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‘Ndrangheta, la Dia accende i fari sulle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026: “Prevenire infiltrazioni in appalti”

Il Veneto “potrebbe rappresentare terreno fertile per la criminalità mafiosa e affaristica, allo scopo di estendere i propri interessi e infiltrarsi nei canali dell’economia legale tanto attraverso complesse attività di riciclaggio e reimpiego di capitali illecitamente accumulati, quanto nella gestione delle risorse pubbliche”. Il quadro emerge nella relazione al Parlamento della Direzione investigativa antimafia per il II semestre 2021.

“Particolare attenzione – precisa la Dia – per la prevenzione di probabili tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata in quest’ultimo settore richiederanno anche i prossimi Giochi olimpici e paralimpici di Milano e Cortina del 2026“.

La Direzione antimafia ricorda inoltre, per il Veneto, alcune operazioni contro la ‘ndrangheta da cui è emerso come sia orientata a dominare il traffico/spaccio di stupefacenti, le estorsioni, il riciclaggio e il reinvestimento di capitali. Anche la criminalità campana “ha fatto rilevare, nel corso degli anni, la propria operatività sul territorio soprattutto nel settore degli stupefacenti e nel riciclaggio”. A Verona viene ricordata la presenza di una cellula del clan Di Cosola di Bari, attiva nel traffico di droga. Per Cosa Nostra viene segnalata “la presenza di soggetti collegati a famiglie siciliane che riciclavano capitali attraverso investimenti immobiliari soprattutto a Venezia”.

La relazione della Dia cita anche un passaggio della sentenza di secondo grado del processo Geenna, su una ‘locale’ di ‘Ndrangheta ad Aosta.

“La lettura del giudicato di secondo grado – si legge nel documento – consente di rilevare come il gruppo criminale in questione sia ‘…oggettivamente collegato con la ‘casa madre’ attraverso due autorevoli rappresentanti della nota ndrina Nirta-Scalzone…’, sottolineandone inoltre ‘…l’attivita’ di illecita interferenza con le libere attività negoziali degli appartenenti alla comunita’ calabrese (o comunque svolte da soggetti intorno ad essa gravitanti) come anche nel dirimere questioni che richiederebbero l’intervento delle pubbliche Autorita’, nel servirsi del ‘metodo mafioso’ cosi’ come inteso sulla scorta della consolidata opera interpretativa della giurisprudenza. Una capacita’ intimidatrice, dunque, effettivamente ‘espressa’, nonche’…’attuale, effettiva ed obiettivamente riscontrabile’ seppure, come ancora una volta il caso di specie documenta, non necessariamente manifestata nel controllo integrale di una determinata area territoriale, ne’ estrinsecata attraverso atti di violenza o comunque clamorosi…”. Il 19 luglio 2021 la Corte d’appello di Torino aveva inflitto 15 condanne al termine dei due filoni del processo nato dall’inchiesta di Dda di Torino e carabinieri del Ros e del Gruppo Aosta sulle infiltrazioni della ‘Ndrangheta nella regione alpina.

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