, sono stati portati alla luce dei significativi riempimenti di terra, risparmiati dai cavi di fondazione dell’edificio, che in alcuni casi, hanno mantenuto intatta la stratigrafia archeologica dell’area.

Di notevole interesse – fa sapere la sovrintedenza – sono risultati tredici di questi vani, che hanno restituito una gran quantita’ di reperti e manufatti murari. Le indagini hanno rivelato resti di strutture attribuibili sia a domus (abitazioni private) che ad edifici di probabile destinazione pubblica, facenti parte di un importante settore urbano del Municipium di Vibo Valentia.

Tra questi, di particolare importanza, risultano le strutture pertinenti ad un complesso termale, e nello specifico, ad una grande vasca per il bagno, forse una natatio (piscina).

Questa era rivestita da preziosi marmi colorati, ed inserita all’interno di un ambiente monumentale decorato da nicchie, colonne e statue in marmo, all’interno di uno strato di crollo, sul piano pavimentale. Dal vano provengono i reperti piu’ significativi, di recente trasferiti nel Museo Archeologico Nazionale “Vito Capialbi” di Vibo Valentia, tra i quali spicca una pregevole statua in marmo della dea Artemide, gia’ inserita all’interno di un percorso museale inaugurato pochi mesi fa.

La stratigrafia indagata, i materiali raccolti e le tecniche murarie utilizzate permettono di datare le scoperte a un periodo compreso tra la tarda eta’ repubblicana (II-I secolo a.C.) e quella imperiale (II-III secolo d.C.). I ritrovamenti sono localizzati in prossimita’ delle domus e degli edifici termali, noti per i mosaici scoperti a partire dagli anni ’70 del secolo scorso.

L’orientamento delle strutture rinvenute all’interno della scuola coincide con quello delle strutture gia’ conosciute, trattandosi, verosimilmente, di una naturale prosecuzione del quartiere pubblico/residenziale gia’ parzialmente indagato. Queste scoperte – si tiene a far sapere – sono il risultato della stretta collaborazione tra la Soprintendenza e l’Amministrazione Comunale, che da anni caratterizza l’attivita’ di tutela sul territorio.

Una sinergia che ha permesso di condurre i lavori senza interruzioni, riuscendo a conciliare le esigenze di adeguamento strutturale dell’edificio scolastico con la tutela e la conservazione dei beni archeologici rinvenuti.

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