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Potere al Popolo Calabria: “All’Asp di Vibo Valentia ieri eroi, oggi licenziati”

“Prima al centro dell’attenzione, ora licenziati. Ma sono gli stessi professionisti che hanno salvato migliaia di vite umane, che hanno fatto da “ponte”, infaticabili, tra le famiglie e i loro cari ricoverati in ospedale, ci riferiamo agli operatori sanitari della pandemia Covid-19.
Questo accade in Calabria e più precisamente all’ASP di Vibo Valentia. Infatti, la commissione straordinaria che gestisce l’ASP, il 30 dicembre 2024, ad un solo giorno dalla scadenza dei contratti di lavoro, decide di non rinnovare il contratto a 25 Infermieri e 16 OSS, condannandoli alla disoccupazione dopo più di tre anni di lavoro compiuti nelle Unità Operative degli ospedali e sulle ambulanze della provincia di Vibo Valentia.
Dopo la trattativa svoltasi il 31 dicembre all’Asp di Vibo Valentia, che aveva sancito la proroga dei contratti per altri due mesi, oggi la stessa Azienda decide il rinnovo contrattuale solamente per 4 oss e 13 infermieri, senza stabilire alcun criterio con il quale determinare continua a lavorare e chi no.
Una decisione sprezzante, perché non tiene conto della dignità della persona e delle norme di legge che danno a questi lavoratori il diritto alla stabilizzazione.
Questo è il risultato del sotto-finanziamento reale del Servizio Sanitario Nazionale, della crescita delle diseguaglianze, della costante privatizzazione, dell’esclusione di milioni di cittadini e cittadine dalle cure e in fin dei conti dello sconquasso della sanità pubblica.
Nella recente legge finanziaria approvata dalla maggioranza che sostiene il governo Meloni c’è il bluff sugli “stanziamenti record”, e ci sono i tagli del governo sulla sanità pubblica. L’incremento nominale degli stanziamenti (meno di 2,3 miliardi di euro) coprirà a malapena l’aumento della spesa per il personale (il rinnovo dei contratti di medici, infermieri e altro personale scaduti da anni). Ma quell’incremento non coprirà affatto l’aumento dei costi di gestione, dall’aumento dei costi energetici all’aumento dei prezzi dei farmaci e tanto meno l’incremento registrato negli ultimi anni nel mondo degli appalti, specie quelli edilizi e impiantistici.
Quello che conta non è la cifra nominale, ma la percentuale della ricchezza prodotta destinata alla salute e alla sanità, allo stato sociale in genere, invece che alle continue sovvenzioni alla grande industria privata, alle grandi opere nocive e all’industria delle armi. Ed allora vediamo questi conti con le loro grandezze reali: ● la spesa sanitaria sul PIL scende al 6,3%: prima della pandemia (2019) era al 6,4%. ● Nel 2022 era al 6,8%. La media OCSE è del 7%. ● Al sistema pubblico italiano mancano, rispetto alla media OCSE, quasi 900 euro per ogni abitante. Una cifra enorme.
In questo sconquasso la Calabria rimane sempre più relegata agli ultimi posti per qualità dell’offerta sanitaria (migrazione sanitarie fuori regione per farsi curare, posti lesto per abitanti, lunghissime liste d’attesa per ottenere una visita o un intervento chirurgico) a conferma, purtroppo, del disastro perpetrato a danno dei cittadini dalle politiche dei tagli operati da tutti i governi, sia di centrodestra che di centrosinistra, degli ultimi 30 anni, tanto da negare quel fondamentale diritto dell’individuo che è la tutela della salute.
Ma la vicenda vibonese, vogliamo sottolinearlo con forza, è il risultato di scelte operate dai governi nazionali, fatte proprie da tutte le giunte regionali, compresa quella presieduta da Occhiuto.
Ci riferiamo al metodo di calcolo del fabbisogno di personale e dei piani assunzionali, il cosiddetto “metodo AGENAS”. In sostanza, questo metodo è governato da un algoritmo che determina un calcolo al ribasso del fabbisogno di personale pregiudicando ogni forma di rilancio del Servizio Sanitario Nazionale. Un algoritmo che rappresenta l’ennesima bufala per nascondere i vincoli di compatibilità di finanza pubblica. Infatti, i dati con cui nutriamo l’algoritmo è il famigerato DM 70 del 2015, tristemente noto come Decreto Balduzzi, che ha provocato in Italia la soppressione di circa 50.000 posti letto, la chiusura di 150 ospedali e il calo di circa due milioni e mezzo di ricoveri.
Lo scorso mese di luglio Occhiuto strombazzava ai quattro venti assunzioni di personale nel Servizio Sanitario Regionale di 2.115 unità e più di 5.500 in 3 anni.
L’amara e cruda realtà è quella dei lavoratori dell’ASP di Vibo Valentia e dei tanti esuberi delle altre Aziende Sanitarie della Calabria.
Noi siamo e saremo al fianco di tutti i lavoratori che lottano per il lavoro, la dignità e il diritto costituzionale alla tutela della salute”.

Così in una nota di Potere al Popolo Calabria.

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