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Il Comune di San Fili (CS) ricorda Paolo Borsellino e gli agenti della scorta

Il 19 luglio 1992, alle ore 16:59, in via d’Amelio, venne fatta detonare una Fiat 126 contenente 90 chilogrammi di tritolo, provocando una strage in cui persero la vita il Giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, le cui storie sono state narrate dal Questore di Cosenza, Michele Maria Spina.

Fu un attentato di stampo mafioso, i cui mandanti, però, furono “altri”, come anticipato dallo stesso Giudice Borsellino, consapevole, fin dalla morte del Giudice Falcone, il 23 maggio 1992, di essere un “morto che cammina”.

Le parole del Giudice continuano ad interrogarci e a dividere ma, il fatto che la sua figura e la sua opera, ancora oggi, a trentuno anni dalla strage di via d’Amelio, suscitano dibattito, testimonia soltanto della forza dirompente che quella stagione continua a esercitare nella società civile.

La figura di Borsellino, più di quella di Falcone, fu oltraggiata: da vivo, prima tacciandolo di essere fascista poi non riconoscendogli la competenza ad indagare sulla morte di Falcone e, ancora, non informandolo dell’attentato che stavano ordendo nei suoi confronti e abbandonandolo al suo destino, con un sistema di protezione ridicolo; da morto, prima sottraendo – sul luogo dell’attentato – l’agenda rossa su cui appuntava importanti informazioni sulle sue indagini, poi imbastendo una serie di depistaggi che hanno impedito di far luce sulla strage fino al pentimento del reale esecutore dell’omicidio. Così, Arcangelo Badolati, scrittore, giornalista, caposervizio del quotidiano Gazzetta del Sud, ideatore e moderatore dell’evento, ha introdotto e ricordato la figura di uno dei volti più importanti della lotta alla mafia: “l’incarnazione del magistrato così come descritto dalla Costituzione Italiana”, fa eco il Pubblico Ministero della DDA di Catanzaro, Alessandro Riello.

L’incontro, volto a sensibilizzare tutti, ed in particolar modo le nuove generazioni, ai valori di legalità e giustizia, tende a smuovere la coscienza sociale sopita – come ammonisce il Prof. Ercole Giap Parini, Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Unical – e sfiduciata nei confronti delle istituzioni civili e religiose. Per queste ragioni, l’Arcivescovo Metropolita di Cosenza-Bisignano, Monsignor Giovanni Checchinato, esorta la Chiesa, intesa come tutta la comunità cristiana, ad un impegno concreto e quotidiano per rinunciare alla mafia, prima in sé stessi e poi combatterla negli altri, come si legge nel Diario di Rita Atria, di cui Marianna Esposito (Teatro Rossosimona) ha letto qualche frammento.

L’incontro è stato un racconto composto da frammenti di ricordi, emozioni ancora vive, conquiste e speranze, che dedichiamo a chi ha lottato e lotta ancora per l’affermazione della giustizia e per dare dignità al nostro futuro, come il Presidio Libera Cosenza “Sergio Cosmai”, rappresentato da Franca Ferrami. “L’eredità dei giusti” è un rito laico di condivisione umana – chiosa la Sindaca, Linda Cribari.

Si ringraziano: il Maresciallo Rocco Salerno, Comandante della Stazione Carabinieri di San Fili e al Maresciallo Mauro Bernardini; il Corpo di Polizia Municipale e gli Agenti Gianfranco Chiappetta e Michele Arturi; i Consiglieri Comunali; Lindo Nudo, Direttore della Compagnia Teatro Rossosimona; i Rappresentanti delle Associazioni; il Parroco Don Francesco Perrone; tutte le autorità intervenute.

La serata si è conclusa con il concerto del Duo Jazz Marco Greco Sara Rotella, artisti raffinati di pregevole bravura.

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