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L’intervento a Villa San Giovanni di Sandro Ruotolo al termine del corteo ‘No Ponte’: “Un vero e proprio manifesto politico per Villa, per Reggio, per la Calabria, per il Sud”

“Qui a Villa San Giovanni si sta consumando uno dei passaggi più opachi della storia della Repubblica.
Le carte sono tutte sbagliate, i rilievi dei tecnici del Ministero dell’Ambiente dicono che ci sono almeno duecento punti critici nel progetto, i tempi dei lavori vengono rinviati sine die, ma Salvini continua ostinatamente a fare propaganda e annunciare che il Ponte si farà.
Noi siamo qui per ribadire che no, Salvini il ponte non lo farà e vincerà la mobilitazione di migliaia di cittadini che chiedono un’Italia più moderna e più giusta.
Un ponte voluto nella preistoria: parliamo dell’Italia berlusconiana delle grandi opere, delle tangenti e della corruzione, di quel ministro Lunardi che diceva che con la mafia bisognava convivere e che oggi ci ritroviamo a fare il consulente del ministro Salvini.
Sono sempre gli stessi, quelli della scarpa prima del voto, quelli delle grandi opere incompiute e mal funzionanti, quelli che dietro la retorica dell’inefficenza nascondono la grammatica degli affari.
Non  solo il Ponte non migliorerà la mobilità tra le due sponde ma assorbirà risorse che dovrebbero essere investite invece le infrastrutture di Calabria e Sicilia.
Servono 1,7 miliardi per il trasporto pubblico locale: una cifra enorme per ammodernare i treni dei pendolari e gli autobus, collegare le aree interne con le aree urbane, accorciare la distanza tra nord e sud del paese.
Questo governo ha già sottratto molti progetti al mezzogiorno d’Italia, svilendo il significato più autentico del Pnrr. Ridurre le fratture, le diseguaglianze: tra generi, generazioni e territori.
Questo non è il momento di buttare soldi per nuove infrastrutture megagalattiche che non si faranno mai e non sono quelle che di cui ha bisogno il Mezzogiorno:
Assetto idrogeologico, riduzione del rischio sismico, infrastrutture. Questo serve: Formazione-lavoro per la nostra meglio gioventù che è costretta ad emigrare.
La Calabria registra il più alto tasso di migrazione sanitaria verso le altre regioni, il 14 per cento dei calabresi rinuncia alle cure, il tasso di mortalità infantile è di 1,8 decessi ogni 1000 nati vivi in Toscana, in Calabria siamo a 3,9. Si muore il 5 per cento in più per malattie croniche.
800 mila, ottocentomila giovani, negli ultimi 20 anni hanno dovuto lasciare il mezzogiorno. Questo governo si è accorto che il Sud si sta svuotando?
Sarebbe una cattedrale nel deserto della mobilità di Calabria e Sicilia e non rappresenta una priorità per queste due regioni.
In Sicilia (85%) e in Calabria (70%) le ferrovie sono a binario unico e la metà delle ferrovie non elettrificata.
Come certificato ormai la presenza del ponte sarebbe un muro, un muro per le grandi navi soprattutto quelle del trasporto merci che non potrebbero utilizzare quel passaggio, arrecando danni sul piano economico a larga parte dell’economia calabrese, a partire dal porto di Gioia Tauro.
Ma di che stiamo parlando allora?
Quanti studi di settore, rapporti e moniti dall’Europa serviranno per fargli capire che se non cresce il Mezzogiorno non crescerà l’Italia?
E noi abbiamo un governo che approva un’opera costosissima,  dal devastante impatto ambientale e pericolosa, dato che l’intera zona è ad elevato rischio sismico.
CI sono altre opere che servono subito alle nostre terre, il raddoppio della rete ferroviaria, le strade, i tubi dell’acqua. Si avete capito bene. Abbiamo una rete idrica che fa acqua da tutte le parti. Abbiamo letto sgomenti sui giornali che in Sicilia ci sono 39 comuni dove l’acqua è razionata. Nel terzo millennio. E’ inaccettabile. Abbiamo una rete idrica in queste due regioni che perde fino al 70 per cento contro una media nazionale del 28%.
Il Mezzogiorno è oggi la vetrina delle diseguaglianze più macroscopiche del Paese.
Bisogna essere ciechi per non vederle queste disuguaglianze.
Guardiamo la curva dei salari: il nostro paese è quello dove in dieci anni il potere d’acquisto è sceso in maniera drammatica. I salari sono rimasti fermi, mentre in Germania e Francia crescevano.
