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Festival d’Autunno, una “Carmen” intima e travolgente conquista il pubblico

Quando l’opera dialoga con il jazz, nasce un incontro sorprendente, capace di rinnovare i linguaggi della scena. Ieri sera, nel suggestivo scenario del Castello Normanno di Squillace, la Carmen di Bizet ha preso nuova vita, capace di attraversare epoche e linguaggi, attraverso una rilettura intensa e originale firmata da Alessandro Meacci ed Erica Salbego.
La serata — prima delle due in programma per Carmen Jazz Fantasy — si inserisce nella Summer Edition della XXII edizione del Festival d’Autunno, ideato e diretto da Antonietta Santacroce. Un viaggio emotivo in cui il lavoro del compositore francese è stato contaminato, reinventato e, infine, riscoperto nella sua essenza più autentica.
Con questa produzione originale in prima nazionale, il Festival celebra in modo unico e originale i 150 anni dalla morte di Bizet e i 150 anni di Carmen, emblema di libertà, passione e ribellione femminile. Con questo lavoro, il Festival d’Autunno non rende soltanto omaggio all’Autore e alla sua opera più celebre, ma ne rinnova il significato, trasformandola in un manifesto contemporaneo. Carmen, figura indomita e fuori dagli schemi, torna a vivere attraverso linguaggi nuovi, contaminati, capaci di parlare al presente con forza e poesia.
Nel cuore della Carmen Jazz Fantasy, l’interpretazione di Erica Salbego ha tracciato un ponte emotivo tra due figure femminili lontane nel tempo e nello spazio: Carmen, l’eroina gitana di Bizet, e Leanca, la violinista zingara protagonista del film russo I Lautari. Entrambe incarnano la libertà, la passione e la sfida alle convenzioni. La protagonista di Bizet seduce e sfugge, Leanca incanta e resiste. Due donne che non si lasciano definire, ma che si raccontano attraverso il suono.
La rilettura jazzistica ha amplificato questo dialogo invisibile: le esecuzioni e le improvvisazioni ai sassofoni di Francesco Salime e le tessiture pianistiche di Alessandro Meacci hanno dato voce a un’identità femminile che non si piega, ma si reinventa. Le due donne si riflettono l’una dell’altra, unite da un destino che vive tra le frasi musicali, tra le pause e tra le tensioni armoniche.
Non è solo contaminazione di linguaggi, ma un atto poetico: un incontro tra mito e memoria, tra opera e cinema, tra Occidente e Oriente. Un invito a guardare oltre la trama, oltre il tempo, per ascoltare ciò che resta: il canto libero di chi sceglie sé stessa.
La semplicità della struttura musicale — sax, pianoforte e, in alcune occasioni, batteria — ha conferito alla performance un carattere raccolto e intenso. L’essenzialità degli strumenti ha permesso di mettere in risalto ogni sfumatura interpretativa, creando uno spazio sonoro intimo, dove la narrazione della Salbego, ha amplificato la forza emotiva di ogni intervento musicale.
Ogni nota emessa da Francesco Salime è sembrata emergere da un luogo segreto, condiviso solo tra interpreti e pubblico. L’esecuzione di brani come Habanera, Près des remparts de Séville, Chanson bohème, La fleur que tu m’avais jetée ha rivelato una Carmen profonda e viscerale, spogliata della sua veste operistica, assumendo sonorità nuove, più essenziali e umane.
Accanto a lui, il pianoforte di Meacci non ha semplicemente accompagnato: ha dialogato, ha suggerito. Con tocco raffinato e sensibilità interpretativa, ha saputo ‘scolpire’ ogni melodia, creando spazi in cui le sue armonie, ora vellutate ora taglienti, hanno fatto da contrappunto ideale al sax, elevando l’intera performance a un livello quasi teatrale, dove ogni gesto sonoro sembrava parte di una drammaturgia invisibile.
Insieme, Alessandro Meacci, Francesco Salime ed Erica Salbego hanno trasformato la scena in un luogo di evocazione, dove Carmen non era più solo un personaggio, ma un’emozione condivisa con il pubblico.
Mentre le ultime note si spegnevano nell’aria, restava una domanda sospesa, urgente, che Carmen Jazz Fantasy ha saputo evocare senza proclami: Che cos’è davvero l’amore?
«Amore non vuol dire violenza. È, invece, la parte più intima di noi, che si apre a qualcosa di simbiotico, di passionale, di enorme. L’amore è stupore. La morte è morte, è sangue. L’amore è meraviglia», ha declamato Erica Salbego.
In un tempo in cui troppe donne vengono uccise in nome di un amore malato, questa Carmen ci ricorda che la libertà non è peccato, ma diritto. Che l’amore non possiede, non punisce, non uccide. È musica, è scelta, è vita.
Al termine dell’esecuzione, un lungo e sentito applauso ha avvolto i tre interpreti come un abbraccio collettivo: non solo un riconoscimento tecnico, ma un tributo affettuoso alla bellezza, alla passione e alla verità che avevano saputo donare. In quel momento, il confine tra palco e platea si è dissolto, lasciando spazio a una comunione silenziosa e profonda.
Questa sera, alle ore 22, nel Palazzo Mazza di Borgia, la seconda serata si preannuncia altrettanto intensa: un nuovo viaggio, nuove emozioni, con la certezza che, ancora una volta, sarà la musica a dire ciò che le parole non possono.
È possibile acquistare i biglietti di Carmen Jazz Fantasy sul sito www.festivaldautunno.com, su TicketOne e direttamente alla biglietteria dello spettacolo. Per ulteriori informazioni è possibile contattare il numero 351.7976071 o scrivere alla mail info@festivaldautunno.com
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