E questo Governo continua a ad avere la faccia tosta di negare un salario minimo legale a 4 milioni di lavoratori poveri!
Nel sud il messaggio negativo è doppio: no al salario minimo e abolizione del reddito di cittadinanza: significa negare la povertà, dopo che hanno negato i vaccini e i cambiamenti climatici.
Bisogna avere molto coraggio per pensare che queste terre abbiano bisogno di un  Ponte e non semplicemente di servizi efficienti, di infrastrutture e opportunità di lavoro, di volere un futuro al pari di chi vive nel centro e nel Nord del nostro Paese.
Sono incredibili questi ministri leghisti.
Hanno prima deciso di fare il Ponte e solo dopo ci si è domandati se conveniva. E no, non conviene. Non è solo una questione di priorità. Non conviene. Tutte le previsioni di 20 anni fa si sono rivelate errate ed i costi nel tempo sono lievitati enormemente.
Siamo qui, come Partito Democratico, a dire forte e chiaro che ci batteremo insieme a voi, in parlamento e nel Paese,  contro il Ponte sullo stretto di Messina, contro il decreto voluto dal ministro delle infrastrutture Matteo Salvini.
Si parla di spendere 15 miliardi in un paese che investe per l’acqua solo  39 euro per abitante rispetto a una media degli altri Paesi europei di 90 euro.
E cercano di sferrare il colpo definitivo con l’autonomia differenziata, venduto come volano di sviluppo.
decidono di fare questa legge dentro uno scambio scellerato con la Meloni con il premierato.
Uno stato arlecchino guidato da un capo assoluto!
Ma il colpo di grazia sarà sulla formazione, sulla salute, sui trasporti, sull’energia: allargheranno le differenze, andranno in contrapposizione con la nostra Costituzione che non dice soltanto che la Repubblica è una e indivisibile, ma anche che il suo compito principale è “rimuovere gli ostacoli” per la piena realizzazione di ogni singolo cittadino.
La costituzione combatte le diseguaglianze, l’autonomia differenziata le moltiplica!
Questo governo ci ha fatto capire una sola cosa: che ogni volta c’è da scegliere al Sud, è sempre contro il Sud. Ed è così anche con il Ponte,  una mega opera che guarda al passato. Altro che futuro.
E che ha già arricchito le tasche di consulenti e caste varie per decine e decine di milioni di euro.
Quasi tutti del nord!
Un’opera di cui il Paese non sente affatto il bisogno. E che però dovrà pagare, perché a noi toccherà pagarlo. Non lo finanzierà l’Europa.
Al ministro Salvini vogliamo solo ricordare che in Calabria 686 chilometri di rete sono a binario unico (il 69,6%) mentre in Sicilia 1.267 chilometri sono a binario unico (l’85%). Ministro Salvini lo sa che l’età media dei convogli siciliani è di oltre 21 anni contro la media di 12 anni al Nord?
Altro che campata unica, torri, corsie stradali e binari. Abbiamo bisogno di ben altro. Abbiamo ancora i binari a senso unico e morti sul lavoro nelle ferrovie.
A chi serve il Ponte?
E’ vero, noi in Italia abbiamo le nostre facoltà di ingegneria che sono un fiore all’occhiello. Ma il rischio sismico tra Reggio Calabria e Messina è talmente elevato che è follia solo pensare al ponte. Pensiamo all’area sismica, a quel pezzo di penisola dove il terremoto disastroso del 1908 provocò più di 80 mila vittime.  Mettiamo in sicurezza gli edifici, le strade, riduciamo il rischio sismico e il rischio geologico.
Il governo Meloni pensa invece al ponte. E sono sempre i soliti noti.
Ha mille volte ragione don Ciotti: Il rischio è che il ponte non colleghi due coste ma colleghi due cosche.  Questo assolutamente non deve avvenire.
il rischio di infiltrazioni criminali negli appalti, nelle forniture, nelle consulenze non è scomparso.
Hanno eliminato i controlli di legalità anche per questo.
Ci sono tanti motivi, dunque, per essere qui con voi a manifestare contro il Ponte sullo Stretto: un progetto anacronistico, costoso e dannoso.
Bisogna invece approvare una legge sul clima e sul consumo del suolo zero.
Perciò vi ripetiamo: questo ponte non s’ha da fare.”
Lo afferma in una nota Sandro Ruotolo.
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